Sono circa 20mila le donne che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza nei servizi specializzati (centri antiviolenza e case rifugio) e che potrebbero beneficiare degli interventi di sostegno economico e lavorativo: è la stima indicata dalla direttrice centrale dell'Istat, Linda Laura Sabbadini, in audizione alla commissione Lavoro della Camera nell'ambito dell'esame delle proposte di legge sulle disposizioni per l'inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza di genere, sottolineando la condizione occupazionale ed economica delle vittime di violenza. Tra i dati, Sabbadini ha evidenziato che sono 15.837 le donne che hanno iniziato il percorso di uscita dalla violenza nel 2020 nei Centri antiviolenza.
Tra le donne che hanno indicato la condizione professionale, il 35,5% ha un'occupazione stabile e quindi per la quasi totalità economicamente autonoma; il 14,4% ha un lavoro saltuario e il 2,5% si è ritirata dal lavoro. Tra le donne che sono in cerca di occupazione (il 28,1%), casalinghe (8,7%) e studentesse (5,2%), la grande maggioranza non è autonoma economicamente.