Università, c'è la rimonta del Sud
La classifica: balzo della Federico II

Università, c'è la rimonta del Sud La classifica: balzo della Federico II
di Marco Esposito
Lunedì 19 Dicembre 2016, 23:16 - Ultimo agg. 20 Dicembre, 09:29
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Il sistema universitario è spaccato in un Nord efficiente e in un Sud arruffone? Falso. I risultati della Vqr (Valutazione qualità della ricerca) mostrano un mondo piuttosto omogeneo, con la metà degli atenei del Mezzogiorno (nove su diciotto) che si posiziona in classifica in piena media nazionale, cioè con uno scarto in più o in meno limitato al 4%. 
È l’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione, a diffondere i dati preliminari della Vqr che ha analizzato la produzione scientifica delle università italiane del 2011-2014. La precedente Vqr si riveriva al periodo 2004-2010. Nel confronto tra le due Vqr si dimezza il divario del Sud grazie al recupero di punteggio di numerosi atenei: balzo di 12 punti percentuali per Politecnico di Bari e Federico II; guadagnano 10 punti la Sun e l’Università di Bari; migliorano di 7 punti Orientale e Parthenope. 

Va puntualizzato che nel passaggio dalla prima alla seconda Vqr sono stati modificati molti criteri di conteggio per cui, in attesa dei dati di dettaglio, è impossibile dire se il Sud fa passi avanti per un effettivo miglioramento della qualità della ricerca o perché sono state cancellate formule che lo danneggiavano. Di sicuro la seconda Vqr (quella del periodo 2011-2014) è stata affinata rispetto alla prima (2004-2010) grazie al lavoro dell’Anvur, per cui la fotografia diffusa ieri è più a fuoco rispetto a quella sulla quale si sono distribuite risorse e premi nei scorsi anni. E la fotografia mostra che il mondo dell’Università non segue la rigida spaccatura Nord-Sud che caratterizza sovente l’Italia per cui, per fare un solo esempio, Catanzaro per qualità della ricerca si posiziona meglio di Pisa. 

Il presidente dell’Anvur Andrea Graziosi aggiunge un altro elemento di riflessione e cioè che sapere che si è valutati migliora i comportamenti dei professori e dei ricercatori. La valutazione del 2004-2010, conclusa nel 2013, si basava su lavori effettuati in anni nei quali non si sapeva che si sarebbe stati valutati. «Si vede con chiarezza - commenta Graziosi - che l’esistenza stessa della Vqr, quindi il sapere a priori che il lavoro di ricerca sarà valutato, ha orientato l’azione delle università: rispetto alla prima Vqr c’è una convergenza. La prima valutazione aveva fotografato la ricerca universitaria dopo un periodo di oltre vent’anni senza un sistema di valutazione comune, con il risultato che ogni ateneo aveva seguito regole proprie e il sistema si era mosso in ordine sparso, con profonde differenze. Oggi invece - prosegue Graziosi - vediamo che le differenze tra atenei si riducono e tutto ci fa pensare che la qualità media del lavoro delle università si sia innalzata». 

I risultati della Vqr saranno utilizzati, insieme ad altri parametri, per ripartire tra le università statali e non statali una quota della parte premiale del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) per il 2016. Nei riparti degli scorsi anni, basati sulla Vqr 2004-2010, le polemiche non erano mancate. Gli Atenei del Mezzogiorno risultavano sistematicamente in fondo alle classifiche e alcune formulette usate dal ministero dell’Università e della ricerca tendevano ad aumentare le differenze. Clamoroso il caso del riparto di fondi sulla qualità del reclutamento, molto negativo per il Sud quando a firmare il decreto era stato il ministro Maria Chiara Carrozza e meno squilibrato quando al Miur c’era Stefania Giannini, nonostante i dati sui quali si erano stilate le classifiche fossero esattamente gli stessi (Vqr 2004-2010): a conferma che le classifiche seguivano più valutazioni politiche che tecniche. C’è da augurarsi che il segnale di ieri segni un’inversione di rotta. 
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