Il Covid non ha fermato la voglia di studiare. In particolare al Sud, dove si registrano incrementi anche del 60% all'Università della Calabria, o il 34% dell'Università Federico II e il 47% dell'Orientale a Napoli. Valori ancora non definitivi, poiché tra scadenza e proroga c'è tempo fino a dicembre per completare la propria immatricolazione, ma i dati finora in possesso degli uffici d'ateneo sono molto confortanti e difficilmente ribaltabili. A livello nazionale l'incremento totale è tra il 5 e il 10 per cento, come confermato dal ministro Gaetano Manfredi, mentre sulle università che offrono corsi internazionali l'incremento si attesta sul 10 per cento. Il motivo di questo boom per Ferruccio Resta, presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane, è prima di tutto la politica di sconto messa in campo dal governo con cui «per una volta abbiamo prevenuto invece che curato», ma a vincere è anche «la didattica di qualità offerta dalle Università indipendentemente dalla Regione». Se l'emergenza Covid ha fatto prevalere iscrizioni nelle regioni di appartenenza a chi era già motivato a continuare gli studi, ha convinto molte famiglie che la mancanza di richieste di lavoro favorisse «investimenti a lungo termine, per formare bene e meglio i propri figli, in attesa che il maledetto virus passi».
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I numeri finora in possesso danno ragione al ministro Manfredi che si è battuto insieme alla Crui per ridurre le tasse e aumentare i beneficiari delle borse di studio. «Le misure che la Crui aveva chiesto al ministero sono diventate realtà, il ministro le ha fatte sue immediatamente. È stata una politica di interventi che ha portato a buoni risultati, ma va consolidata almeno nei prossimi due-tre anni, perché la crisi del Covid è a lungo termine» ammette Resta.
I dati delle immatricolazioni sono ovviamente non definitivi, alcuni confronti sono al 30 settembre, altri al 7 ottobre, con immatricolazioni iniziate a luglio per alcuni e solo a settembre per altre. Dagli uffici statistici restano coi piedi per terra, nonostante i numeri siano davvero ottimistici, perché temono che quest'anno ci sia stata la corsa all'immatricolazione anticipata, mentre in genere è tra ottobre e novembre (quando c'è la proroga con mora). La crescita maggiore la registra l'Università l'Orientale con 1.200 matricole di quest'anno e 632 nello stesso periodo con un +47%. Segue la Federico II con 7.522 immatricolati su 4.965 (al 23 settembre) con +34%. Ottimo anche Parthenope che quest'anno ha finora 2.248 matricole rispetto alle 1.589 del 2019 con un +29%, bene anche Vanvitelli che al 30 settembre aveva 2.613 immatricolati contro i 2.163 del 2019 e un incremento del 17%. Cresce anche l'Università Suor Orsola Benincasa che a ieri conta 2.140 immatricolati rispetto ai 2.081 dello scorso anno con un +2,7%, mentre Salerno aumenta del 7% (non sono stati forniti i numeri esatti) e Università del Sannio fa sapere che sono in aumento e finora contano 674 pre-immatricolati (ma non sono noti quelli del 2019). Molto buoni anche gli incrementi in tutto il Sud. L'Università di Catania è a +5%, e ha aggiunto 1.000 posti al primo anno dei corsi a numero programmato, scelta fatta anche all'Università della Calabria che con +60% di pre-iscritti ha ampliato i posti disponibili, mentre l'Università di Palermo ha +23% e Bari +2,7%. Il Covid non ha invogliato l'emigrazione al Nord per motivi di studio, e a favorire l'iscrizione nelle proprie regioni è stato anche l'impoverimento dei bilanci familiari e il sostegno dato dalle Università con la riduzione delle tasse universitarie.