Quarta ondata, Matteo Bassetti: «Il picco arriverà a metà dicembre»

Quarta ondata, Matteo Bassetti: «Il picco arriverà a metà dicembre»
di Lorenzo Calò
Mercoledì 1 Dicembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 2 Dicembre, 09:04
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Professor Matteo Bassetti, direttore di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, davvero la variante Omicron fa così paura?
«In primo luogo va chiarito un aspetto. La variante Omicron rappresenta una brutta pagina della comunicazione sull'emergenza Covid. L'intera vicenda è deflagrata prima sui media e poi a livello scientifico provocando un clima allarmistico dal quale sono scaturiti il crollo delle borse e una chiusura netta nei confronti di un Paese, come il Sudafrica, da sempre molto attento a contenere l'epidemia. Detto questo, dai dati finora emersi, questa variante Omicron è molto meno preoccupante di quanto sembrasse la settimana scorsa».

Colpa dei media, della superficialità di alcuni organi scientifici o della paura dei governi nazionali?
«Quello che è certo, è che è stata fatta una comunicazione terroristica e scellerata probabilmente alimentata da chi aveva interesse a indebolire la campagna vaccinale e che invece, oggi, dati alla mano, deve ammettere che probabilmente l'elevato clamore sulla variante Omicron rappresenterà la migliore pubblicità per i vaccini, visto che la copertura vaccinale sembra tenere».

Ma a non tenere è la crescita dei contagi: i dati sulla diffusione del virus peggiorano in particolare in alcune Regioni...
«Anche qui occorre cautela senza essere allarmisti o catastrofisti.

La crescita dei contagi non è a livello esponenziale come nella prima, seconda e terza ondata. È molto probabile che il picco di questa ondata ci sarà fra le prossime due-tre settimane, a metà dicembre, poi comincerà la fase discendente».

Dunque, salveremo il Natale?
«Non capisco tutta questa psicosi sul Natale. Sarà un Natale normale e anche quelle Regioni che dovessero trovarsi in giallo, osserveranno qualche piccola limitazione. In questo molto utile sarà il Super Green pass».

Lo ritiene uno strumento utile per incentivare le vaccinazioni?
«Dobbiamo necessariamente innalzare la soglia giornaliera delle vaccinazioni, insistere sulle prime dosi per chi è ancora resistente a vaccinarsi e poi spingere sulle terze».

Il commissario Figliuolo ha appena diramato un piano per le Regioni fissando gli obiettivi per dicembre...
«Dobbiamo arrivare in tre settimane a un milione di nuove dosi di vaccino somministrate. Così sarà più facile raggiungere la copertura del 90 per cento della popolazione».

Poi, verosimilmente, dal 23 dicembre, toccherà anche agli under 12. È d'accordo sul vaccino in fascia pediatrica?
«Ragionevolmente si comincerà a vaccinare gli under 12 da inizio 2022. È una grande opportunità che viene offerta alle famiglie, bisogna fare in modo che si convincano sull'importanza di proteggere i propri figli».

L'altro giorno il professor Locatelli non ha escluso l'eventualità anche di una quarta dose. Saremo costretti a fare sempre richiami?
«È probabile che nel 2022 dovremo fare una quarta dose. La terza dose, in effetti, serve a completare il primo ciclo vaccinale, la quarta ci proteggerà in maniera forte contro le varianti. Però, insomma, vedremo tempi e modalità...».

I leader mondiali della sanità pubblica hanno chiesto la sospensione dei brevetti per i vaccini anti Covid: non c'è posto per il protezionismo commerciale di fronte a questa catastrofe umanitaria. È d'accordo?
«Con tutto quello che le grandi multinazionali hanno guadagnato... Le dico qual è la mia proposta».

Prego.
«I vaccini all'Africa vanno regalati. E non solo i vaccini ma anche gli strumenti per poterli somministrare perché è inutile fornire solo il farmaco e non garantire le strumentazioni o il personale qualificato per poterlo somministrare. È una questione di realismo, strategia e intelligenza: se non vacciniamo l'Africa il virus che noi cacciamo dalla porta ci rientra dalla finestra».

Pensa che sarà così facile?
«Glielo dico da liberale: per ogni vaccino venduto in Usa e in Europa ne va regalato uno all'Africa».

Lei prima ha parlato di confusione comunicativa. Nel comparto scuola dal Ministero arriva una circolare al giorno: presidi e docenti si orientano con difficoltà, qualcuno chiede di tornare alla Dad...
«E sarebbe un errore clamoroso. I dati hanno detto che questa misura non ha funzionato. La Dad va utilizzata solo in casi di estremo pericolo e per ragioni di contenimento. Chi continua a proporre soluzioni di questo tipo è completamente fuori dal tempo». 

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