Usa vs Italia, sistemi scolastici a confronto: due realtà incompatibili?

La creator emiliana Valentina Serri racconta e consiglia ai ragazzi attraverso Tik Tok come affrontare le novità di un paese culturalmente diverso dall'Italia

Usa vs Italia, sistemi scolastici a confronto
Usa vs Italia, sistemi scolastici a confronto
di Emanuela Di Pinto
Martedì 10 Gennaio 2023, 12:00
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Le serie tv e i film made in Usa ci hanno sempre abituato a vedere gli Stati Uniti come un paese da sogno, terra dove tutto può accadere e dove tutti i desideri possono esaudirsi. Fin da quando si è bambini viene propinata una “narrativa” sulla scuola americana ai limiti dell'idilliaco: strutture eccellenti, giornate all'insegna dello sport, poche lezioni teoriche a favore di un approccio più “pratico” della vita. Se l'Italia continua ad essere un'eccellenza globale riguardo le conoscenze acquisite durante le scuole superiori, negli Usa gli argomenti più ridotti vengono bilanciati da un programma scolastico che punta ad insegnare alle nuove generazioni come affrontare le questioni più basilari della propria vita. Economia domestica, dibattito, scrittura creativa sono solo alcuni esempi di discipline che in Italia non vengono trattate in alcun modo. Il divario diventa sempre più ampio nel momento in cui si analizzano le modalità in cui le diverse lezioni vengono seguite.

Gli studenti, infatti, in molti casi, tranne le materie obbligatorie, sono liberi di scegliere che corsi seguire (su questo può essere paragonato al modello di alcune facoltà universitarie italiane) e, ad ogni cambio d'ora, devono cambiare aula. Il rapporto con gli insegnanti è sicuramente molto più rilassato e meno “frontale” rispetto alle abitudini italiane. L'assenza di verifiche, oltre i test periodici, favorisce un rapporto più collaborativo tra le due parti e porta i professori ad aiutare maggiormente gli studenti anche attraverso progetti di tutoraggio o laboratori. Insomma, per un italiano frequentare una scuola americana potrebbe essere uno choc culturale abbastanza forte a causa del diverso approccio che si ha, non solo verso la scuola come istituzione e all'insegnamento, ma verso la vita scolastica. Da diversi anni è diventato di tendenza su Tik Tok il racconto di studenti italiani che hanno affrontato l'esperienza di exchange student negli Usa durante la loro carriera liceale.

Se molti ne parlano solo per “svelare dei retroscena”, altri cercano di dare consigli a tutti coloro che si trovavo ad aintraprendere un anno scolastico in una realtà così diversa. 

Tra questi c'è Valentina Serri, content creator emiliana (su TikTok: @vale_s1810) che, a 16 anni, ha vissuto questo tipo di esperienza a Huston in Texas. Ora, ormai laureata in lingue, racconta e consiglia ai ragazzi attraverso Tik Tok come affrontare le novità di un paese culturalmente quasi totalmente diverso dall'Italia. «Fare l'anno scolastico negli Stati Uniti è diventata una specie di moda soprattutto attraverso i social (...) Una cosa che dico a tutti quelli che mi chiedono consigli quando devono partire è che non è un'esperienza adatta a tutti» ci racconta. Secondo lei, infatti, il divario culturale è talmente ampio da causare dei problemi di ambientamento soprattutto a persone che non sono particolarmente abituate al cambiamento. «Ci sono shock culturali reali e a volte ti portano a rivalutare totalmente anche il set valoriale con cui sei cresciuto fin da piccolo» racconta Valentina.

«La differenza più grande del sistema scolastico è che gli studenti devono cambiare classe e non i professori come succede in Italia» ci spiega. L'impossibilità di fare “gruppo” dovuta ai continui cambi di corso, sicuramente, non favorisce la possibilità di stringere legami. «I ragazzi tendono a conoscersi poco e quindi i rapporti sembrano essere sempre molto superficiali». A questo, però, sembra sostituirsi una maggiore vicinanza tra insegnanti e studenti dovuta alla mancanza di interrogazioni ma, soprattutto, al fatto che i professori hanno il compito di sostenere, aiutare e guidare i giovani nella scelta del loro futuro. Un sistema che in Italia sembra avere gli stessi principi ma che si traduce in una continua rivalità tra corpo docenti e ragazzi che porta anche ad un abbassamento del rendimento generale della classe.  

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«Uno dei più grandi pro della scuola americana è che ai ragazzi viene sempre insegnato ad esprimere la propria opinione (...) In Italia si tende ad omologare i giovani e a non fargli esercitare un pensiero critico in classe facendo imparare solo dati a memoria» svela Valentina. «Come contro c'è il fatto che il loro modello penso non sia accademicamente completo. Promuove una sorta d'ignoranza verso tutto quello che non è America e va al di fuori dei confini nazionali. L'ideale sarebbe prendere il buono da entrambe le parti». Alla base della scuola americana si è sempre posizionato un approccio allo sport totalmente differente rispetto a quello italiano. Le due ore di lezione standard in Italia non sono minimamente paragonabili al modo in cui dall'altro lato dell'oceano mettono lo sport al centro della loro vita nelle high school. «Negli Stati Uniti ogni materia ha un risvolto pratico e lo sport è l'esempio per eccellenza del modello virtuoso della scuola» dice. «Il lato negativo è la competizione esagerata che inculcano ai bambini fin da piccoli, un po' frutto dell'ideologia capitalista del lavora sodo ed arriverai ovunque (...) Sarebbe possibile portarlo in Italia ma adattandolo alla nostra cultura». 

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