Università Federico II, il rettore Manfredi in trincea: «Cantieri a causa del restyling»

Università Federico II, il rettore Manfredi in trincea: «Cantieri a causa del restyling»
di Gennaro Di Biase
Domenica 20 Ottobre 2019, 09:00 - Ultimo agg. 14:17
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Non si sottrae al confronto e non nega i problemi infrastrutturali dell'Università, il Rettore della Federico II Gaetano Manfredi, ma ricorda i tagli «del 10%, di 50 milioni all'anno» avvenuti dalla riforma Gelmini a oggi e illustra un piano di investimenti «da 50 milioni che, con fondi di Ateneo e finanziamenti esterni, porterà entro tre anni un ammodernamento di aule, nuove biblioteche e altre strutture per gli studenti in centro storico». Un restyling ambizioso e importante delle mura secolari che ospitano l'Ateneo napoletano, un'opera che sta iniziando proprio in queste settimane. Eppure, quelli dei palazzi storici in cui vive il mondo accademico partenopeo sono disagi e carenze che oggettivamente si trascinano da decenni, e che sono complicati dalla burocrazia che protegge pareti sottoposte a tutela. Quanto alla situazione della Facoltà di Lettere e Filosofia di Porta di Massa, con gli studenti che, in assenza di spazi, leggono tra transenne e discariche di sedie o posacenere a pochi metri da bagni rotti o sporchi, Manfredi si dice pronto, nel caso, a «rivedere i contratti con le ditte di pulizia». Sulla carenza di aree studio, nel breve periodo, potranno essere fruibili gli ex spazi di Biologia e Geologia, corsi che hanno lasciato Mezzocannone e il centro storico.

Rettore, come mai a Porta di Massa si studia tra le transenne da tre anni?
«Bisogna considerare una cosa essenziale sulle operazioni necessarie prima di far partire i restyling nei nostri edifici: i tempi di intervento sono più lenti rispetto a quelli con cui si può agire su un edificio normale. Trattandosi di palazzi storici e vincolati, per ogni ristrutturazione si deve attendere il parere della Sovrintedenza. Sul Chiostro di Porta di Massa, per esempio, abbiamo avuto un anno e mezzo di confronto: è la naturale conseguenza del fare lezione in edifici storici e prestigiosi. In ogni caso, i lavori lì sono quasi finiti. Nelle prossime settimane l'area sarà riconsegnata agli studenti».
 
Quello di Porta di Massa, però, non è certo l'unico cantiere aperto della Federico II. Nuove transenne occupano anche Largo San Marcellino, Mezzocannone e il Cortile delle Statue riconsegnato all'inizio dell'estate del 2018. Come mai?
«Abbiamo appena cominciato un piano di ristrutturazione globale di tutte le Facoltà in centro storico. Si tratta di un investimento di cinquanta milioni di euro, derivanti da fondi di Ateneo e finanziamenti esterni. I lavori sono iniziati da circa un anno e si completerà il tutto entro tre anni, secondo un cronoprogramma già stabilito con le ditte. I cantieri, dunque, aumenteranno nei prossimi mesi, ma per garantire una prospettiva futura migliore: non si tratterà solo del rifacimento del chiostro a Porta di Massa, ma verrà realizzato anche un cambio di arredi nelle aule. Aumenteranno aree per studenti e si aggiungeranno posti. Ci sarà un restyling totale di Mezzocannone 16, dove sorgerà una grande biblioteca di area giuridica moderna e informatizzata. Lavori anche su Mezzocannone 8 e a Largo San Marcellino, dove gli operai hanno già iniziato. Il cantiere base per le ristrutturazioni è quello già allestito nel Cortile delle Statue di via Paladino. Le aree saranno riconsegnate poco a poco, nel corso dei prossimi tre anni, ciascuna secondo il suo tempo di restyling».

Sedie accatastate, macerie nei «sepolcri», disagi nei bagni. C'è anche un problema di pulizia e decoro a Porta di Massa. Come fare a risolverlo?
«Verificheremo il rispetto del contratto con le ditte di pulizia. Nel caso, valuteremo se e come modificare gli accordi per migliorare il servizio. Sulla questione bagni miglioreremo e ci attiveremo in ogni modo possibile. Capisco che il degrado ci sia, ma è maturato in molti anni di scarsa manutenzione per tagli e mancanza di risorse. Con questa gestione l'Ateneo sta cercando di migliorare le difficoltà preesisenti».

Centinaia di studenti sono costretti spesso a leggere sotto i portici e lamentano in generale una carenza di aule studio e luoghi in cui intrattenersi o poter approfondire gli argomenti tra una lezione e l'altra. Inoltre c'è un solo dormitorio, e si trova nei pressi del parcheggio Brin, cioè piuttosto lontano dalle sedi delle lezioni. I pendolari, e non solo loro, sono in grande difficoltà.
«Dobbiamo creare nuovi spazi. Non si può negare che manchino strutture, in questo senso. A parte la ristrutturazione da completare entro 3 anni, siamo già al lavoro per riutilizzare le aule di Mezzocannone che un tempo erano occupate dai corsi di Laurea in Geologia e Biologia, che ora si sono trasferiti a Monte Sant'Angelo. Quanto alla questione dei dormitori, dipende dall'Agenzia Regionale del Diritto Studio (Adisurc). La Regione, per ogni studente, incassa circa 200 euro di tasse annue».

Anche i ricercatori vanno a volte in difficoltà. Le biblioteche napoletane chiudono in prima serata, contrariamente a quanto succede in molte altre città italiane, da Pistoia a Milano, dove restano aperte fino a mezzanotte. Inoltre ci sono diverse sale chiuse agli studenti, come quelle del Cortile delle Statue.
«Stiamo lavorando anche su questo tema. In merito abbiamo messo a punto un programma col Centro Bibliotecario, ma serve nuovo personale per portarlo a termine. Per tenere le biblioteche aperte fino a tardi occorrono trentacinque assunzioni. Quindici di queste sono già arrivate nel 2019, ma servono anche a compensare i tanti pensionamenti dovuti a quota 100 che l'università deve fronteggiare in questi mesi. Nel 2020, comunque, è prevista una seconda tranche di assunzioni, e allora riusciremo a risolvere la questione».

Lei come spiega la persistenza dei disagi nella Napoli universitaria?
«I tagli pesano anche a 11 anni di distanza. Dopo il 2008, l'Università ha perso molti milioni di trasferimenti dal Miur. Un taglio del 10%, di circa 50 milioni all'anno. Ora siamo riusciti a portare a termine un recupero parziale di quella somma, che ammonta a 25 milioni in più ogni 12 mesi».
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