Vaccino Sputnik flop, poco efficace e introvabile il siero che faceva impazzire i governatori

Vaccino Sputnik flop, poco efficace e introvabile il siero che faceva impazzire i governatori
di Erminia Voccia
Lunedì 13 Settembre 2021, 11:00 - Ultimo agg. 14 Settembre, 09:14
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Sono ormai lontani i tempi in cui Sputnik V sembrava sul punto di dover salvare la campagna vaccinale in Campania, Veneto e Lazio. I presidenti Vincenzo De Luca e Luca Zaia avevano prenotato il vaccino russo e promesso di dare avvio alle somministrazioni non appena fosse stato autorizzato. Il presidente del Lazio Nicola Zingaretti aveva annunciato un primo accordo con l'istituto Spallanzani per una sperimentazione in forma scientifica con il vaccino Sputnik, in attesa dell'autorizzazione formale dell'Ema. Ma a distanza di mesi, Sputnik V resta un vaccino controverso. 

Più di anno fa, ad agosto 2020, la Russia di Vladimir Putin aveva dichiarato sconfitta la malattia di Covid registrando il primo vaccino al mondo contro il nuovo coronavirus. A distanza di oltre 12 mesi, la lotta sembra tutt'altro che terminata e Mosca stenta a raccogliere i frutti della diplomazia del vaccino messa in atto allo scopo di rafforzare la presenza russa all'estero. Putin era stato accusato di propaganda e di aver voluto accorciare i tempi allo scopo di battere gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali, favorendo la corsa al vaccino della Russia. Il debutto di Sputnik V, o meglio di Gam-Covid-Vac, il vaccino sviluppato dall'Istituto nazionale di epidemiologia e microbiologia Nikolai Gamaleya di Mosca, con la collaborazione del ministero della Difesa russo e del Russia Direct Investment Fund, un fondo governativo che finanzia ricerche ambito medico, aveva alimentato un certo scetticismo. I dubbi sul vaccino erano motivati dalla decisione del governo russo di iniziare a inoculare le dosi più di un mese prima che fossero pubblicati i risultati dei test clinici di fase 1 e 2, quelli necessari a verificare la sicurezza dei nuovi farmaci e vaccini, e prima che fossero partiti i test della fase 3, richiesti invece per valutarne l'efficacia. La diffidenza intorno a Sputnik in patria non sembra svanita, lo scorso giugno solo un cittadino su 4 ha dichiarato di essere disposto a vaccinarsi. Secondo i dati di Statista, fino al 29 agosto scorso, solo il 30% della popolazione russa ha ricevuto la prima dose e appena il 24% dei cittadini russi risulta completamente vaccinato, un tasso di immunizzazione tra i più bassi in Europa. 

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Ad oggi, Sputnik è utilizzato in 67 nazioni, ma come spiega un articolo pubblicato dalla rivista Nature a inizio luglio, anche se cresce la fiducia nella validità e nell'efficacia del vaccino, permangono numerose perplessità sui possibili rari effetti collaterali per i quali non ci sarebbero abbastanza informazioni. Sempre a luglio, uno studio italo-sanmarinese ha evidenziato effetti collaterali in larga parte lievi o moderati, durati meno di 2 giorni. Lo studio, realizzato dall'Istituto per la sicurezza sociale della Repubblica di San Marino in collaborazione con l'Università di Bologna, ha inoltre riscontrato che Sputnik V non ha causato alcun decesso o ricovero, sebbene solo nello 0,4% dei casi i pazienti siano stati trasferiti al pronto soccorso per una breve osservazione. Il lavoro, pubblicato dalla rivista scientifica E Clinical Medicine, ha analizzato 2.558 persone che proprio a San Marino sono state immunizzate con il vaccino russo.

Per i ricercatori, il tasso dei sintomi locali è sostanzialmente inferiore a quelli osservati in altri studi sui vaccini anti Covid-19 disponibili.

Ma l'Agenzia europea per i medicinali (Ema) e l'Organizzazione mondiale sella sanità (Oms) non hanno ancora approvato il vaccino per la mancanza di dati certi. La domanda di approvazione da parte della Russia era stata inoltrata a febbraio 2021, a seguito della pubblicazione di uno studio redatto dagli stessi creatori del vaccino che mostrava un'efficacia pari al 91,6%. L'attesa da parte di entrambi gli enti è stata giudicata faziosa dalle autorità russe, secondo le quali Ema e Oms hanno intenzionalmente favorito le altre aziende, tra cui Pfizer. Se solo la validità di Sputnik fosse certificata dai dati, il vaccino potrebbe essere distribuito attraverso il programma Covax tra i Paesi a basso reddito che non possono permettersi costose campagne di vaccinazione nazionali. Ma questa certificazione ancora non c'è. 

Le somministrazioni di Sputnik V hanno subito un serio rallentamento a causa dell'incapacità di fornire e distribuire le dosi richieste. Mosca fatica a star dietro alla produzione di vaccino anche per gli stessi cittadini russi. Paesi come la Corea del Sud, e l'India già producono Sputnik V, altri come l'Ungheria hanno importato il vaccino dalla Russia. Il Brasile ad aprile aveva bloccato le importazioni per la mancanza di dati in merito alla sicurezza, decisione rivista a giugno, ma ora nel Paese sudamericano Sputnik viene inoculato solo agli adulti in buono stato di salute. Chi sta pagando di più per i ritardi è l'Iran, che aveva ordinato 60 milioni di dosi per vederne consegnati a fine luglio solo due milioni. L'Argentina, invece, in base all'accordo siglato nel dicembre 2020 con il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti (Rdif), avrebbe dovuto riceve una fornitura di 20 milioni di dosi per vaccinare 10 milioni di persone entro la fine di febbraio 2021. Dosi mai arrivate, così 180mila argenti ad agosto si sono ritrovati oltre il limite dei tre mesi dalla prima iniezione di Sputnik V, per cui il governo argentino è stato costretto a firmare altri accordi con Moderna e AstraZeneca pur di non vanificare le prime iniezioni. Più o meno nelle stesse condizioni si trovano Bolivia, Messico, Angola, Ghana.

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