Università, mai così tanti abbandoni: il 7,3% degli studenti lascia. «Colpa di difficoltà economiche e mancanza di supporto psicologico»

La volontà di lasciare gli studi viene riscontrata con maggiore incidenza per gli studenti di facoltà scientifico-tecnologico (34,8%) e umanistico-sociale (34,5%)

Università, mai così tanti abbandoni: il 7,3% degli studenti lascia. «Colpa di difficoltà economiche e mancanza di supporto psicologico»
Università, mai così tanti abbandoni: il 7,3% degli studenti lascia. «Colpa di difficoltà economiche e mancanza di supporto psicologico»
Lunedì 22 Maggio 2023, 18:03 - Ultimo agg. 23 Maggio, 15:43
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Se nel 2011-2012 il tasso di abbandono degli studi universitari era del 6,3%, 10 anni dopo, ovvero nel 2021-2022, è diventato del 7,3% il più alto degli ultimi anni, con una percentuale del 7,4% tra gli universitari del sesso maschile e il 7,2% delle donne. I dati li riporta "La Repubblica" sulla base di una elaborazione statistica pubblicata dal ministero dell'Università e della Ricerca nella sezione on line Open Data. Nel 2020-2021 l'abbandono al primo anno di università si era fermato al 7.1%.

Insomma, alle prime difficoltà i ragazzi lasciano gli studi. «Non esiste una causa unica per l'abbandono universitario, ma sono molte - riflettono Camilla Piredda e Simone Argutoli dell'Udu, l'Unione degli universitari - la mancanza di programmi di orientamento e di tutorato, l'assenza di supporto psicologico, un ambiente universitario che non sempre risulta così attrattivo, difficoltà economiche e la mancanza di prospettiva lavorativo.

Un esempio tra tutti: in molte regioni italiane, se uno studente al primo anno decide di cambiare il proprio corso di studio, non potrà più avere la borsa di studio per gli anni successivi. Tutti questi elementi contribuiscono a creare demotivazione, ansia, frustrazione. Sull'anno accademico 2021/2022 cui si riferiscono le ultime statistiche, sicuramente ha impattato la presenza della didattica a distanza: il 33,4% degli studenti che hanno avuto un atteggiamento di scetticismo nei confronti della Dad ha pensato di abbandonare gli studi».

«Crediamo - proseguono i due esponenti dell'Udu - che questi elementi debbano accendere l'attenzione sulla condizione degli studenti nel nostro paese. Troppo facile chiamare "bamboccioni" e "chiedere sacrifici" agli universitari, dicendo che bisogna arrangiarsi, fare il pendolare per due ore, fare un lavoro per arrivare a fine mese, andare per forza nell'ateneo più vicino a casa. A tutti quelli che hanno detto queste cose, un invito a riflettere sul fatto che i pendolari a lunga percorrenza e gli universitari in difficoltà economica sono tra i profili che abbandonano più facilmente gli studi. Se non metto lo studente in condizione di svolgere il proprio percorso di studio in modo dignitoso e tranquillo, poi non stupiamoci se registriamo un tasso di abbandono pari al 7,3%».

L'aumento dell'abbandono degli studi e il calo di immatricolazioni sono cattive notizie per l'Italia e se ci aggiungiamo che il nostro paese ogni anno perde circa ottomila giovani laureati tra i 25 e i 34 anni, la situazione è disastrosa. Nell'ultimo decennio infatti - i dati sono di Intesa Sanpaolo - a fronte di 120mila laureati che sono andati all'estero, solo 40 mila sono tornati in Italia, con un saldo negativo pari a 80.000 giovani talenti persi.

Anche gli studenti avevano approfondito la problematica dell'abbandono, all'interno della ricerca «Chiedimi come sto» da cui era emerso, anzitutto, che la volontà di abbandonare gli studi è molto più marcata all'università (33,7%) rispetto alle scuole superiori (22,7%). In particolare, questa volontà viene riscontrata con maggiore incidenza per gli studenti di facoltà scientifico-tecnologico (34,8%) e umanistico-sociale (34,5%). Rispetto alle caratteristiche socio-anagrafiche degli studenti lo studio aveva osservato una maggiore concentrazione di criticità sui alcuni profili: studenti cosiddetti non binari, ovvero fuori dal binarismo di genere (46,4%), extra-Eu 27 (33,5%), delle regioni del Sud (29,7%) e delle Isole (28,1%), studenti che frequentano la scuola/università in una provincia (32%) o regione diversa da quella di residenza (32,8%) e che impiegano più di 60 minuti per raggiungerla (34,3%), studenti che hanno entrambi i genitori con al massimo la licenza media inferiore (34,4%), con i genitori entrambi non occupati (39,8%), e che hanno vissuto un peggioramento della propria condizione economica (35,2%).

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