Università, il ministro Messa a Napoli: «Atenei e imprese insieme per formare i giovani del Sud»

Università, il ministro Messa a Napoli: «Atenei e imprese insieme per formare i giovani del Sud»
di Mariagiovanna Capone
Martedì 23 Novembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 14:35
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Nell'Aula Magna Storica dell'Università degli Studi Federico II oggi pomeriggio si parlerà di futuro. Con l'incontro dal titolo «Il PNRR e le opportunità di ricerca e formazione nel Mezzogiorno» si proporrà una visione della società di domani, da attuare attraverso le grandi trasformazioni che il Paese di prepara ad affrontare nei prossimi anni. Fortemente voluto dal ministro dell'Università e della Ricerca Cristina Messa affinché si inizi a dialogare concretamente e con tutti i protagonisti possibili, l'incontro vedrà la presenza del rettore dell'ateneo federiciano Matteo Lorito, del governatore della Campania Vincenzo De Luca, del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, di Luca Bianchi, Direttore Smivez, di Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano e presidente della Crui, di Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr, e di vari rettori delle Università del Mezzogiorno.

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Ministro Messa, il Piano nazionale di ripresa e resilienza è una grande occasione per l'intero Paese, ma per il Mezzogiorno rappresenta la strada maestra per un effettivo rilancio.
«È il motivo per cui ho voluto questo incontro, un'occasione per mettere a confronto i protagonisti del Piano in una giornata dedicata al Mezzogiorno, poiché il 40% dei fondi è destinato alle Regioni del Sud.

Quello che vorrei accadesse, è che arrivassero tanti progetti forti e competitivi dalle Regioni del Mezzogiorno così potranno avere anche più di quanto vincolato. Per fare questo ci sono obiettivi principali che vogliamo realizzare».

Quali sono?
«Dobbiamo migliorare le competenze degli studenti, per adeguarli al mercato del lavoro, e perché non possiamo permetterci di perdere altro capitale umano che ha svuotato il Sud. Quindi è necessario rendere ancora più attrattiva Università e Ricerca, affinché i giovani scelgano gli atenei del Sud, sia per la loro formazione che per muovere i primi passi nella ricerca. Dall'altro gli atenei devono essi stessi offrire corsi di laurea innovativi, vicini al mercato del lavoro e al bisogno sia del loro territorio che del mondo in generale. Se vogliamo aumentare il numero di laureati e l'attrattività di queste regioni per i giovani, bisogna anche che l'industria innovativa sia coinvolta cosicchè poi assuma questi ragazzi. Altro punto importante sono le opportunità offerte per le ragazze, perché sono quelle che vivono maggiormente le difficoltà. E per ottenere questo risultato va trovato un modello nel quale università ed enti di ricerca presentino le loro progettualità insieme all'industria. Un circolo virtuoso che ancori nei territori questo sistema competitivo e innovativo e un aiuto in tal senso arriva proprio dal Pnrr».

Sembra un po' il modello delle Academy utilizzato ormai da molti anni dall'Università Federico II.
«Esatto, quello di Napoli è un esempio realizzato però con la grande industria. Quello che dovremmo cercare di fare è stimolare anche la piccola media impresa. Noi cerchiamo di fornire fondi ma anche regole, perché non bastano i finanziamenti ma serve un sistema per semplificare il rapporto tra pubblico e privato e la velocità con cui si passa dalla ricerca al mercato».

Cosa differenzia il Pnrr dai finanziamenti a pioggia degli anni scorsi al Sud dove però c'è stata comunque la fuga dei cervelli?
«Questa è la vera sfida. Il Pnrr si differenzia dai finanziamenti del passato perché stimola la competitività, incita l'impresa a stabilirsi in queste Regioni e a fare innovazione. C'è poi un altro punto importante per far sì che il Piano attecchisca ed è la prospettiva futura. Chiediamo: cosa farai dopo fine del progetto? Come stabilizzerai un ecosistema? Una progettualità deve avere quindi una visione a lungo termine. Il ministero dà il quadro generale, l'idea della sostenibilità a lungo termine intrecciando il Pnrr con la legge di bilancio, e cerca di stimolare i fruitori dei fondi a fare rete. Si tratta quindi di progetti di filiera in cui le Università devono mettersi d'accordo con enti e imprese. E questa è una novità essenziale e rende il Pnrr molto ambizioso. Noi daremo tutto il supporto possibile, anche amministrativo, costituiremo squadre con figure che possano aiutare a risolvere gli aspetti pratici dei fondi, ma gli attori principali restano gli atenei, enti di ricerca e imprese. Spero ci sia spirito giusto per affrontare questa nuova sfida per il futuro del Mezzogiorno». 

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