Medicina, si volta pagina: ​governo in campo contro il numero chiuso

Cambio di rotta del ministro Bernini: al lavoro una commissione di esperti

I test di Medicina a Monte Sant'Angelo
I test di Medicina a Monte Sant'Angelo
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 13 Gennaio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 14 Gennaio, 08:38
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Un cambio di rotta era nell’aria già da almeno un lustro ma da ieri la possibilità di eliminare il numero chiuso per l’ingresso alla facoltà di Medicina sta diventando sempre più concreta. Il ministro dell’Università e della Ricerca Annamaria Bernini ha infatti istituito un gruppo di lavoro per «definire il fabbisogno dei medici e adeguare le capacità e l’offerta potenziale del sistema universitario». Una decisione maturata tenendo a mente quanto accaduto nel Paese durante la pandemia, con la difficoltà di reclutare medici e gli innumerevoli licenziamenti per burn out, ma anche considerando che nei prossimi cinque anni oltre 50mila camici bianchi andranno in pensione lasciando sforniti studi medici, Asl, ospedali e pronto soccorso. 

Il primo passo è stato quindi istituire con un decreto una commissione di esperti che dovrà fornire proposte al ministero entro la primavera. Il passo successivo, è assai probabile che si aboliscano anche i test d’ingresso, uno dei temi del centrodestra, ma in questo caso ci potrebbe essere un freno su una decisione così estrema da parte della Conferenza dei Rettori delle Università italiane. Intanto, è stato avviato il passaggio dal tradizionale test al nuovo Tolc online del Cisia (in calendario dal 13 al 22 aprile e dal 15 al 25 luglio), secondo la riforma varata dall’ex ministro Cristina Messa che quindi andrà in vigore quest’anno per la prima volta.

Si possono sostenere i test due volte all’anno, già dalla quarta superiore ed entrare in graduatoria con il punteggio più alto raggiunto nelle varie prove. 

Il gruppo di lavoro appena istituito dal ministro Bernini - che venerdì prossimo inaugurerà l’Anno Accademico al Suor Orsola Benincasa di Napoli – è presieduto da Eugenio Gaudio, ordinario di Anatomia umana all’Università La Sapienza di Roma e vede il coinvolgimento anche del ministero della Salute e della Conferenza delle Regioni. È costituito dal presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Massimiliano Fedriga, dal presidente della CRUI Salvatore Cuzzocrea, dal presidente della Conferenza Permanente delle Facoltà e Scuole di Medicina e Chirurgia Carlo Della Rocca, dal direttore della Direzione Generale degli Ordinamenti della formazione superiore e del diritto allo studio del MUR Gianluca Cerracchio e dal direttore della Direzione Generale e dell’Ufficio delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della Salute Rossana Ugenti.

Loro compito sarà «esaminare ed approfondire le criticità afferenti alla carenza di medici e professionisti sanitari nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, a misurare l’entità del fenomeno e a individuare le cause e le possibili soluzioni, con particolare riferimento alla necessità di garantire un acceso sostenibile alle professioni sanitarie» che tolto il burocratese significa aumentare la capienza delle facoltà di Medicina. Questo avverrà perché, come precisa Bernini, «mancano i medici, manca il personale sanitario come la pandemia ha evidenziato. Eppure, non possiamo aprire in automatico le porte delle università a tutti» e quando è stato istituito il numero chiuso «la professione era inflazionata, l’offerta di medici era superiore alle richieste e anche gli standard formativi non apparivano in linea con quelli europei ed era una scelta dettata dalla necessità». 

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«Oggi, partendo dal nuovo fabbisogno effettivo di medici e sanitari, abbiamo la necessità di adeguare le capacità e l’offerta potenziale del sistema universitario» spiega Bernini. «Con la collaborazione di tutti vogliamo, entro il primo trimestre di quest’anno, offrire una prima risposta per definire un programma di accesso alla facoltà di Medicina ragionato ed efficace. Siamo aperti al confronto, alla valutazione di ogni tipo di esperienza, comprese quelle estere, ad un dialogo costruttivo che ci faccia uscire dall’attuale immobilismo e ci proietti in un domani che abbia al centro la persona, la sua cura ma anche la sua autodeterminazione». 

La decisione del ministro Bernini trova consensi bipartisan. Esultano i governatori del centrodestra Luca Zaia, Alberto Cirio e Vito Bardi, ma anche il collega dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini del PD che afferma: «Se è vero che il Governo sta lavorando alla modifica dell’accesso a Medicina ci troverà pronti a un confronto serio e costruttivo: superare l’imbuto formativo non è un problema di destra o di sinistra, ma una necessità del Paese». 

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