Vaccino e alcol, si può bere prima e dopo la dose? Ecco perché è meglio evitare. Lo raccomanda la Società Italiana di Alcologia (Sia) anche in seguito a quanto è recentemente accaduto nel centro vaccinale di Messina, dove si è tentato di avvicinare i giovani alla vaccinazione attraverso l'offerta di birra artigianale. Gli alcolici vanno quindi evitati nei giorni vicini alla vaccinazione anti Covid-19.
Astenersi 15 giorni prima e 15 giorni dopo
«La Società Italiana di Alcologia e l'Osservatorio Alcol dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) da diversi mesi raccomandano di non consumare alcolici nei giorni precedenti e successivi la vaccinazione», rileva la società scientifica in una nota. «La raccomandazione - osserva il presidente nazionale della Sia, Gianni Testino - è di astenersi dal consumo alcolico almeno 15 giorni prima e 15 giorni dopo ogni vaccinazione, o per lo meno di non superare i dosaggi che rientrano nel 'basso rischiò», pari a «una unità alcolica al giorno».
Gli effetti collaterali
È una misura di precauzione necessaria, considerando che il consumo di alcol, anche a bassi dosaggi, «riduce l'attività del sistema immunitario acquisito e innato», al punto che per alcune funzioni, come quelle delle cellule T, «si ripristina un'ottimale azione dopo circa 30 giorni di astensione» e delle cellule dendritiche che hanno il compito di catturare l'antigene dando il via al processo di generazione degli anticorpi. Il consumo di alcol ha riflessi anche sulle piastrine, componenti del sangue che contribuiscono alla coagulazione, e la situazione normale viene ripristinata nell'arco di una settimana. Queste osservazioni, pubblicate nel sito Epicentro dell'Iss, si sommano al fatto che «il consumo di alcolici attraverso la costituzione di 'un organismo infiammatò» possa aggravare un'eventuale infezione Covid-19.
Perché è importante vaccinarsi: il rapporto Iss su efficacia
I dati più recenti, relativi a un periodo compreso fra 105 e 112 giorni dalla prima dose del vaccino anti Covid-19, suggeriscono «una protezione protratta nel tempo». Lo indica il secondo rapporto redatto dal gruppo di lavoro 'Sorveglianza vaccini Covid-19' di Istituto Superiore di Sanità ( Iss) e ministero della Salute, che aggiorna quello del 15 maggio scorso e anche questo frutto dell'analisi congiunta dei dati dell'anagrafe nazionale vaccini e della sorveglianza integrata Covid-19 «A partire dai 105-112 giorni dalla vaccinazione - si legge nel rapporto - si osserva una ulteriore riduzione del rischio di diagnosi, con un effetto simile negli uomini, nelle donne e in persone in diverse fasce di età». I dati confermano quelli rilevati nel primo rapporto, relativi a 13,7 milioni di persone vaccinate, con il rischio di decesso che scende del 95% e la riduzione del rischio di ricevere una diagnosi e di essere ricoverati in terapia intensiva, rispettivamente dell'80% e del 90%. Il nuovo rapporto, riferito a circa 14 milioni di persone vaccinate con almeno una dose, arriva ad una valutazione a oltre 130 giorni dalla somministrazione della prima dose. Rispetto al rapporto precedente, nella popolazione studiata sono aumentati i soggetti vaccinati nella classe di età da 40 anni in su e si riscontra un aumento delle vaccinazioni con Comirnaty (Pfizer/BioNTech) e Vaxzevria (AstraZeneca) e l'inizio delle somministrazioni del vaccino Janssen (Johnson&Johnson).