Vaccino Covid, AstraZeneca: «Nostro siero, meno efficace sulla variante sudafricana, nuova versione in autunno»

Vaccino Covid, Astrazeneca: «Nostro siero è meno efficace sulla variante sudafricana»
Vaccino Covid, Astrazeneca: «Nostro siero è meno efficace sulla variante sudafricana»
Domenica 7 Febbraio 2021, 16:30 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 20:03
3 Minuti di Lettura

Covid e varianti. Il vaccino Oxford/ AstraZeneca ha effetti ridotti contro la variante sudafricana, secondo i risultati dei primi studi e test. Lo afferma l'azienda, per la quale il vaccino offre solo una relativa protezione contro sintomi non gravi provocati dalla variante. Uno studio condotto dall'università del Witwatersrand (Sudafrica) e dall'università di Oxford mostra come il vaccino abbia modesta efficacia, scrive oggi il Financial Times. E bisognerà attendere l'autunno perché sia disponibile una nuova versione del vaccino efficace sulla variante. 

Faq varianti, dalla brasiliana all'inglese e la sudafricana. Il tampone rapido rileva la mutazione Covid?

I test

«In questa fase ridotta I/II di test, i primi dati mostra efficacia limitata contro la malattia in fase moderata provocata dalla variante sudafricana B.1.351» ha detto un portavoce di AstraZeneca citato dall'FT. «Ma non siamo stati in grado di accertare la sua efficacia contro casi gravi della malattia e nei casi di ospedalizzazione perché i soggetti esaminati erano giovani adulti in salute».



La nuova versione

Ad annunciare alla 'Bbc' l'arrivo della nuova versione è stata la scienziata a capo dei test pre-clinici a Oxford, la dottoressa Sarah Gilbert. «Stiamo già lavorando alla prima parte del processo di produzione a Oxford e che sarà trasmessa agli altri membri della catena di produzione in primavera.

Sembra proprio che potremo avere una nuova versione pronta da utilizzare in autunno», ha dichiarato Gilbert.

 

Cos'è  la variante sudafricana

Isolata in Sudafrica nel dicembre scorso, la variante sudafricana ha cominciato a diffondersi rapidamente, tanto che a fine gennaio aveva raggiunto ben 31 Paesi. E' indicata con la sigla B.1.351 (ma è nota anche come 20H/501Y.V2), è stata la seconda variante a essere identificata dopo quella inglese ed è emersa in modo indipendente da quest'ultima, con la quale ha comunque in comune alcune mutazioni. La prima variante a imporsi all'attenzione è stata quella Inglese, nota come B.1.1.7 (ma anche come 20I/501Y.V1 e VOC 202012/01) e comparsa a fine settembre in Inghilterra e si è rapidamente diffusa in molti Paesi, compresa l'Italia, dove un'altra variante, probabilmente 'sorellà di quella inglese era stata isolata a Brescia in agosto. Le sequenze genetiche indicano che entrambe discendono da un antenato comune, ma che in seguito si sono evolute in modo diverso.

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA