Vaccino, il flop del cinese Sinovac. «Da Pfizer anticorpi dieci volte superiori»

Vaccino, il flop del cinese Sinovac. «Da Pfizer anticorpi dieci volte superiori»
Vaccino, il flop del cinese Sinovac. «Da Pfizer anticorpi dieci volte superiori»
di Claudia Guasco
Lunedì 19 Luglio 2021, 11:01 - Ultimo agg. 12:05
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Il vaccino Pfizer/Biontech permette al corpo di produrre dieci volte più anticorpi del siero cinese Sinovac, che è raccomandato dall’Oms ed è in fase di valutazione anche da parte dell’Ema. È il risultato di uno studio condotto dall’università di Hong Kong, realizzato sulla base di 1.442 campioni raccolti negli ospedali e nelle cliniche, e pubblicato su Lancet Microbe il 15 luglio. Chi ha ricevuto il vaccino Sinovac, un siero che si basa sulla tecnologia del virus inattivato, aveva all’incirca gli stessi anticorpi di chi era già stato malato. Con due dosi di Pfizer, invece, gli anticorpi erano dieci volte maggiori. Per gli scienziati si tratta di dati importanti nella valutazione sull’efficacia dei sieri: «Questo non è il solo metodo per misurare il successo di un vaccino, ma la differenza di concentrazione negli anticorpi neutralizzanti identificata nel nostro studio potrebbe tradursi in differenze sostanziali nell’efficacia vaccinale».

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STRATEGIE ALTERNATIVE

Non è la prima analisi dalla quale emergono importanti differenze sull’efficacia del vaccino Sinovac rispetto agli altri sieri anti Covid.

Ma gli esperti in ogni caso lo ritengono utile, in mancanza di altre possibilità: «Le persone dovrebbero comunque vaccinarsi con il Sinovac se non hanno un’altra opzione, perché una protezione parziale è meglio di una assenza di protezione». Secondo i ricercatori, i risultati indicano inoltre che sono necessarie «strategie alternative» per i destinatari di Sinovac, come dosi di richiamo. I sieri cinesi (Sinovac e due Sinopharm) sono basati sulla tecnologia del virus inattivato, lo stesso approccio che ha portato al primo vaccino anti influenzale. Questa è una via opposta rispetto a quella seguita dalle statunitensi Pfizer e Moderna, che hanno puntato sull’innovativo mRna. I cinesi hanno scelto una strada sicura, che garantiva una buona efficacia anche se inferiore rispetto ai sieri a mRna. Questi vaccini sono inoltre facili da trasportare, poiché hanno bisogno solo di una refrigerazione ordinaria per essere conservati e sono immessi sul mercato a costi accessibili. Nonostante la bassa efficacia dei sieri di propria fabbricazione, il governo cinese ha promosso attivamente la diplomazia dei vaccini espandendo la sua influenza politica nei Paesi che cercano urgentemente dosi. A fine giugno, segnala il quotidiano “The epoch times”, l’Ucraina ha subito pressioni per ritirare il suo sostegno a una dichiarazione congiunta che chiedeva un’indagine delle Nazioni unite sugli abusi dei diritti umani nella regione occidentale dello Xinjiang, dato che Pechino minacciava di bloccare la distribuzione di vaccini. Mentre l’Ungheria, che ha acquistato una grande quantità di sieri cinesi, ha posto il veto alle risoluzioni Ue per condannare le violazioni dei diritti umani del regime cinese a Hong Kong e contro gli uiguri nello Xinjiang.

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IPOTESI TERZA DOSE

Ora però in tutto il mondo vengono segnalati il basso livello di anticorpi e la ridotta efficacia dei vaccini sviluppati in Cina. All’inizio di giugno uno studio clinico in Serbia ha mostrato che il 30% delle persone di età pari o superiore a 65 anni non ha prodotto anticorpi dopo aver ricevuto il Vero Cell di Sinopharm. Mentre i Paesi che hanno scelto di inoculare le loro popolazioni con Sinovac hanno registrato un’impennata di infezioni da Covid negli ultimi mesi. Bahrain, Cile, Mongolia e Seychelles, che hanno circa il 50-68% della loro popolazione coperta da vaccini cinesi, sono tra i primi dieci Paesi con i peggiori focolai coronavirs. Qualche settimana fa in Indonesia più di 350 operatori sanitari vaccinati con Sinovac sono stati contagiati dal virus e molti Paesi hanno iniziato a inoculare BioNTech come richiamo a coloro che hanno avuto la prima dose di vaccino cinese. L’Indonesia ricorre a Moderna, mentre la Thailandia ad AstraZeneca per la seconda iniezione. Già lo scorso marzo Gao Fu, il direttore del Centro cinese per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha dichiarato ai media che potrebbe essere necessaria una terza dose di richiamo di Sinovac. E ad aprile lo stesso Gao ha ammesso che i vaccini cinesi forniscono una bassa protezione contro le infezioni e che la loro efficacia potrebbe essere migliorata mescolando diversi tipi di vaccini realizzati con tecnologie diverse, come l’mRNA utilizzato nei vaccini occidentali.

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