Varianti Covid, una terza dose di vaccino diverso potrebbe funzionare meglio: cosa dicono gli studi

Vaccini, la terza dose potrebbe funzionare meglio contro le varianti: via allo studio negli Stati Uniti
Vaccini, la terza dose potrebbe funzionare meglio contro le varianti: via allo studio negli Stati Uniti
Sabato 5 Giugno 2021, 12:03 - Ultimo agg. 18:25
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La terza dose di vaccino per un ulteriore richiamo in inverno è ancora un rebus. Ma tra gli Stati Uniti e il Regno Unito sono partiti trial per studiarne, anche con un siero diverso rispetto al primo ciclo vaccinale anti-Covid. La speranza - avvalorata dai primi risultati sperimentali - è che anche una dose diversa possa contrastare le evoluzioni del virus attraverso le varianti del coronavirus. La necessità di un terzo richiamo è ancora sottoposta a studi e al momento non è stata resa nota dalle autorità, ma comunque potrebbe riguardare solo ad alcune fasce della popolazione, le più deboli. Anche sul "mix" di vaccini (tra prima e seconda dose) non esistono comunicazioni ufficiali, nonostante i governi spingano per avere una risposta dall'Ema. Infatti alcuni studi, tra cui uno spagnolo pubblicato su Nature e un altro inglese, dimostrano l'efficacia di una seconda dose diversa: questa permetterebbe al corpo di produrre più anticorpi, seppur con effetti collaterali leggermente superiori. Per questo anche un'eventuale terza dose potrebbe sortire gli stessi effetti positivi. 

Covid, mix vaccini per prima e seconda dose: l'Ema potrebbe non avere dati sufficienti per l'ok

LO STUDIO USA - La sperimentazione è in fase iniziale, ma il National Institute of Health ha spiegato di voler comprendere cosa accade quando un adulto che ha già portato a termine il proprio ciclo vaccinale con uno di quelli approvati dall'Ema, riceve una terza dose diversa. Il programma coinvolgerà 150 tra uomini e donne a cui è stato già somministrato uno tra Johnson&Johnson, Pfizer o Moderna, cioè uno i vaccini autorizzati dalla FDA (e tra i quali non c'è più AstraZeneca). Il richiamo arriverà a 12-20 settimane dalla seconda dose. «Dobbiamo prepararci all'eventualità di un ulteriore richiamo per evitare la diffusione del virus e delle varianti - ha spiegato il virologo americano Anthony Fauci -.

Questo studio garantirà informazioni sul mix di vaccini, il cui programma eventuale sarà poi stabilito dalle autorità».

LA SPERIMENTAZIONE IN UK - Nel Regno Unito invece il programma che studierà il richiamo con terza dose si chiama Cov-Boost e prenderà il via a giugno: coinvolgerà circa tremila adulti (di più di 30 anni) che hanno ricevuto la prima dose tra dicembre e gennaio e che hanno già superato gli 84 giorni dal richiamo. Saranno testate non solo terze dosi con AstraZeneca, Moderna e Pfizer ma anche Johnson&Jonhson, Valneva, Novavavax e CureVac. I ricercato hanno spiegato che «le varianti del virus Sars-Cov-2 possono rendere meno efficace la risposta immunitaria alla vaccinazione. I richiami per alcuni gruppi, in particolari quelli ad alto rischio, potrebbero fornire una protezione in più».

 

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