Oxfam: Italia 152sima al mondo
per spesa destinata all’istruzione

Oxfam: Italia 152sima al mondo per spesa destinata all’istruzione
Martedì 9 Ottobre 2018, 18:36 - Ultimo agg. 18:55
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L'Italia è 16esima al mondo per l'impegno nelle politiche di contrasto alla disuguaglianza ma 152esima per la percentuale di spesa pubblica destinata all'istruzione. Lo rivela il nuovo Indice di Contrasto alla Disuguaglianza di Oxfam. L'indice composito esamina 157 Paesi in tre macro-ambiti di intervento: spesa pubblica, politica fiscale e politica del lavoro. Il primo posto lo guadagna la Danimarca. Tra i paesi più virtuosi ci sono anche Germania, Finlandia, Austria, Norvegia, Belgio, Svezia e Francia.

Il 16mo posto a livello assoluto dell'Italia è «dovuto ancor oggi, in termini comparativi, al portato del welfare italiano, la cui connotazione universalistica corre tuttavia il serio pericolo di ulteriore deterioramento a fronte di alcune delle scelte annunciate dall'attuale governo in materia di politica fiscale e socio-economica», spiega Oxfam. «Se l'Italia si collocava a fine 2017 nelle parti alte della classifica, il rischio di ridimensionamento nel ranking è oggi estremamente elevato», sottolinea la direttrice delle campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti: «Il piano di riforme contenuto nella nota di aggiornamento al Def, pur in assenza di molti dettagli specifici, lascia molte perplessità sulla reale capacità del nuovo governo di mantenere l'impegno di riduzione delle disuguaglianze assunto dal nostro Paese nel quadro dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite».




In particolare, sul fronte della spesa pubblica, l'Italia al momento si colloca al 152esimo posto (su 157 Paesi) per la percentuale di spesa pubblica destinata all'istruzione (21esima nel ranking complessivo in tema di spesa pubblica, 31esima per la spesa destinata alla sanità e 7a per quella in sicurezza sociale), meglio solo di Timor-Leste, Bahrain, Antigua-Barbados, Nigeria e Libano. In tema di politica fiscale, va rilevata invece l'81esima posizione assoluta dell'Italia quanto a progressività strutturale del sistema fiscale (13esima nel ranking complessivo). Sul lavoro, infine, l'Italia si colloca in assoluto in 36esima posizione (28esima fra i 35 Paesi Ocse), appena sotto la Spagna.

Il nuovo Indice, presentato da Oxfam e Development Finance International al Meeting annuale del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale in corso a Bali, vede in fondo alla classifica la Nigeria, ultima - spiega Oxfam - a causa della bassa spesa sociale, del peggioramento delle violazioni dei diritti del lavoro e della scarsa capacità di riscossione delle imposte. Tra i 10 paesi in fondo alla classifica si trova anche Singapore, uno dei Paesi più ricchi al mondo, con una pessima performance in tutti e tre gli ambiti. Il primo posto lo guadagna la Danimarca, grazie a un portato storico di politiche fiscali progressive - spiega l'organizzazione - ampia spesa pubblica destinata al welfare, forti tutele per i lavoratori, eppure questi capisaldi della politica danese rischiano di essere indeboliti dall'attuale governo. L'Indice evidenzia inoltre come nessun Paese, neanche tra quelli ai primi posti, è esente dal dover mettere in campo azioni correttive e maggiormente incisive per migliorare le proprie politiche di contrasto alla disuguaglianza.

Tornando all'Italia, in attesa di poter valutare il disegno definitivo del reddito di cittadinanza, «a preoccupare sono le sue prospettate condizionalità», dice ancora Oxfam. «Pur con dei limiti, il progetto di inclusione sociale previsto dal Rei ha il merito di affrontare i bisogni dei più vulnerabili a trecentosessanta gradi, senza condizionare l'aiuto alla sola disponibilità all'attivazione lavorativa. Nel reddito di cittadinanza - osserva l'organizzazione - il lavoro, in parte gratuito in fase di ricerca, in parte offerto per tre volte consecutive e da accettare pena la perdita del sussidio, è visto come unica via di fuga dalla povertà: un paradigma messo a dura prova in un Paese che occupa le prime posizioni in Europa per il numero di lavoratori poveri». 

«Sul fronte degli interventi di politica fiscale, agli annunci sul rafforzamento della lotta contro l'evasione fiscale e contributiva - un ammanco erariale stimato in 109 miliardi di euro all'anno, in media, nel triennio 2013-2015 - fa pericolosamente eco il progetto di 'pace fiscalè, un intervento che si configura come un ennesimo "condono fiscale camuffato" a reiterato svilimento del concetto di equità fiscale e a discapito di chi corrisponde all'erario il dovuto», rileva infine Oxfam.

L'organizzazione mette sotto la lente anche il documento per la manovra e, secondo l'analisi di Oxfam, «l'azione di Governo italiano sul fronte fiscale non presuppone ad oggi, alcuna intenzione di favorire lo spostamento del carico fiscale da redditi e consumi a patrimoni e rendite». «Mentre l'idea di una tassazione patrimoniale progressiva - che tenga conto, con accortezza, dell'entità e delle tipologie dei patrimoni - resta, purtroppo, ancora un tabù».

 
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