Vaccino, un anno fa venivano somministrate le prime dosi. Ecco perché quelle iniezioni sono servite

Un anno fa cominciava la campagna vaccinale contro il Covid-19
Un anno fa cominciava la campagna vaccinale contro il Covid-19
di Mauro Evangelisti
Lunedì 27 Dicembre 2021, 00:07 - Ultimo agg. 12:40
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Mai una minoranza ha avuto tanti megafoni a disposizione come quella dei No Vax. Eppure, il 2021 è stato l’anno dei vaccini, degli italiani che ad ogni età sono accorsi negli hub perché temevano il contagio e la malattia, ma anche perché volevano tornare a una vita il più possibile vicina alla normalità pre pandemia. E anche oggi, con i casi che sono tornati a salire a causa dell’avanzata della variante Omicron, appare però evidente che i vaccini sono serviti: sia perché il numero dei ricoverati, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, è diminuito sensibilmente sia perché la seconda parte del 2021 è stata caratterizzata dalle riaperture, dalle festività natalizie che non sono state affossate da una lunga serie di giorni in fascia rossa come successe nel 2020. «E ancora ci sono persone che vengono per le prime dosi - racconta il dottor Valerio Mogini, coordinatore per la Croce rossa di quattro grandi hub vaccinali a Roma - Non sono gli arrabbiati, quelli che si presentavano anche con modi aggressivi a vaccinarsi dopo che è stato introdotto il Green pass nei posti di lavoro. Oggi arrivano soprattutto coloro che erano timorosi, spaventati dalla vaccinazione e che si stanno convincendo magari perché hanno visto che familiari e amici non hanno avuto problemi o perché hanno capito che chi non è immunizzato ha probabilità molto più alte di finire in ospedale se contagiato».

Ultimi - In effetti, su base nazionale, a dicembre ci sono stati in media ogni giorno 30mila italiani che hanno ricevuto la loro prima dose e questo va a erodere il bacino di persone non protette che rischiano maggiormente anche di fronte alla nuova variante Omicron. Detta in altri termini: l’Italia No vax è sempre più piccola, urla molto ma in termini numerici conta poco e si sta restringendo. Se si ragiona per classi di età, sopra i 18 anni si oscilla tra 95 per cento di over 80 che hanno ricevuto almeno una dose e l’85 per cento tra i 40 e i 49 anni. In totale le persone vaccinate sono 46,2 milioni, il 78 per cento di tutta la popolazione, bambini compresi.
Il 2021, l’anno dei vaccini, è cominciato in anticipo, nel 2020, con il sorriso di Claudia Alivernini, 30 anni, infermiera dell’ospedale Spallanzani di Roma, la prima a ricevere una dose di Pfizer-BioNTech il 27 dicembre del 2020. E insieme agli operatori sanitari, ci sono stati gli anziani. Ecco, qui c’è uno snodo cruciale della campagna vaccinale: la protezione degli over 70 ha salvato molte vite, ma a volte la differenza l’hanno fatta i figli. Ha raccontato il professor Venerino Poletti dell’Azienda sanitaria della Romagna: «Tra i pazienti No vax che vediamo in sub intensiva purtroppo ci sono anche coloro che sono in quelle condizioni per amore: sono gli anziani che non se la sono sentita di dire di no ai figli No vax e non si sono vaccinati. Si sono fidati, purtroppo, e ora stanno male». Per fortuna, molto più spesso è avvenuto il processo inverso: i più giovani hanno rassicurato i loro genitori o i loro nonni, li hanno convinti a vaccinarsi e hanno salvato le loro vite. La corsa ai vaccini, che sta proseguendo anche in questi giorni per le terze dosi visto che l’esperienza di altri Paesi come Israele ci ha insegnato che serve consolidare la protezione, ha avuto anche una spinta più egoistica, ma lodevole.


Ripresa - Il desiderio di tornare a vivere, a viaggiare, a frequentare palasport, stadi, teatri e cinema.

Racconta il dottor Mogini che coordina i quattro hub romani della Cri in cui in un giorno si sono fatte anche 7mila iniezioni: «Nella prima parte del 2021 ci ha sorpreso anche il desiderio di vaccinarsi di molti trentenni. Lo so, non è una delle classi di età con le percentuali più alte dei vaccinati, ma i primi che si sono presentati erano davvero molto motivati perché capivano che quello era l’unico modo per tornare a vivere. Con loro, importante è stata l’adesione dei giovanissimi, anche degli under 18». Il 2022? Vedremo ancora salire i casi trainati dalla Omicron, come successo in altri Paesi, ma potrebbe essere l’anno dell’ultima spallata alla pandemia, quanto meno del raggiungimento di un equilibrio ancora più stabile, tra dosi di rinforzo, forse con vaccini adattati alle nuove varianti, e ampliamento del numero di medicinali con cui affrontare la malattia.

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