«Vaccini da aggiornare con le nuove varianti»: il monito di Garattini

«Vaccini da aggiornare con le nuove varianti»: il monito di Garattini
di Emilio Fabio Torsello
Martedì 17 Agosto 2021, 07:47 - Ultimo agg. 17:34
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Terza dose o nuovo vaccino, aggiornato alle varianti presenti e future? Questa è la domanda cruciale di questa torrida estate, a poche settimane dalla scadenza legale della copertura garantita dal Green Pass per tanta parte del personale medico e sanitario e per gli insegnanti. Ne abbiamo parlato con il professor Silvio Garattini, presidente e fondatore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano.

Professor Garattini, sono state censite 900 varianti del Covid-19: bisognerà aggiornare i vaccini?
«Iniziamo con il dire che il vaccino attuale protegge dalla variante Delta in termini di ospedalizzazione e conseguenze gravi della malattia. In futuro però potrebbe esserci certamente bisogno di un nuovo vaccino alla luce di nuove varianti capaci di resistere ai vaccini attuali. Per questo motivo oggi è necessario vaccinare l'intera popolazione mondiale, diversamente la globalizzazione in atto farà diffondere varianti nate magari in luoghi lontani da noi. Questo dovrebbe portarci a vaccinare davvero tutto il mondo, non per un atto di beneficenza ma come atto di sano egoismo perché per uscire da questa situazione bisogna annullare la circolazione del virus».

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Adesso si sta parlando però di terza dose o terzo richiamo.
«La terza dose è in studio negli Stati Uniti ed è prevista per la categoria di coloro che hanno avuto un trapianto d'organo o hanno un tumore e quindi sono sottoposti a terapie immunosoppressive, dal momento che le due dosi proteggono solo in modo parziale queste persone particolarmente fragili e con un sistema immunitario spesso compromesso dalle terapie.

Questi studi diranno se sia necessario quindi un terzo richiamo o se invece non convenga farlo. Ad oggi sappiamo che la copertura del vaccino attuale dura almeno nove mesi e studi fatti indicano che due dosi proteggono anche contro le conseguenze gravi della Delta. Tutto sta a capire il lasso di tempo nel quale si è protetti. Bisogna poi stare molto attenti nella valutazione perché è chiaro che le industrie farmaceutiche hanno tutto l'interesse che la terza dose venga prevista per tutti. Oltre al fatto che adesso stanno salendo anche i prezzi dei vaccini, con un mercato che vuole sempre aumentare produzioni e commerci. Bisogna quindi che la terza dose venga fatta solo se constatiamo che sia necessario farla e ad oggi non ci sono elementi dal punto di vista scientifico tali da affermarlo, fatte salve le persone di cui ho detto poco fa».

C'è poi la questione di produzioni e forniture.
«Pensando a una terza dose o a un nuovo vaccino, l'Italia non può trovarsi di nuovo a dipendere da altri per avere le dosi necessarie. Il nostro Paese ha il dovere di produrre vaccini: siamo una delle maggiori potenze al mondo e non è credibile che non siamo in grado di produrre il vaccino anti-Covid. Non è possibile aspettare la buona volontà degli altri per cui se vogliono ci inviano le forniture altrimenti restiamo a secco. In Italia avevamo anche un progetto di vaccino in sviluppo Reithera che poteva essere una via, ma è stata bloccata dalla Corte dei Conti».

La variante Delta colpisce anche i giovani, cosa si rischia con la riapertura delle scuole?
«In questo senso certamente c'è una forte preoccupazione perché se ci saranno dei contagi e sarà necessario mettere in atto le quarantene, la scuola rischia di vedere interrotta la continuità scolastica. I nostri giovani hanno già sofferto a sufficienza per la mancanza della scuola patita dall'anno scorso. È necessario quindi vaccinare sia i professori sia gli studenti».

Nei prossimi mesi scadrà il certificato vaccinale per tutto il personale sanitario. Come se ne esce?
«Entro fine settembre al massimo i primi di ottobre - bisognerà capire la durata della copertura vaccinale: se la protezione dura oltre i nove mesi, verrà prolungata anche la validità del Green Pass. Gli esami sono in corso: quello che conta non sono solo gli anticorpi che abbiamo ma la risposta immunitaria che diamo se siamo sottoposti a una infezione. E la risposta va considera in modo globale, ci sono tante componenti di cui tener conto: dai macrofagi alle cellule della memoria cellulare, ai linfociti T».

I non vaccinati rischiano di affollare le terapie intensive in autunno?
«Sappiamo che i non vaccinati sono quelli che attualmente sono presenti nelle terapie intensive, per la stragrande maggioranza. Così come abbiamo ascoltato i no-vax pentiti che stanno raccontando adesso di quanto sia tremendo finire in terapia intensiva. Io penso che i no-vax reali non siano poi così tanti. Ci sono persone dubbiose, questo sì, frutto di una comunicazione non ottimale sui vaccini. Penso ad esempio al vaccino AstraZeneca che viene ormai rifiutato dalle persone. Vista la situazione, dunque, è legittimo che ci siano dei dubbi e forse sarebbe necessario mettere in atto una buona campagna di comunicazione proprio con i non vaccinati finiti in terapia intensiva: sarebbe la miglior soluzione contro questa informazione non sempre corretta. I fanatici invece è impossibile e forse inutile convincerli».
 

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