Liceali all'estero (e ritorno): «Arricchimento, non fuga»

Liceali all'estero (e ritorno): «Arricchimento, non fuga»
Liceali all'estero (e ritorno): «Arricchimento, non fuga»
di Lorena Loiacono
Lunedì 8 Novembre 2021, 07:00
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I libri in valigia e si parte: sempre più ragazzi italiani, al quarto anno di scuola superiore, decidono di andare a studiare all’estero. Hanno 17 anni, più o meno, e decidono di trascorrere lontano da casa un quadrimestre, un semestre e, nella maggior parte dei casi, l’intero anno scolastico. Per riportarsi a casa, poi, un arricchimento di esperienze fondamentali per la loro crescita e il loro curriculum: tra gli ex partecipanti, infatti, è boom di laureati. 

Il Covid non ha fermato questo fenomeno, anzi: per i bandi quest’anno sono state presentate molte più richieste. Circa un 15% in più rispetto al 2019. I dati arrivano da Intercultura, l’associazione che proprio in questi giorni sta raccogliendo le adesioni per il bando che si chiuderà il 10 novembre: i ragazzi vincitori partiranno nell’estate del 2022.

Più di due ragazzi su tre hanno una borsa di studio, abbattendo anche del tutto i costi di un viaggio che, a quota intera, va dagli 11 ai 17mila euro. 

Le mete sono ovviamente condizionate dai livelli di sicurezza anti-Covid: quest’anno sono comunque partiti circa 1300 ragazzi e, tra le destinazioni preferite, ce ne sono state molte in Europa, oltre il 64%, e nel Nord America per quasi il 25%, ma anche in America latina con oltre il 10%. La maggior parte dei ragazzi sceglie di trascorrere fuori l’intero anno scolastico: oltre il 49% parte infatti per un anno, i programmi vengono valutati alla partenza e poi al ritorno e, se c’è la necessità di recuperare delle carenze, i docenti italiani spesso intervengono nei mesi iniziali. I dirigenti scolastici, nel 49% dei casi, giudicano l’esperienza molto positiva, con un voto tra il 9 e il 10, considerando anche l’arricchimento personale. «Partono ragazzi con un alto livello scolastico ma anche medio - spiega Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi del Lazio – sono importanti le motivazioni. Quando tornano vengono scrutinati con un colloquio orale, con il consiglio di classe, anche in base alle valutazioni dei docenti dall’estero. Alla partenza gli chiediamo di restare allineati ai programmi italiani e devo dire che, al ritorno, riescono ad inserirsi bene». 

I programmi di studio all’estero, che possono essere considerati un po’ come l’Erasmus degli adolescenti, rappresentano ormai una vera e propria realtà che si sta radicando nelle scuole superiori e continua a crescere: i dati della ricerca “Investire in Competenze Internazionali” del 2019, quindi prima del Covid, registravano un forte aumento del numero stimato di studenti delle scuole superiori partiti dall’Italia, attraverso le diverse fondazioni o associazioni con borse di studio, per trascorrere almeno tre mesi di studio all’estero nell’anno scolastico 2018-2019. La stima era di circa 10.200 studenti partiti con un aumento del 191% rispetto a dieci anni prima, al 2009. 

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L’esperienza all’estero sta mostrando anche un’ottima riuscita in termini di preparazione e apprendimenti tra i ragazzi, una volta tornati in Italia: si tratta infatti di «un arricchimento - spiegano da Intercultura - non di una fuga all’estero». Il 70% degli ex partecipanti, secondo il report “L’esperienza che mi ha cambiato la vita” è laureato e, tra questi, il 16% ha anche un master-post laurea, il 6% ha conseguito un dottorato di ricerca. Un ulteriore 20% sta studiando per conseguire una laurea. Quindi si arriva a un 90% di laureati: numeri che si differenziano molto dalla media italiana, che vede solo il 18% di laureati nella fascia di età compresa tra 20 anni e 54 anni. L’esperienza quindi è altamente formativa, un arricchimento a tutto tondo che fa crescere tra mille stimoli e che, neanche il Covid, per fortuna è riuscito a fermare: «Sono tornata a luglio scorso, dopo un anno in Belgio - racconta Maja, del liceo Labriola di Ostia, partita con Intercultura in piena pandemia nell’agosto del 2020 - avevo vinto il bando ad inizio del 2020, poi l’arrivo del Covid ma non ho voluto rinunciare ed è andato tutto per il meglio. Mi sono reinserita bene al mio rientro, devo recuperare un po’ in matematica e fisica». 

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