Roma, mense senza duemila addetti: slitta il tempo pieno a scuola

Roma, mense senza 2mila addetti: slitta il tempo pieno a scuola
Roma, mense senza 2mila addetti: slitta il tempo pieno a scuola
di Francesco Pacifico
Lunedì 21 Settembre 2020, 00:14 - Ultimo agg. 13:45
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L’allarme è stato lanciato la scorsa settimana in un vertice tra il Comune e i sindacati: nelle scuole della Capitale servono fino a 2mila addetti in più per la gestione delle mense. Altrimenti sarà il caos. E a ben guardare l’erogazione dei pasti registra già adesso non poche criticità, nonostante la quasi metà dei nidi, degli asili, delle elementari e delle medie della Capitale interessate abbia ridotto l’orario scolastico. Ma il servizio, che dovrebbe riprendere il primo ottobre, ora rischia di slittare ancora.

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È l’allarme che arriva da diversi istituti: «Senza personale sufficiente, impossibile aprire le mense». Lo fa capire anche Mario Rusconi, presidente dell’associazione dei presidi: «Sospendere il tempo pieno dovrebbe essere qualcosa di impensabile. Ma servono ci sono gli addetti sufficienti per garantire la mensa. Altrimenti non può essere garantito». E soluzioni alternative non ce ne sono, visto che è vietato per gli alunni portare il cibo da casa. 

Il sistema delle mense a Roma è una macchina molto complessa. Basta leggere i numeri per capirlo. Soltanto l’appalto del Roma Capitale - diviso in quindici lotti - vale 62,6 milioni di euro. I bambini che mangiano a scuola sono più di 150mila ogni giorno. I pasti erogati ogni anno sono 20 milioni in circa duemila scuole, di competenza comunale e statale. Mentre gli addetti messi a disposizioni dalle ditte vincitrici del bando sono 2.500. Troppo pochi per la mole di lavoro che si è creata nell’era Covid.
 

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Fino all’anno scorso l’attività prevedeva la preparazione dei pasti, il servirli in refettorio ai bambini e ripulire i locali e le stoviglie. Le normative Covid hanno raddoppiato le mansioni e non soltanto perché la metà delle scuole romane con la mensa hanno trasformato i locali in aule per garantire al meglio il distanziamento. Infatti, dalla scorsa settimana, gli addetti devono igienizzare prima e dopo l’uso cucine, spazi nei refettori e banchi quando si mangia il classe. Sono aumentati, in alcuni casi, anche raddoppiati i turni. Proprio nelle realtà dove il pasto viene consumato in aula, poi, il lunch box va servito direttamente all’alunno e ritirato il vassoio. Senza dimenticare che gli addetti devono reperire stoviglie usa e getta e garantire la raccolta e lo smaltimento alla fine del servizio.  

Giuseppina Ubriaco, preside dell’Istituto comprensivo “Villaggio Prenestino”, racconta che nella sua scuola «sono aumentati i turni per il pranzo: ne facciamo quattro tra le 11 e le 14.10. Bene, capita che - siccome gli addetti non riescono a finire le operazioni di igienizzazione tra una fascia e un’altra per il poco tempo disponibile - o si creino qualche assembramenti oppure che si verifichino ritardi nell’apertura del refettorio. Così non reggiamo più». Dall’Istituto comprensivo Manin la direttrice Manuela Manferlotti fa sapere «di avere chiesto in via preventiva più personale. La mensa dovrebbe riapre il 23 settembre, ma siccome abbiamo stabilito più turni ho segnalato alla ditta che gestisce i pasti di avere più addetti: altrimenti potremmo dover slittare ancora».

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Aggiunge Valeria Sentili, direttrice scolastica dell’Istituto comprensivo Francesca Morvillo: «Io, avendo dovuto aggiungere un turno alla succursale, mi sono fatta mandare più inservienti dalla ditta che ha vinto l’appalto. Nella centrale l’ispettrice della mensa mi ha subito consigliare di allungare di 5 minuti le varie fasce per dare agli addetti il tempo di finire le pulizie e di apparecchiare. Ma il problema lo registrano tutte quelle scuole che non possono più utilizzare il refettorio e che fanno mangiare gli alunni in aula. E in quella sede il banco va igienizzato prima e dopo il pasto, con il risultato che c’è un surplus di tempo e di lavoro in più rispetto all’anno scorso: in quei casi si rischia di non poter garantire il servizio». 
 
 

Guardando ai singoli territori, le maggiori criticità si registrano nelle zone dove gli edifici degli istituti sono più vecchi e gli spazi predisposti per la mensa sono storicamente più ristretti. Ma le cose non vanno meglio neppure nella periferia est della città, dove è maggiore il numero di iscritti. Dal II Municipio, l’assessore alla Scuola Emanuele Gisci fa sapere: «Ci arrivano non poche segnalazioni di criticità, nonostante per la prima e la seconda settimana le scuole a Roma abbiano fatto sostanzialmente il tempo ridotto. Abbiamo già segnalato il problema al Campidoglio, perché come vanno trovati gli insegnanti per coprire le cattedre, così va reclutato più personale per il servizio mense, altrimenti la situazione diventa ingestibile».

Secondo i sindacati, la situazione è già di per se complessa. In un incontro mercoledì scorso con i rappresentanti del Dipartimento scolastico del Campidoglio hanno spiegato che i lavoratori delle ditte gestiscono con non poche difficoltà tutte le mansioni previste.
Spiega Cristina Silvestri della Fisascat-Cisl: «Gli addetti delle mense si stanno dando fare oltre il dovuto». Nello stesso incontro i funzionari di Roma Capitale hanno promesso di trovare una soluzione e di provare a mettere più risorse sul servizio. Ma il rinvio del tempo pieno, con i disagi che deriverebbero per le famiglie, è dietro l’angolo.

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