Tumore al polmone, lo screening riduce il tasso di mortalità del 35%

Tumore al polmone, lo screening riduce il tasso di mortalità del 35%
Tumore al polmone, lo screening riduce il tasso di mortalità del 35%
Sabato 18 Settembre 2021, 15:43 - Ultimo agg. 16:26
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Tumore al polmone, un importante studio ha coinvolto quasi 4.000 persone tra i 50 e i 75 anni, tutte a rischio di sviluppare un tumore al polmone entro i successivi cinque anni. Il lavoro dello Uk Lung Cancer Screening Trial, pubblicato su The Lancet Regional Health (Europe). L'esito è che lo screening per il tumore al polmone su persone a rischio è in grado di ridurre significativamente il numero dei decessi. Lo studio ha testato l'effetto dello screening della tomografia computerizzata a basso dosaggio del torace su una popolazione di persone a rischio e sulla mortalità da carcinoma polmonare. Il risultato è stato un aumento del numero di diagnosi precoci, con una conseguente riduzione dei decessi del 35%.

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Lo studio è durato 7 anni

Tutti i partecipanti sono stati seguiti per i successivi sette anni, durante i quali sono stati diagnosticati 161 tumori, 86 dei quali erano riferibili alle persone che erano state sottoposte a screening e 75 al gruppo che non lo era stato.

Tra coloro ai quali era stato diagnosticato un tumore al polmone sono stati registrati meno decessi nel gruppo sottoposto a screening (30 contro 46), fornendo così ulteriori prove sull'efficacia delle attività di controllo sulla sopravvivenza. «In un momento in cui la diagnosi precoce e il trattamento del tumore al polmone stanno ancora risentendo negativamente dell'impatto che la pandemia da Covid-19 ha avuto sull'efficienza delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale, questo studio, insieme a molti altri, indica che la strada dello screening è quella più efficace e può salvare molte vite», commenta l'oncologo Gianfranco Buccheri, responsabile medico-scientifico di Alcase Italia Odv, associazione per la lotta del tumore al polmone.

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Nuovo studio su quello del rene

Una cura ora usata per il trattamento del tumore a cellule renali in stadio avanzato e per quello epatocellulare può essere utile contro una forma rara del tumore della tiroide. È quanto emerge dalla ricerca Cosmic-311 di Fase III presentata al Congresso 2021 di Esmo, la Società europea di medicina oncologica. A poco più di 10 mesi il cabozantinib ha continuato a dimostrare una sopravvivenza mediana libera da progressione del carcinoma differenziato della tiroide che non ha risposto alle cure al radioiodio, con una riduzione del rischio di avanzamento del cancro o di morte del 78% rispetto al placebo. Questa analisi è coerente con i dati dello studio presentato al Congresso annuale 2021 della American Society of Clinical Oncology (Asco) e pubblicato su The Lancet Oncology. I dati di efficacia e sicurezza dell'analisi dello studio Cosmic-311 sono alla base della richiesta di variazione sottoposta ad Ema, l'agenzia regolatoria europea per i medicinali, per un'estensione dell'indicazione di cabozantinib nel carcinoma differenziato della tiroide refrattario al radioiodio.

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