Scuola, quei pc inutili al Meridione perché non c'è la banda larga

Scuola, quei pc inutili al Meridione perché non c'è la banda larga
Scuola, quei pc inutili al Meridione perché non c'è la banda larga
di Lorena Loiacono
Giovedì 3 Settembre 2020, 00:04 - Ultimo agg. 12:34
4 Minuti di Lettura

Per mesi, a partire da marzo, le scuole hanno dovuto fare i conti con la didattica a distanza. E non erano certo preparate. Nella stessa situazione si sono ritrovati gli studenti e le loro famiglie. Una corsa ai ripari ha fatto sì che negli istituti arrivasse parte dei dispositivi necessari, spesso però non sono stati sufficienti e i presidi hanno dovuto letteralmente svuotare laboratori e segreterie per “prestare” i computer alle famiglie che ne avevano bisogno. Ora, con i dispositivi forniti anche tramite il comodato d’uso, la situazione è migliorata. Ma tanti problemi, emersi in questi ultimi mesi, non hanno ancora trovato una soluzione. E ancora una volta a farne le spese più di altri è il Sud e le sue scuole. La connettività infatti non raggiunge tutto il Paese, lasciando quindi “spenti” tanti dispositivi, e la formazione non è al passo con le necessità di un eventuale ritorno alla didattica a distanza: un discorso che riguarda soprattutto i docenti più anziani. 

LEGGI ANCHE ​Scuola, corsi di recupero nel caos

Eppure la didattica online rappresenta una possibilità piuttosto concreta: si tornerebbe infatti alle lezioni a distanza, nella peggiore delle ipotesi, qualora ci fosse bisogno di un nuovo lockdown ma non solo. Il ricorso alla didattica integrata è previsto nelle scuole superiori nel caso in cui l’istituto non riesca a trovare spazi adeguati per i distanziamento. In quel caso si potrebbe andare avanti con lezioni miste, tra presenza e distanza. E qui tornano i vecchi problemi. In Italia infatti una famiglia su 4, vale a dire il 25,3%, non può contare su un accesso internet a banda larga in grado di supportare senza problemi una vera ed efficace didattica online: è quanto emerge da una analisi dell’Unione europea delle cooperative sui dati Istat che evidenzia come il problema sia pesante soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno come la Sicilia, la Calabria, la Basilicata, il Molise e la Puglia. Al Sud infatti, in media, una casa su 3 non dispone di un collegamento online in grado di supportare grandi flussi di dati, come quelli necessari per una lezione a distanza. 

Quindi, a fronte dello sforzo economico sostenuto per acquistare i dispositivi tecnologici, resta comunque insuperabile il problema della connettività. A ribadire le criticità del ritorno alle lezioni online sono anche i diretti interessati: secondo una ricerca di Skuola.net, il portale dedicato agli studenti, risulta che ad oggi circa un alunno su 5 non ha ancora un dispositivo personale, come un tablet o un computer, con cui poter studiare qualora dovesse tornare “a distanza”. 
 


Il problema ancora una volta si acuisce al Sud dove la quota degli alunni senza un dispositivo da destinare alla scuola arriva a quasi 2 su 5. Vale a dire che, in caso di didattica a distanza, questi ragazzi si troverebbe nuovamente a mani vuote. Impreparati di fronte alle criticità già vissute. In base alle risposte degli intervistati, anche in passato solo in un caso su su 4 la scuola ha incentivato l’uso di risorse digitali per lo studio. E si tratta di un allarme assolutamente da non trascurare, soprattutto se si pensa alle conseguenze che ne derivano a livello didattico. Il 73,4% dei dirigenti scolastici, come si legge nel rapporto “La scuola e i suoi esclusi” del Censis, hanno verificato come «l’utilizzo emergenziale di modalità di didattica a distanza abbia ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti, a seconda del livello di disponibilità di strumenti e di supporti informatici, ma anche più in generale in base al livello di cultura tecnologica delle famiglie italiane». Un gap che, allora, rischia di diventare sempre più profondo. 

LEGGI ANCHE Scuola, mascherine chirurgiche per i ragazzi 

Ma per fare una vera didattica online è necessario anche che gli insegnanti, al di là dello schermo, siano preparati per far lezioni a distanza. Tanti si sono trovati in evidente difficoltà nelle prime settimane di didattica online: alcuni si sono messi in moto, altri hanno ancora oggi grandi difficoltà. È emersa infatti una mancata formazione digitale con cui dover fare i conti. Da luglio è partita la fase “pilota” del progetto del ministero dell’istruzione “Formare il futuro”, dedicato proprio alla formazione del personale scolastico in ambito digitale, sia con i fondi Pon, per il programma operativo nazionale, sia con i fondi nazionali per la scuola digitale: i corsi riprenderanno da ottobre e andranno avanti fino a dicembre 2021. Saranno coinvolti oltre 240.000 docenti con un programma di formazione sulle competenze digitali e le metodologie didattiche innovative.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA