Scuola, sarà l'anno dei record: quattromila rientri dal Nord

Scuola, sarà l'anno dei record: quattromila rientri dal Nord
di Marco Esposito
Mercoledì 9 Gennaio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 11:10
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Adesso o mai più. Nel 2019 si aprirà una finestra senza precedenti per il rientro dei docenti meridionali da Nord a Sud, dopo il flusso di migrazioni in direzione opposta dovuto alle 55mila assunzioni in blocco della Buona scuola realizzate nel 2015/16. Una finestra che non si ripeterà perché le quote riservate ai trasferimenti fra province andranno a chiudersi sin dall'anno scolastico 2020/21. Nello stesso tempo, sarà sempre più difficile per un giovane meridionale entrare per concorso nel sistema scolastico nazionale a causa della regionalizzazione dei concorsi e dell'aumento del numero di anni di obbligo di permanenza previsti per chi conquista una cattedra. Le novità sono la somma dell'accordo governo-sindacati sulla mobilità firmato il 31 dicembre 2018, delle regole sui concorsi definite nella manovra e della spinta verso i pensionamenti anticipati prevista da Quota-100. Sullo sfondo, ma nemmeno tanto, c'è il processo di regionalizzazione della scuola, a partire dai concorsi, e l'autonomia richiesta da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Ma andiamo per ordine.
 
Per capire quanti trasferimenti saranno possibili è necessario sapere quanti posti si libereranno. Il dato certo è relativo ai docenti che hanno fatto domanda di pensionamento: in tutta Italia 15.190, con una prevalenza di cattedre che si liberano nel Mezzogiorno a causa della maggiore età media del corpo docenti: qui si aprono i primi 6mila posti. C'è poi la novità dei 2.000 insegnanti da assumere per potenziare il tempo pieno, anche in tale caso con una maggiore incidenza nel Sud Italia: almeno la metà, quindi mille. La grande incognita però è l'adesione a Quota-100 dei prof con almeno 62 anni e 38 di contributi. Il Miur ha fatto un'ipotesi immaginando che in media un docente abbia sei anni di contributi maturati al di fuori del mondo scolastico. In ogni caso, l'uscita sarà volontaria e i numeri sono molto ballerini (da 20mila a 70mila). Ipotizzando il valore più basso e un'incidenza nel Sud pari al 25% sono comunque altre 5mila cattedre che si liberano.

Non tutti i posti vacanti, però, sono destinati ai trasferimenti. La regola generale è che la metà dei posti va all'ingresso dei vincitori di concorso e l'altra metà si ripartisce per l'80% ai trasferimenti provinciali e per il 20% alla mobilità professionale. In pratica il 40% dei posti liberi nel 2019/20 è riservato ai trasferimenti fra province. Tale quota scenderà al 30% nel 2020/21 e al 25% nel 2021/22. Ecco perché l'occasione del 2019 è irripetibile. Inoltre nel 2019/2020 (e non l'anno successivo) se il numero di posti in una scuola è dispari, il posto va ai trasferimenti provinciali per cui la percentuale finale sarà superiore al 40%. Per esempio in caso di un solo posto disponibile, andrà ai trasferimenti provinciali mentre, se i posti liberi sono tre, ne andranno due alla mobilità provinciale, uno all'immissione in ruolo e zero alla mobilità professionale. Con il 40%, i posti liberi per i trasferimenti provinciali nel Sud sono stimabili in oltre 4.800 per cui non ci si allontanerà dal vero ipotizzando il primo settembre 2019 3-4mila trasferimenti netti di insegnanti da Nord a Sud.

Non c'è ancora la data, ma probabilmente la finestra del Miur si aprirà a fine febbraio e durerà tre settimane. Il docente che vuole il trasferimento con una sola domanda può puntare quindici fiches. Ciascuna richiesta può essere mirata su un singolo istituto oppure relativa alle scuole di un distretto, a quelle di un comune, fino a un'intera provincia. Se viene soddisfatta la richiesta sul singolo istituto, non si potrà chiedere di nuovo un trasferimento per tre anni, mentre negli altri casi la domanda potrà essere rinnovata già nel 2020. Sono quindi immaginabili trasferimenti progressivi e per un docente campano finito in una scuola veneta o lombarda la scelta può andare sulle cinque province campane più le sei confinanti (Latina, Frosinone, Isernia, Campobasso, Foggia, Potenza) giocandosi le ultime quattro fiches per cercare il colpaccio e rientrare nel proprio Comune o addirittura nella scuola preferita.

Qui è in atto una stretta in stile leghista. Il ministro Marco Bussetti, infatti, ha annunciato che i prossimi concorsi si terranno solo in singole regioni, lì dove i posti sono disponibili. E al Sud spesso i posti sono zero. Inoltre, in seguito a un comma della manovra 2019, è scattata la regola che chi vince una cattedra in una regione non si potrà spostare per cinque anni, norma che finora vale solo per le scuole medie e le superiori. In pratica i prossimi concorsi si terranno quasi esclusivamente in Regioni del Nord. Nessuno potrà impedire a un laureato del Sud di partecipare, ma mentre finora prendeva parte a un concorso nazionale, con la possibilità di aspirare a un rapido rientro, stavolta la scelta avrà carattere quasi definitivo.

Il processo di regionalizzazione della scuola, inoltre, potrà subire un'accelerazione se andranno in porto i desideri del Veneto. Ieri il governatore Luca Zaia in un post su Facebook ha lamentato che «centinaia di insegnanti originari del meridione arrivati due anni fa nelle scuole del Veneto attraverso la Buona scuola, adesso chiedono di essere trasferiti al Sud, più vicini alle loro famiglie». Secondo Zaia «il rischio è che a settembre centinaia di cattedre in Veneto restino scoperte o destinate a supplenti, in barba alla continuità e alla qualità della didattica». Secondo il presidente del Veneto «con l'autonomia metteremo un argine anche a questo».
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