Scuole chiuse con il Covid, è scontro tra Regioni e governo ma Draghi tira dritto: «Riaprono tutte dopo l'Epifania»

Scuole chiuse con il Covid, è scontro tra Regioni e governo ma Draghi tira dritto: «Riaprono tutte dopo l'Epifania»
di Adolfo Pappalardo
Martedì 4 Gennaio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 5 Gennaio, 09:12
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Stavolta i toni di Vincenzo De Luca sono più felpati. Ma dall'altra parte, dal governo, c'è una netta chiusura. E stavolta, dalle parti di palazzo santa Lucia, non c'è alcuna voglia di andare controcorrente su un tema caldo, anzi rovente, come è quello della riapertura delle scuole previsto per lunedì (in Campania mentre in altre regioni è venerdì). Data che in molti, anche altri governatori, mettono in forse a causa dell'impennata dei contagi propendendo per un periodo, più o meno breve, di insegnamento a distanza. Ma il governo, che si dovrebbe esprimere in un Cdm previsto domani, è per un secco no. A volerlo lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, come accennato nel corso della conferenza di fine anno quando aveva assicurato che non ci sarebbero stati posticipi. Orientamento che tiene in queste ore, chiudendo a qualsiasi ipotesi di Dad.

In Campania invece la rotta è nota: il governatore è dell'idea di procedere per almeno un paio di settimane in Dad per permettere l'aumento dei vaccinati.

Tra studenti e personale scolastico. E se in passato ci ha abituato a ordinanze più restrittive, ma il premier era Conte, stavolta vuole evitare lo scontro. Non tanto con i comitati di mamme no Dad (che a novembre hanno incassato un ricorso a loro favore) quanto con il governo stesso. E dall'esecutivo già un paio di giorni fa hanno fatto capire che eventuali ordinanze restrittive in Campania sulla scuola sarebbero subito impugnate. E, infatti, ieri il governatore De Luca abbandona i suoi toni più usuali per lanciare messaggi più felpati. «Sento circolare l'ipotesi di tenere a casa i bambini non vaccinati. Mi sembrerebbe una misura tanto odiosa e discriminatoria, quanto ingestibile. Credo che si debbano prendere misure semplici ed equilibrate», è la sua premessa. Poi aggiunge: «Mi parrebbe una misura equilibrata e di grande utilità il semplice rinvio del ritorno a scuola. Prendere 20/30 giorni di respiro, consentirebbe di raffreddare il picco di contagio e di sviluppare, in questi giorni, la più vasta campagna di vaccinazione possibile per la popolazione studentesca. Non sarebbe di certo una misura ideale, ma consentirebbe di riprendere a breve le lezioni in presenza con maggiore serenità». È il segnale che non si va allo scontro ma, anzi, si tratta. In attesa anche del Cdm di domani in cui il governo chiarirà gli orientamenti per il ritorno alle lezioni. E, stavolta, si punta ad adeguarsi alle norme nazionali senza prendere vie alternative. Comprese, ipotesi pure circolata a palazzo Santa Lucia, di varare un'ordinanza non per tutte e cinque le province ma solo per alcune dove la stretta del Covid è più forte. Magari escludendo il Sannio e l'Irpinia. Ipotesi pure messa da parte, almeno per ora, perché sarebbe comunque impugnata dal governo. 

I dubbi sui tempi di rientro in classe, però, attanagliano tutti i governatori. «La scuola è un tema delicato: vogliamo garantirla ma la sua apertura è legata ai colori e agli automatismi che vengono previsti dal decreto del governo, quindi attendiamo dalla riunione del Consiglio dei ministri per avere indicazioni chiare», spiega il presidente del Piemonte Alberto Cirio mentre Eugenio Giani, collega della Toscana, parla più apertamente di uno spostamento: «Credo che ci sia ragionevolezza nelle parole di chi sostiene la necessità di uno slittamento. Però preferisco non pronunciarmi prima di un confronto con gli altri governatori». Luca Zaia, invece, governatore leghista del Veneto è sul fronte attendista. «Non sto annunciando chiusure: stiamo aspettando risultanze di una ricerca ma sulla scuola bisognerà intervenire e non escludiamo di fare proposte innovative. Eviterei di aprire un altro fronte ma bisognerà intervenire». 

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Un tema comunque tenuto in bassa frequenza sino alla sortita di De Luca che parla più apertamente di rinvio. Anche se stavolta i dubbi del governatore della Campania sono gli stessi dei suoi colleghi. Da qui lo stop del governo che fa filtrare, nel primo pomeriggio, un no secco a qualsiasi slittamento: «L'orientamento dell'esecutivo resta quello di mantenere la data del 10 gennaio per il ritorno degli studenti sui banchi, nonostante l'impennata dei contagi e la corsa della variante Omicron». Il calendario scolastico resterà, quindi, invariato. Perché «il governo attribuisce alla scuola la necessità assoluta della riapertura in presenza. Questo significa che bisogna essere attenti, rispettare le regole. E accelerare le vaccinazioni nei bambini che, ad oggi, sono purtroppo non ancora in numero soddisfacente», spiega infatti Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute. 

Cruciali, a questo punto, le prossime 48 ore. Domani, infatti, si riunisce la commissione salute della Conferenza delle Regioni che farà le sue proposte al governo proprio sulla scuola: escluse le lezioni a casa solo per i non vaccinati è più probabile si vada per la Dad solo se in classe ci sono 3-4 positivi. E potrebbero cambiare i tempi per la quarantena a seconda del numero di dosi ricevute dagli studenti. Ipotesi che il Cdm potrebbe fare sue senza prevedere alcun slittamento. 

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