Diagnosi di tumore in aumento, ma soltanto tra le donne. Le statistiche del 2020 parlano in totale di 377.000 persone a cui è stata riscontrata la patologia, ma se gli uomini sono stabili con 195mila diagnosi accertate, addirittura mille in meno rispetto all'anno scorso, il discorso è diverso per le donne. Queste ultime nel 2019, erano 175mila, adesso si è, invece, registrato un preoccupante balzo in avanti di circa 7mila pazienti, portando il contatotore a 182mila casi confermati. È quanto emerge dal rapporto "I numeri del cancro in Italia 2020" presentato oggi dall'istituto superiore di sanità.
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Nello specifico, il tumore più frequente nel 2020 è alla mammella, con 54.976 diagnosi e una percentuale del 14,6 sul totale.
Èd proprio questo dato ad aprire una speranza nella lotta contro il cancro, come conferma il ministro della Salute Roberto Speranza: «Il numero dei guariti serve a ribadire la qualità del nostro servizio sanitario. Naturalmente c'è ancora tanto da fare, ma rispetto a dieci anni fa sono molte di più le persone che tornano ad avere la stessa aspettativa di vita del resto della popolazione».
Naturalmente la pandemia e l'esplosione dell'emergenza sanitaria legata al Covid hanno complicato la gestione dei pazienti negli ospedali: «Il periodo che stiamo attraversando può trasfomarsi in un'opportunità di cambiamento che non dobbiamo sprecare. Oggi, pur con difficoltà - prosegue il mistro - possiamo dire che la sanità pubblica sta reggendo l'urto, ma dobbiamo fare tesoro dell'esperienza degli ultimi mesi, avviando con coraggio un processo di riforma e potenziamento della medicina sul territorio».
Da lì, infatti, secondo il ministro passa anche una migliore gestione di chi è affetto da altre patologie: «Si daranno risposte efficaci ai milioni di pazienti oncologici nel Paese, attraverso terapie e prestazioni appropriate».
Per questo, prosegue il ministro: «Abbiamo bisogno di dotarci di una rete di servizi territoriali, interconnessi e multidisciplinari, ponendoci come obiettivo il rafforzamento dell'assistenza domiciliare. La casa deve essere il primo luogo di cura. Solo in questo modo è possibile realizzare la presa in carico globale della persona nei suoi bisogni sanitari, sociali e relazionali e non istituzionali. Un ruolo importante devono averlo le famiglie e le associazioni, con la loro capacità di prendersi cura. Bisogna sostenere la comunità scientifica nella lotta al cancro».
La ns vita è piena di incognite e pericoli.Ognuno di noi rischia tutti i giorni nel lavorare e semplicemente vivere.Tutti ai dimenticano che al giorno ci sono circa 500 morti di tumori che spesso sono dovuti al ns stile di vita.
Volete campare 100 anni? State in casa.
Io vivo..— Manuel (@ManuelTucci2) October 8, 2020
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