«Più sicurezza in classe», la rivolta dei presidi dopo il caso Sapri

«Più sicurezza in classe», la rivolta dei presidi dopo il caso Sapri
di Mariagiovanna Capone
Martedì 22 Ottobre 2019, 07:00 - Ultimo agg. 13:45
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«Sulla sicurezza degli edifici non possiamo intervenire perché la proprieta è degli enti locali. Ma se succede qualcosa ne rispondiamo noi. È chiaro che la legge debba essere cambiata». Le parole di Annarita Quagliarella, preside dell'Istituto comprensivo «Bovio-Colletta» di Napoli, sono quelle di tutti i colleghi. Per i suoi studenti dispone di edifici monumentali in pieno centro storico, con manutenzioni onerose e continue che nessun dirigente potrebbe mettere a budget e che anche agli enti locali costano molti fondi.
 
Con il decreto 81/2008, che assegna maggiore autonomia ai presidi, si voleva assegnare un sostanziale miglioramento della sicurezza sui luoghi di lavoro. «Ma abbiamo sperimentato difficoltà di applicazione della norma, lentezze burocratiche, disinteresse per il tema, talvolta superficialità da parte di diversi enti istituzionali e dei centri decisori. Pensiamo sia fondamentale sensibilizzare l'opinione pubblica sul delicato tema della sicurezza a scuola». Il tema tiene banco da alcuni anni, ma alla luce di recenti vicende è tornato di primo piano. Come la sentenza della Cassazione di pochi giorni fa che ha condannato per lesioni colpose la dirigente dell'Istituto «Pisacane» di Sapri Franca Principe, che subito dopo è stata sospesa dall'Ufficio scolastico regionale della Campania a cinque mesi senza stipendio. I presidi non ci stanno e hanno così organizzato una manifestazione nazionale per mercoledì 30 ottobre a Roma e sperano di riuscire a portare al Miur le ragioni della loro protesta affinché si cambi la legge, così da garantire sicurezza a scuola ma anche dare responsabilità concrete a chi competono.

Ai dirigenti viene assegnato il ruolo di datori di lavoro, pur non possedendo quell'autonomia economica e gestionale prevista dalla stessa norma, a cui si aggiunge l'assenza dei decreti attuativi del decreto 81/08 nelle scuole, all'origine di diverse sentenze di condanna penale verso dirigenti scolastici. «A fronte di un impegno di oltre 80 milioni di euro del Miur impiegati per la formazione del personale scolastico e il miglioramento dell'offerta formativa (gestiti, però, solo ed esclusivamente da scuole polo, spesso titolari di più incarichi), non un euro è stato destinato alla formazione sulla sicurezza, né all'acquisizione di risorse professionali e materiali pur imposti dal decreto 81/08 ai dirigenti scolastici. Non si capisce da dove i dirigenti debbano prendere i soldi per far fronte agli obblighi di legge per non essere perseguiti giudizialmente», continua Quagliarella che riporta i temi principali dell'associazione «Modifica 81»: richiamare l'attenzione su questa problematica e per sollecitare un'inchiesta parlamentare e la modifica della legge.

Il tema della sicurezza pone l'attenzione sulle responsabilità, ma riporta in primo piano anche le ragioni degli incidenti, spesso connessi al degrado strutturale degli edifici. Nell'«Atlante dell'Infanzia a rischio 2019» presentato ieri da Save the Children, un capitolo è dedicato all'edilizia scolastica. In un paese fragile dal punto di vista sismico e idrogeologico, quasi il 79 per cento delle scuole censite nelle aree a medio-alta pericolosità sismica non hanno una progettazione antisismica e il 53,9 per cento delle scuole italiane (tra quelle che hanno compilato il dato) non ha il certificato di agibilità (pari a 21.662 istituti). In Campania la situazione ci vede incasellati tra il 49,8-54,1 per cento degli edifici senza certificato mentre raggiungono la punta massima del 16,5 per cento quelli che non hanno indicato nulla, e a conti fatti circa il 30 per cento degli edifici sarebbe agibile.

A Napoli lo sforzo per sistemare i 333 edifici di competenza del Comune è stato enorme, come sottolineato dall'assessore all'Istruzione Annamaria Palmieri: «Siamo l'unico comune italiano che ha speso 12 milioni di euro di Patto per Napoli per realizzare le indagini di vulnerabilità sismica. Tutti gli edifici scolastici comunali sono inseriti nell'anagrafe nazionale, siamo un caso virtuoso nazionale». Con i tre stanziamenti di Patto per Napoli sono state fatte le certificazioni prevenzioni incendio e rinnovi, poi le indagini di vulnerabilità sismica e infine, nell'ultimo, si faranno i solai. «Sui solai siamo intervenuti nel 2017/18 su 29 edifici; a breve partiranno i lavori già stanziati in sei delibere per 51 edifici, poi da bilancio comunale fondi per altri 15 edifici», spiega Palmieri.
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