Scuola, l’incognita dei contagi pesa sul ritorno in classe: «Rischi come la movida»

Scuola, l’incognita dei contagi pesa sul ritorno in classe: «Rischi come la movida»
​Scuola, l’incognita dei contagi pesa sul ritorno in classe: «Rischi come la movida»
di Mauro Evangelisti
Lunedì 7 Settembre 2020, 00:38 - Ultimo agg. 16:27
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Se la riapertura delle scuole avrà lo stesso effetto sui contagi delle vacanze, la situazione diventerà complicata. Tra gli studenti più grandi delle superiori ci sono molti asintomatici-fantasma, inconsapevoli, che stanno per rientrare in aula. Osserva il professor Andrea Crisanti, dell’Università di Padova: «Capiremo le conseguenze del ritorno a scuola solo il 15 ottobre, dopo un mese. Io sono stato critico su alcune scelte fatte, ma oggi bisogna applicarle con serietà, il tempo delle polemiche è finito. Il governo ha anche il mio piano per 400 mila tamponi al giorno, quello potrebbe essere molto utile».

Ma ripartiamo dai numeri per capire l’impatto possibile del rientro a scuola che, ricordiamolo, non interessa solo i bambini, ma anche i giovani, i 17-18enni, gli stessi che durante l’estate hanno viaggiato in Sardegna, Ibiza, Malta, Croazia o che hanno frequentato le piazze affollate di Roma. Nella settimana tra il 20 e il 27 giugno in Italia furono registrati 1.861 nuovi casi positivi; bene, nella coda dell’estate, nella settimana tra il 30 agosto e il 6 settembre, i nuovi casi positivi si sono moltiplicati per cinque: 9.416. Certo, a giugno era finito da poco il lockdown e dunque la base di partenza degli infetti era stata abbassata sensibilmente. Ma l’estate, con uno scarso rispetto delle regole, ha oggettivamente riacceso il fuoco del contagio. Nelle ultime cinque settimane il numero dei nuovi infetti è costantemente cresciuto (molti giovani, molti asintomatici, ma non tutti visto che anche il dato dei pazienti di terapia intensiva è aumentato di 12 unità nelle ultime 24 ore, arrivando a 133).

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Il report settimanale della Cabina di regia del Ministero della Salute parla di «1.799 focolai attivi, di cui 649 nuovi». Gli esperti temono che, come successo anche in altri Paesi (la Germania è stata costretta a chiudere alcuni istituti), la riapertura delle scuole metta altra benzina nel fuoco del contagio. Il professor Roberto Cauda, ordinario di Malattie infettive all’Università Cattolica Cuore e direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive del Gemelli di Roma: «Le scuole devono ripartire, su questo siamo tutti d’accordo. Nel valutare i dati, però, ricordiamoci che i confronti con giugno hanno delle controindicazioni, perché allora si eseguivano molti meno tamponi. A scuola servirà il rispetto delle regole, ma anche il senso di responsabilità di tutti: dei genitori che non devono mandare a scuola i figli se hanno la febbre, dei ragazzi più grandi a cui dobbiamo tutti chiedere uno sforzo. Stiamo vedendo la luce in fondo al tunnel, la ricerca su alcuni vaccini è molto avanti. Bisogna essere però prudenti ancora per un po’ di mesi, non possiamo fallire ora». Mascherine, distanze, orari di entrata e uscita scaglionati, test agli insegnanti, tamponi rapidi ogni volta che c’è un caso sospetto: il piano per ridurre l’impatto in termini epidemiologici della riapertura delle scuole c’è, ma nessun esperto nega che il ritorno in classe causerà un effetto sull’epidemia.
 


«Pensate davvero - chiede Crisanti - che siamo riusciti a individuare tutti i ragazzi che si sono infettati in vacanza o nelle discoteche? Ovviamente no». Sintesi: ci sono centinaia di asintomatici fantasma che stanno per tornare a scuola.

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