Da ieri è ufficialmente partito il countdown: la settimana appena iniziata infatti è l’ultima prima dell’avvio del nuovo anno scolastico. In gran parte della Penisola si partirà il 13 settembre, ma le due provincie autonome dell’Alto Adige lo hanno fatto già ieri e diverse regioni lo faranno a partire dal 15 o dal 20 dello stesso mese.
In ogni caso, prima di riaccogliere gli studenti in presenza, restano ancora da chiarire diversi dubbi. Ad esempio, oltre al rebus sulla possibile estensione dell’obbligo vaccinale anche agli 1,7 milioni di 12-19enni non immunizzati ventilata dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi qualora la situazione epidemica lo richieda, ci sono anche i dubbi del Garante per l’Infanzia.
Perché ciò accada c’è bisogno che tutti gli studenti della classe interessata siano vaccinati - da qui il limite di età, non esistendo vaccini approvati sotto ai 12 anni - e che si trovino in un ambiente che consenta di tenere almeno la distanza di un metro tra un alunno e l’altro e di due metri dalla cattedra. E comunque sempre rispettando regole precise. Un po’ come all’interno dei ristoranti, la mascherina si toglie solo al banco, in posizione statica. Se però lo studente si alza, tanto per uscire dall’aula quanto per andare alla lavagna, dovrà re-indossarla. La deroga alle misure di sicurezza già inserita nel decreto varato lo scorso 6 agosto dal governo. Il testo però dovrà essere trasformato in legge entro l’inizio di ottobre. Entro quella data (ma probabilmente prima, perché ci lavorerà la cabina di regia prevista per questa settimana) bisognerà definire tutte le relative linee guida.
L’iter non è semplice, tant’è che la deroga ha suscitato diverse polemiche. Non solo da parte di esponenti del mondo scientifico italiano (dal fondatore di Gimbe Nino Cartabellotta, al virologo Matteo Bassetti fino a Guido Rasi, ex direttore dell’Ema che invita ad «aspettare più dati»), ma anche dei presidi e degli operatori scolastici. I dirigenti, data la natura del loro ruolo, hanno sollevato problemi pragmatici non di poco conto. Scottati dalla vicenda dei controlli del Green pass dei docenti, hanno fatto notare la necessità di tutelare la privacy degli studenti. Come il Garante dei dati personali ha già chiarito, i presidi non possono essere a conoscenza della condizione vaccinale chi accede all’interno degli ambienti scolastici, ma solo del possesso o meno di una certificazione verde valida.
Per questo, proprio come per i professori, servirà un nuovo strumento di controllo. «L’unica possibilità - spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi - sarebbe avere un’altra super app che ci dica quando in una classe sono tutti vaccinati, senza dirci chi lo è e chi no». Non proprio una richiesta da poco considerando che ancora non ha visto la luce l’app per i docenti. Tant’è che il ministro Bianchi ieri ha dovuto rassicurare tutti: «Stiamo lavorando alle linee guida per permettere di abbassare la mascherina nelle classi in cui tutti sono vaccinati». Oltre ai tecnici di viale Trastevere, al dossier stanno lavorando anche il ministero della Salute e il Garante per la privacy. Infine, come se non bastasse, la misura non piace all’82 per cento degli operatori scolastici (secondo un sondaggio condotto sui propri utenti dal portale specializzato Orizzontescuola.it).