Università Federico II 10 e lode: Napoli vince le Olimpiadi dell’emergenza pediatrica

Università Federico II 10 e lode: Napoli vince le Olimpiadi dell’emergenza pediatrica
Domenica 15 Settembre 2019, 18:47
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Sono gli specializzandi dell’Università degli Studi di Napoli Federico II i vincitori della terza edizione dei Pediatric Simulation Games, le Olimpiadi internazionali dell’emergenza pediatrica ideate dal prof Riccardo Lubrano, primario dell'unità operativa complessa di pediatria e neonatologia presso il polo pontino.

Federica Annunziata, Alberto Casertano, Raimondo Cecere, Marta Palma, Martina Peluso, Emanuela Rossitti, Enrico Sierchio e Andrea Smarrazzo sono i nuovi campioni dei Giochi. I ragazzi hanno affrontato 39 squadre italiane ed estere nel torneo che si è tenuto a Latina dal 10 al 14 settembre.

«Siamo felicissimi, la gara è partita nella maniera più inaspettata ed è finita al di là di ogni immaginazione - hanno detto i giovani medici di Napoli - Un grande merito valla squadra che ha partecipato lo scorso anno ai Giochi e che ci ha allenati. Consigliamo a tutti i futuri specializzandi quest’esperienza! E’ faticoso ma ne vale la pena perché si impara tantissimo!».



Per cinque giorni le 34 squadre italiane e le 6 squadre estere provenienti da Francia, Spagna, Lettonia e Algeria si sono sfidate nella risoluzione di casi dell’emergenza/urgenza pediatrica creati ad hoc per ottenere da tutti i partecipanti l’apprendimento dei corretti comportamenti diagnostici e terapeutici da attuare nella gestione dell’emergenza secondo le più moderne linee guida internazionali. A valutare le prove degli specializzandi una giuria internazionale composta da cinque professori di fama mondiale: Monica Kleinman del Boston Children’s Hospital (Usa), Allan R. de Caen dello Stollery Children’s Hospital di Edmonton (Canada), Marc Berg della Stanford University, Palo Alto (Usa), Vinay Nadkarni del Children Hospital of Philadelphia (Usa) e Amelia Reis dell’Università di San Paolo del Brasile.

La terza edizione delle Olimpiadi, la prima internazionale «è andata benissimo, è stata un’esperienza straordinaria e completamente nuova», racconta il prof Lubrano che per il prossimo anno pensa già a un’edizione con più squadre straniere provenienti dai Paesi europei, oltre alle 35 Scuole di specializzazione italiane. «Queste sono le premesse, speriamo di farcela!».

L’evento, che ha visto negli anni la partecipazione di oltre 30 Scuole di pediatria di tutta Italia, è organizzato dalla Sapienza Università di Roma in collaborazione con le società scientifiche Simeup, Sip, Aha e Onsp e il Collegio dei direttori delle scuole di pediatria.

Ogni università ha partecipato a due incontri al giorno: uno al mattino e uno al pomeriggio, al termine dei quali la giuria ha tenuto una sessione di debriefing per rivalutare quanto fatto. Nei 320 “scontri” del torneo gli specializzandi hanno avuto l’opportunità di operare su manichini Laerdal, veri e propri robot ad alta tecnologia, collegati tramite sensori al computer, che ha fornito, di volta in volta, i parametri vitali del “bambino”, mostrando l’evolversi della situazione.

Durante la gara non sono mancati colpi di scena e sorprese: squadre miste, team leader bendati e simulazioni in silenzio. Otto le squadre che hanno avuto accesso ai quarti di finale: Bologna, Ferrara, Riga, Pisa, Siena, Firenze, Napoli Federico II e Bari, selezionate tra le 40 squadre per il punteggio acquisito nel computo di vittorie e sconfitte, negli scontri diretti e infine per la valutazione dei singoli giudici. Tra questi team, verranno selezionati, durante l’anno, gli otto specializzandi che rappresenteranno l’Italia ai Giochi mondiali di Città del Messico 2020.

In finale, gli specializzandi dell’Università di Napoli Federico II hanno battuto la squadra dell’Università di Firenze, già vincitrice della prima edizione delle Olimpiadi, giocando una sfida particolare: una doppia emergenza di un bambino di sette anni e di un neonato.

Per giorni i ragazzi hanno lavorato fianco al fianco, confrontandosi e imparando gli uni dagli altri, in un bellissimo clima di amicizia e condivisione. «L’importante è divertirsi e imparare. Partecipando ai Giochi, i ragazzi studiano pur non avendo un esame – sottolinea il prof Lubrano – non è la competizione che ci interessa ma la diffusione del sapere, e in questi anni possiamo dire di esserci riusciti».










 
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