«Insegnanti, impossibile vivere con 1500 euro al mese: stipendio più alto per non dividere Nord e Sud»

Il ministro Valditara ammette che le paghe vanno riviste per tutti. Contrari alle differenziare De Luca, Manfredi e Bonaccini

Maestra e alunno in classe
Maestra e alunno in classe
Sabato 28 Gennaio 2023, 17:18 - Ultimo agg. 18:48
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Gli insegnanti vanno pagati tutti di più, nessuno escluso, senza discriminazioni tra il Nord e il Meridione. È questa «la vera sfida» che ha intenzione di affrontare il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Che dopo le polemiche dei giorni scorsi anche oggi, intervenendo a Omnibus su La7, ha voluto ancora una volta puntualizzare che non ha in mente, né vorrà realizzare, stipendi regionalizzati per i prof. Piuttosto, vanno trovate altre fonti di finanziamento per rimpinguare le buste paga di chi ogni giorno va a scuola e si siede in cattedra. Sia che lavori a Milano, sia che insegni a Palermo.

«Con 1.500 euro - ha riconosciuto il ministro intervenendo in tv - un professore non riesce a vivere, né ci riesce con 1.300 euro un docente di scuola primaria.

Il tema è come trovare risorse per far sì che tutti gli insegnanti, dal sud al nord, vengano pagati di più». Il ministro ha rivendicato, intanto, le prime azioni messe in campo dal governo Meloni a favore del corpo docente: «Nell'ultimo contratto noi abbiamo fatto l'aumento più alto. Semmai la sfida, adesso, è capire come fare per far sì che i lavoratori che vivono nei territori dove il costo della vita è più alto, al nord, al centro o al sud, non siano penalizzati».

Insomma, servono soldi, e «il cantiere» per capire come risolvere il problema, ha detto ancora il ministro, è «aperto»: «Le risorse - ha proposto - si possono trovare coinvolgendo i privati, o dai cittadini. Ci stiamo lavorando». Un impegno che, ha spiegato, va oltre i confini italiani: «Noi dobbiamo lanciare questa grande sfida, che ho portato anche a livello europeo parlandone con la commissaria all'Istruzione Mariya Gabriel, perché il problema non è solo italiano. La vera sfida è trovare ulteriori forme. Lo Stato deve fare la sua parte, ma poi dobbiamo trovare altre risorse». Dove, dunque, si vedrà.

Ciò che Valditara però si sente di escludere fin da subito è l'ipotesi di stipendi differenziati, precisando che «il contratto nazionale non verrà toccato, né questa è una richiesta delle Regioni». Ieri, in effetti, contro l'idea di stipendi regionalizzati si è alzato un coro di no da parte dei sindacati e degli enti locali: per Vincenzo De Luca, governatore della Campania, significherebbe «accentuare gli elementi di separazione del Paese», mentre il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi vi ha visto lo spettro di una nuova migrazione interna, dal sud verso il nord. «Le gabbie salariali sono state tolte 50 anni fa, il tema non è differenziare gli stipendi ma assicurare degli stipendi che siano in grado di garantire alle persone di poter vivere in maniera dignitosa. C'è un grande problema salariale in Italia e questo vale per la scuola ma anche per tante altre categorie, è opportuno affrontare questo tema perché le altre soluzioni possono essere peggiori del problema che si vuole risolvere», il commento del primo cittadino. E, a proposito dell'autonomia e al preconsiglio dei ministri di martedì annunciato dal ministro Roberto Calderoli, Manfredi ha aggiunto: «Dobbiamo capire quale sarà il percorso e la posizione del governo perché da quello che emerge dal dibattito politico non c'è questa grande voglia di velocizzare questo percorso e questo processo, che richiede necessariamente un dibattito più approfondito, non può essere legato a scadenze elettorali ma deve essere un momento di riflessione sulla cosa migliore per il paese e su quello che è il futuro del paese».

No a stipendi differenziati anche da Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia-Romagna e candidato alla segreteria del Pd (ed è d'accordo con lui la rivale Elly Schlein), ma pure dai cattolici delle Acli: «Dichiarazioni - hanno detto - che paiono più figlie di una campagna elettorale che sarebbe ora di mettersi alle spalle».

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