Tumori al seno, risparmiati 30 milioni
all'anno con i test genomici

Tumori al seno, risparmiati 30 milioni all'anno con i test genomici
Martedì 23 Marzo 2021, 12:58
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Il tumore della mammella è in assoluto la neoplasia più frequente in Italia. Nel 2020 sono stati stimati quasi 55mila nuovi casi (54.976). E sono 15mila le pazienti potenziali candidate ai test genomici, che consentono di prevedere il rischio di recidiva e, quindi, di escludere la chemioterapia in aggiunta alla terapia ormonale, evitando inutili tossicità a una percentuale consistente. Si stima infatti che ogni 12 mesi, nel nostro Paese, fino a 10.000 donne colpite da carcinoma della mammella ricevano la chemioterapia senza averne reale necessità.

I risparmi per il sistema sanitario possono raggiungere i 30 milioni di euro ogni anno con l’introduzione dei test genomici su tutto il territorio. Per sensibilizzare cittadini, pazienti, clinici e Istituzioni sul loro ruolo e sulla necessità di superare le attuali differenze territoriali, nasce il portale www.testgenomicitumoreseno.org, una vera e propria agorà in cui troveranno voce esperti e rappresentanti di pazienti attraverso talk show in diretta streaming e video-interviste. Il sito web è realizzato grazie al contributo incondizionato di Exact Sciences.

«Nello scorso dicembre, la Legge di Bilancio 2021 ha istituito un fondo di 20 milioni di euro per il rimborso diretto delle spese sostenute dagli ospedali per l’acquisto dei test genomici nelle donne con carcinoma mammario ormonoresponsivo in stadio precoce – spiega Francesco Cognetti, presidente di Fondazione Insieme contro il Cancro e di Foce (ConFederazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi) -.

A distanza di tre mesi, però manca ancora il decreto attuativo da parte del Ministero della Salute per sbloccare queste risorse. Garantire subito l’accesso ai test genomici su tutto il territorio è una battaglia di civiltà. Clinici e pazienti chiedono che venga emanato quanto prima il provvedimento. L’utilizzo appropriato dei test determina un duplice vantaggio, perché consente sia di evitare tossicità per un numero notevole di donne sia sprechi per il sistema sanitario. Per ogni paziente sottoposta al test e per cui risulta l’inappropriatezza del trattamento chemioterapico in seguito al risultato dell’esame, si risparmiano circa 3.000 euro dovuti ai costi diretti della chemioterapia evitata. Complessivamente, quindi, possono essere risparmiati 30 milioni di euro ogni anno nel nostro Paese».

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