Dobbiamo ancora partire con la somministrazione della terza dose e già si parla della quarta. Sì, perché all'orizzonte si prepara un doppio scenario: un intervento rapido, utilizzando gli stessi tipi di vaccini mRna (Pfizer e Moderna) per rinforzare la protezione dei fragili e degli operatori sanitari che furono immunizzati a gennaio o febbraio, per i quali potrebbe esserci in corso un decadimento dello scudo; un'altra azione, a medio termine, con un vaccino modificato, più adatto a fermare le varianti.
«Per questo ha senso ipotizzare una quarta dose con un vaccino adattato, sul quale stanno lavorando le case farmaceutiche - spiega il professor Massimo Ciccozzi, direttore dell'Unità di Statistica medica ed epidemiologia dell'Università Campus Bio-Medico di Roma - I vaccini attuali, ormai lo abbiamo capito, ci forniscono una buona protezione, ma sono stati sviluppati sul ceppo di Wuhan, che di fatto non esiste più. All'orizzonte, oltre alla Delta che ormai è dominante, appaiono altre varianti, come la Lambda, sviluppatasi in Perù, che potrebbero avere una maggiore capacità di aggirare il vaccino. Ha senso continuare a rifornirsi di dosi, puntando su prodotti che siano stati modificati per fermare le varianti. Possiamo gestire questa situazione: sappiamo che Sars-CoV-2 non sarà eradicato, però possiamo renderlo sempre meno pericoloso grazie ai vaccini». Ieri in una intervista a La Stampa, il professor Giorgio Rasi, consulente del generale Francesco Figliuolo, commissario per l'emergenza, ha spiegato: «Sulla terza dose per tutti sarebbe utile un intervento dell'Ema - l'agenzia europea del farmaco - anche per evitare che si faccia una versione non aggiornata mentre arrivano nuove varianti pericolose».
Ma proprio un mese fa è giunto un altro annuncio da parte della Commissione europea: «Abbiamo approvato il settimo accordo preliminare di acquisto (APA) con una società farmaceutica per garantire l'accesso a un potenziale vaccino contro la Covid-19 nel quarto trimestre del 2021 e nel 2022. Nel quadro di questo contratto, gli Stati membri potranno acquistare fino a 100 milioni di dosi del vaccino Novavax, dopo che l'Ema lo avrà esaminato e approvato dichiarandolo sicuro ed efficace, con un'opzione per ulteriori 100 milioni di dosi nel corso degli anni 2021, 2022 e 2023».
Per l'Italia, potenzialmente, significa altre 26 milioni di dosi di un vaccino sviluppato da un'azienda statunitense, differente da quelli a mRna. Aveva spiegato la commissaria europea per la Salute, Stella Kyriakides: «Il nuovo accordo con Novavax amplia il nostro portafoglio di vaccini per includervi un ulteriore vaccino proteico, una piattaforma tecnologica risultata promettente nelle sperimentazioni cliniche». «La strategia è proprio questa - commenta Ciccozzi - farsi trovare pronti con nuovi vaccini adattati alle varianti. Ecco perché si può parlare non solo di terza, ma anche di quarta dose».