Gaffe, amnesie, errori: per la scuola il ministro Bianchi dietro la lavagna

Gaffe, amnesie, errori: per la scuola il ministro Bianchi dietro la lavagna
di Mariagiovanna Capone
Domenica 3 Aprile 2022, 08:43 - Ultimo agg. 17:27
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Gaffe, promesse non mantenute e slogan. Gli oltre tredici mesi da ministro dell'Istruzione di Patrizio Bianchi sono stati costellati da parecchie difficoltà e scivoloni. Ferrarese, settant'anni da compiere a fine maggio, una lunga carriera accademica che dal 2010 ha affiancato a quella politica, Bianchi è un tecnico che non ha convinto dirigenti, docenti, studenti e sindacati. L'ultimo esempio in ordine del tempo? L'imbarazzante decisione sul personale scolastico No Vax che dal primo aprile è rientrato in servizio a patto che non abbia contatti con gli studenti. I prof non vaccinati, quindi, ora saranno pagati senza fare neanche un minuto di lezione ma potranno svolgere «vari tipi di supporto, come servizio di biblioteca e documentazione, organizzazione di laboratori, supporto nell'utilizzo degli audiovisivi e delle nuove tecnologie informatiche, attività relative al funzionamento degli organi collegiali, dei servizi amministrativi e ogni altra attività deliberata nell'ambito del progetto d'istituto». Una decisione fortemente condannata dai dirigenti.

L'esordio da ministro dell'Istruzione non fu dei migliori, visto l'uso di terminologie dialettali pronunciate poco dopo il giuramento al Quirinale. «Quando ha saputo che sarebbe stato scelto come ministro?» gli fu chiesto. «L'ho imparato ieri sera, stavo con degli amici, stavamo lavorando» e nello stesso contesto a chi gli chiese cosa si aspettasse della nuova esperienza, rispose con un altro svarione: «Ho trovato della bella gente, speriamo che faremo tutti bene». Altra gaffe, fu dopo il Cdm di settembre in cui dichiarò: «Se in una classe sono tutti completamente vaccinati ci si potrà togliere la mascherina, per sorridere tutti insieme». Sorriso mai visto nelle classi italiane poiché le regole del Comitato tecnico-scientifico valide anche ora, con la fine dello stato d'emergenza, sono mascherina (chirurgica, ma Ffp2 con 4 casi Covid), distanziamento e regole di igiene. La più clamorosa però è stata quella sugli impianti d'aerazione. «Sono state stanziate cifre rilevanti. Le scuole hanno potuto scegliere come indirizzarle, per impianti di aerazione, mascherine, sanificazioni o interventi di edilizia leggera, nel rispetto dell'autonomia» dichiarò. Fu smentito dai presidi che gli ricordarono: «non potevamo usare quei soldi a quello scopo» e dal capo dipartimento Jacopo Greco del suo ministero.


Caotica la gestione della sicurezza nelle scuole, in particolare a gennaio, quando da più fronti si chiedeva uno slittamento di due settimane per il rientro in aula considerati i contagi in risalita.

Il diniego fu accompagnato da un consiglio semplicistico: per evitare i contagi Bianchi consigliava di mantenere le finestre aperte per il ricambio d'aria. Risultato: picco Covid, aule svuotate e alunni in Did, personale scolastico dimezzato, dirigenti in difficoltà per una quarta ondata che, dopo un lieve calo, continua a mantenersi costante soprattutto nella fascia di popolazione sotto i 18 anni. Da tempo il gruppo Scuola Bene Comune che accomuna oltre 8mila docenti e Ata campani ne chiede le dimissioni. «Da tecnico si è dimostrato largamente inadeguato, la sua concezione di scuola accogliente e mammona si è rivelata astratta e inadeguata, la sua azione la potremmo definire un'elusione costante dei problemi», spiega il portavoce Libero Tassella che sottolinea: «La scuola per lui era ed è sicura, intanto i contagi tra gli studenti sono ancora alti». Non ha sostenuto i dirigenti nella questione dei tracciamenti, con protocolli farraginosi che hanno trasformato le scuole in succursali Asl. Ha fatto pasticci con l'organico Covid e oggi addirittura non ci sono i soldi per prorogare tutti i contratti.

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«Rispetto alla mobilità, il ministro continua a non capire», attacca la dirigente Stefania Geremicca, campana in servizio in Lazio. «Noi Ds vincitori del concorso nazionale 2017 viviamo un paradosso normativo per la soluzione del quale abbiamo intrapreso tutte le strade possibili. Non possiamo rientrare in Regione, non siamo distinti dai Ds 2011 e precedenti, che hanno fatto concorsi regionali». Per i Ds sebbene abbia emanato un atto di indirizzo «Bianchi non preme su Brunetta e Aran perché si facciano le trattative per risolvere la mobilità». Inoltre «ha lasciato che venisse approvato un emendamento che di fatto penalizza i Ds entrati nel 2019 e ora, a scadenza di triennio, non considera il problema campano e reintroduce il doppio assenso da parte dei direttori degli Usr in uscita (e ci sta) e in ingresso (era stato tolto), senza criteri univoci ma a discrezionalità regionale. Gli abbiamo inviato innumerevoli lettere, ma credo non le abbia neppure lette».

Il problema delle classi pollaio? Per Bianchi la soluzione arriverà con il decremento demografico. Per il rinnovo del contratto di lavoro, annunciò un aumento medio in busta paga, mensile e lordo, pari a 105-107 euro ma a distanza di qualche mese è tutto in alto mare, proprio come è naufragato il concorso ordinario, con domande assurde e quesiti sbagliati, segnale di una sciatteria inaccettabile. Manca una progettualità per il superamento del divario tra scuole di Nord e Sud come opportunità e tempo scuola, siamo fermi nella lotta alla dispersione e all'abbandono scolastico con proclami spot che arrivano con mesi di ritardo e progetti fotocopia di quelli del passato, che non hanno portato i risultati sperati, visto che le percentuali sono sempre alte e invariate.
 

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