Università Federico II, prof spaccati sulla data delle elezioni: «Troppe le incognite»

Università Federico II, prof spaccati sulla data delle elezioni: «Troppe le incognite»
di Mariagiovanna Capone
Lunedì 22 Giugno 2020, 08:30 - Ultimo agg. 11:07
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Non è uno scontro acceso solo perché entrambi i candidati sono gentiluomini abituati a confrontarsi e non a litigare. Ma gli elementi per infiammare la campagna elettorale per il prossimo rettore dell'Università Federico II ci sono tutti. Due i contendenti, Luigi Califano, presidente della scuola di Medicina e Chirurgia, e Matteo Lorito, direttore del Dipartimento di Agraria. Motivo del contendere è la nuova data delle elezioni nell'ateneo federiciano dopo la sospensione per il lockdown. Secondo voci di ateneo sarebbe fissata all'ultima settimana di settembre, ma Califano ritiene si possa votare già a luglio, mentre Lorito si affida diplomaticamente alle decisioni del decano, pur dichiarandosi pronto.

«Mi lascia perplesso questa richiesta di andare a luglio alle urne», ammette Giorgio Ventre, direttore del Dipartimento di Ingegneria elettrica e delle tecnologie dell'informazione e della Apple Developer Academy.

«Ciò che conta è la correttezza formale e sostanziale del processo elettorale, gli unici concetti in grado di garantire una competizione totalmente democratica che poi è parte della vita accademica. Sì, è vero, pian piano stiamo riprendendo attività pubbliche ma ci sono ancora regole precise cui attenersi e in questo contesto di fase 2, 3 o 4 che sia, non sono chiare le responsabilità in caso di contagi (mie come capo dipartimento? Del decano? Del rettore?). Siamo sicuri cioè di trovarci in una situazione in cui l'esercizio democratico dell'ateneo sarebbe garantito?». Secondo Ventre votare ora «deve tener conto di aspetti normativi e tecnici precisi. Le faccio un esempio: ipotizziamo che ci sia un eventuale terzo candidato, avrà certo i consueti 20 giorni a disposizione prima della prima votazione, ma in quei venti giorni di luglio le condizioni di un'equa campagna elettorale ci sarebbero? No, perché a oggi se un docente vuole recarsi in dipartimento deve chiedere formalmente il permesso e lo concedo in base al numero di presenze previste per evitare affollamenti. Se ci fosse - prosegue - la riunione di un candidato in dipartimento, sarebbe a numero limitato. Viene da sé che l'imparzialità e l'equità adesso non ci sono. Siamo di fronte a una situazione limite, certo, ma uno dei candidati potrebbe affermare di non aver avuto la stessa possibilità di fare campagna elettorale rispetto all'altro».

«Stiamo vivendo una fase di democrazia sospesa alla Federico II. Sono conscio di usare parole forti ma, nonostante la mia stima per il professor De Vivo, da gennaio abbiamo un rettore facente funzioni, non eletto democraticamente». Per lo stimato docente, noto per essere tra i fondatori del Movimento nazionale per la Dignità della docenza universitaria e vicino al precariato universitario, «lo statuto parla chiaro: il decano deve convocare il corpo elettorale tra il 30esimo e il 60esimo giorno successivo alla data di anticipata cessazione. La sospensione per il lockdown ha imposto un necessario stop all'iter, ma è anche vero che ormai le condizioni per ripristinare le regole ci sono tutte, e già domani (oggi per chi legge) si potrebbe fissare la nuova data, cioè tra venti giorni dal primo luglio, come prevede la legge approvata il 7 giugno che consente di riprendere le procedure elettorali per il rinnovo dei rettori. Tergiversare non fa bene all'ateneo».

D'Aponte porta come esempio le elezioni municipali in Francia: «Avevano votato a marzo, il ballottaggio si farà domenica prossima. Cioè prima si può votare, prima si va a votare. Il decano deve fare il bene dell'ateneo ossia porre le condizioni per dare una guida sana, forte e democraticamente eletta». Aspettare settembre è fuori luogo per D'Aponte. «In autunno potrebbe esserci un nuovo lockdown, e allora ci fermiamo di nuovo? Con la guida della Federico II affidata al decano, poiché dal primo novembre il professor De Vivo andrà in pensione? Il vice del vice... no, non possiamo consentirlo per il bene della Federico II». 

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