«Scuola in Campania, basta rinvii;
si parta pure nell'emergenza»

«Scuola in Campania, basta rinvii; si parta pure nell'emergenza»
di Elena Romanazzi
Lunedì 14 Settembre 2020, 08:14 - Ultimo agg. 15 Settembre, 07:00
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«Non vorrei essere nei panni del governatore Vincenzo De Luca, quando si tratta di salute è difficile prendere decisioni ma più prima che poi la scuola deve riaprire anche in Campania». Francesco De Rosa è il presidente dell'Anp Campania, l'associazione che raggruppa i dirigenti scolastici.

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Non crede che debbano essere più preoccupati i dirigenti?
«E lo sono, ovviamente. La situazione attuale è molto semplice: a parte le mascherine che comunque ancora non bastano e i gel igienizzanti, mancano i banchi ad eccezione di qualche scuola, ma si contano sulla punta delle dita, non ci sono ancora duemila aule per accogliere i ragazzi. La vera paura è riuscire a mantenere il distanziamento sociale».

È questo che temono i presidi?
«Proprio così. Si teme una nuova ondata di contagi, ma allo stesso tempo se non partiremo mai sapremo in che direzione andremo. L'importante è che la curva dei positivi venga tenuta sotto controllo. Se si guarda a Bolzano dove già sono tornati sui banchi si è registrato solo un caso di positività e questo fa ben sperare oltre al fatto che in base agli studi effettuati la fascia d'età 6-19 è più forte rispetto al Coranavirus. Diverso è il discorso del personale scolastico fragile anche se la circolare Bruschi viene incontro alle esigenze di queste persone».

Veniamo ai banchi.
«Arriveranno prima o poi. Il primo blocco a partire dalla prossima settimana arriverà alla primaria. Ma le consegne verranno concluse come ha detto Arcuri entro metà ottobre e la Campania come altre regioni siamo nella fascia di ottobre».

E nel frattempo che si fa?
«Ci si arrangia con quelli vecchi. Circolano vari schemi su come posizionarli, certo non è la stessa cosa, ma in qualche modo si farà. Siamo abituati ad affrontare diversi tipi di emergenze. Non ci siamo mai tirati indietro e non lo faremo neanche ora».

Con la mancanza di aule è ben diverso, non crede?
«Duemila aule mancanti. C'è chi ha diviso a metà le palestre, attrezzato gli auditorium per accogliere gli studenti. Chi ha già programmato la didattica a distanza. Chi invece sarà costretto a fare i doppi turni. Il punto è sempre lo stesso: troppe le scuole inagibili, se non si fanno mai i lavori, se non ci sono mai i soldi, Covid o non Covid la situazione non cambia. C'è un istituto comprensivo a Salerno dove sono stati chiusi dal Comune due plessi perché inagibili. Bene. Allo stato attuale mancano 24 classi. E non sono poche. A Napoli, al Fortunato, ne mancano 14. A Pagani ne mancano una decina. Il Marconi di Giugliano andrà sui doppi turni. Ma questa non è solo una problematica di oggi. Ma una situazione atavica».

De Luca non è certo che sia riapra il 24. Lei cosa pensa?
«Le ho detto che non vorrei essere nei panni del governatore. Dieci giorni in più rispetto alle altre regioni è già qualcosa, ma andare oltre - anche se la scelta è nell'aria da diversi giorni - non credo che possa cambiare molto la situazione, non credo si tratti di una questione di banchi ma di curva epidemica».

Sull'organico qual è la situazione?
«Quello di fatto è chiuso, come al solito ci sono i mal di pancia di molte scuole rispetto alle richieste. Ma è sempre stato così».

E invece il personale scolastico aggiuntivo?
«Per il momento sono arrivate le risorse. A seconda delle scuole si va da un minimo di 70/80 mila euro a circa 200 mila euro. Ci hanno fornito le tabelle. Ma i dirigenti, ai quali spetta pescare tra le graduatorie, non possono certo fare le chiamate prima dell'inizio della scuola».

I test come stanno andando?
«C'è stata una risposta molto positiva, è una questione di sicurezza e non di sanzione. Lo screening lo considero fondamentale soprattutto in questa fase. Ma...».

Cosa?
«Ho forti dubbi sulla misurazione della febbre agli alunni».

Eppure tutte le scuole hanno chiesto i fondi per i termoscanner.
«Prendiamo un liceo con mille alunni. Quanto tempo ci vorrà? e se poi uno ha 38 di febbre? Ci sarà il panico. Se pensiamo che un po' di creolina ha scatenato in passato il caos figuriamoci la febbre. Va misurata a casa. E basta».
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