Vaccini, l'Aifa: «Casi rari di miocardite in Pfizer e Moderna, per J&J sindrome da perdita capillare»

Vaccini, Aifa: «Casi rari di miocardite in Pfizer e Moderna, per J&J sindrome da perdita capillare»
Vaccini, Aifa: «Casi rari di miocardite in Pfizer e Moderna, per J&J sindrome da perdita capillare»
Lunedì 19 Luglio 2021, 12:23 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 00:49
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Vaccini ed effetti collaterali, gli ultimi aggiornamenti ufficiali. «Dopo la vaccinazione con i vaccini a mRna anti Covid-19 Comirnaty* e Spikevax* sono stati osservati casi molto rari di miocardite e pericardite. I casi si sono verificati principalmente nei 14 giorni successivi alla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e nei giovani di sesso maschile». Lo sottolinea riguardo ai prodotti-scudo a Rna messaggero di Pfizer/BioNTech e di Moderna l'Agenzia italiana del farmaco Aifa, che anche dopo quanto già comunicato dall'Agenzia europea del farmaco Ema comunica «aggiornamenti su alcuni punti emersi dalla valutazione del rischio di insorgenza di miocardite e pericardite dopo vaccinazione con vaccini a mRna». Di seguito, le precisazioni dell'agenzia del farmaco.

Vaccini, raccomandazioni Aifa

 

«I dati a disposizione - precisa l'ente regolatorio nazionale - suggeriscono che il decorso della miocardite e pericardite dopo la vaccinazione non è diverso da quello della miocardite o della pericardite in generale». «Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di miocardite e pericardite», raccomanda l' Aifa. «Gli operatori sanitari - aggiunge - devono istruire i soggetti vaccinati a rivolgersi immediatamente al medico qualora dopo la vaccinazione sviluppino sintomi indicativi di miocardite o pericardite, quali dolore toracico, respiro affannoso o palpitazioni».

Sintomi dunque, da tenere sotto controllo.

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«Nei primi giorni successivi alla vaccinazione con Covid-19 Vaccine Janssen», gruppo Johnson&Johnson, «sono stati segnalati casi molto rari di sindrome da perdita capillare (Cls), in alcuni con esito fatale. In almeno un caso è stata riportata una storia clinica di Cls». Pertanto il prodotto anti-Covid di J&J «è attualmente controindicato nei soggetti che in precedenza hanno presentato episodi di Cls», precisa ancora l'Aifa che, anche dopo anche dopo quanto già comunicato dall'Agenzia europea del farmaco Ema comunica «aggiornamenti sulla controindicazione negli individui con pregressa sindrome da perdita capillare», nonché sulle trombosi rare dopo vaccinazione J&J.

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«La Cls - spiega l'ente regolatorio nazionale - è caratterizzata da episodi acuti di edema che colpiscono principalmente gli arti, ipotensione, emoconcentrazione e ipoalbuminemia. I pazienti con un episodio acuto di Cld in seguito alla vaccinazione necessitano di rapida diagnosi e trattamento. Di solito è necessaria una terapia intensiva di supporto».

 

Quandt alla sindrome trombotica trombocitopenica (Tts), «i soggetti con diagnosi di trombocitopenia insorta entro 3 settimane dalla vaccinazione con Covid-19 Vaccine Janssen devono essere attivamente valutati per segni di trombosi - raccomanda l' Aifa - Allo stesso modo, i soggetti che presentino trombosi entro 3 settimane dalla vaccinazione devono essere valutati per trombocitopenia. La Tts richiede una gestione clinica specializzata - aggiunge l'agenzia - Gli operatori sanitari devono consultare le linee guida applicabili e/o gli specialisti (ad esempio ematologi, specialisti nella coagulazione) per diagnosticare e trattare questa condizione clinica».

Monoclonali, i numeri - Sono 6.626, da metà marzo a oggi, i pazienti Covid a cui sono stati prescritti anticorpi monoclonali in Italia. Di questi, 80 sono quelli che li hanno ricevuti nell'ultima settimana: un numero per la seconda settimana consecutiva in ricrescita dopo mesi in calo, di pari passo con l'aumento registrato nei nuovi contagi da Sars-Cov-2. Questi i dati del 15° report sugli anticorpi Monoclonali per Covid-19 dell'Agenzia italiana del Farmaco (Aifa), relativo al periodo dal 9 all'15 luglio. Il documento conferma come sia il Lazio la regione ad aver somministrato finora più dosi, ben 850. Gli anticorpi monoclonali sono farmaci specifici contro il Covid-19, autorizzati in via emergenziale e disponibili anche in Italia a partire dal 10 marzo scorso per persone particolarmente fragili, con infezione recente da Sars-Cov-2 e senza sintomi gravi. Grazie all'aumento di persone anziane e fragili vaccinate, le dosi settimanali prescritte sono calate in modo netto da metà aprile. Tra il 16 e il 22, erano state ben 945, mentre sono state appena 34 nella settimana dal 25 giugno al primo luglio.

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Tuttavia, il loro numero è in risali, di pari passo al numero dei contagiati: sono state infatti 74 nella settimana 2-8 luglio (+118%) e 80 nella settimana 9-15 luglio (+8%). Cala, rispetto al precedente report, il rapporto delle prescrizioni rispetto nuove diagnosi Covid avvenute nello stesso arco di tempo: sono state pari allo 0,7% su 11.211 casi. Nella settimana precedente c'erano state, invece, 74 prescrizioni su 6.325 nuove diagnosi, pari all'1,1%. In proporzione al numero di infetti, sono Basilicata, Liguria e Calabria ad avere prescritto più anticorpi monoclonali nella settimana in esame. Ma in termini assoluti, dall'inizio del monitoraggio, ad averne dispensati più sono Lazio (850 dosi), Veneto (812), Toscana (758), Campania (516), Puglia (504). A chiudere la classifica sono Provincia autonoma di Trento (26), Molise (13) e PA di Bolzano (3), con prescrizioni ormai ferme da settimane. Fino ad oggi, infine, le prescrizioni sono state effettuate da 195 strutture distribuite in tutte le regioni e province autonome. Oltre la metà dei pazienti ha ricevuto la combinazione di bamlanivimab e etesevimab.

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