All'orizzonte resta sempre solida l'ipotesi dell'obbligo di vaccinazione per i professori (o della necessità del Green pass, la differenza non è così marcata), ma la decisione sarà presa solo la prossima settimana, anche valutando la potenza dell'ondata di contagi in corso. Possibile che sia imposto dove è alta la percentuale di docenti non vaccinati, come Sicilia, Sardegna, Calabria e Liguria. Nel frattempo si comincia a ragionare su una serie di provvedimenti certi.
Mascherina in classe dove non è possibile garantire il distanziamento (praticamente ovunque nelle scuole italiane); forte spinta alla vaccinazione dei docenti non ancora immunizzati e degli studenti over 12; rafforzamento del sistema dei trasporti, fino all'ipotesi di ricorrere a taxi e Ncc; assunzione in forma temporanea di personale docente, per recuperare il terreno perduto da molti ragazzi per le difficoltà causate dalla didattica distanza.
Nel Piano scuola 2021-2022 inviato dal Ministero della Pubblica istruzione alle Regioni, sono inserite diverse raccomandazioni del Cts, il comitato tecnico scientifico.
Un altro nodo che andrà sciolto è quello di cui aveva parlato l'assessore alla Salute dell'Emilia-Romagna, Raffaele Donini: evitare la didattica a distanza ai ragazzi vaccinati. Questa strada è già stata intrapresa dalla Francia dove, se ci sarà un positivo in classe, i ragazzi vaccinati potranno comunque continuare con le lezioni in presenza, mentre dovranno isolarsi e ricorrere alla didattica a distanza coloro che non sono immunizzati.
Ad oggi il personale docente o non docente che ha ricevuto almeno una dose è l'85 per cento.
Si tratta di una percentuale rilevante, ma è mal distribuita nel Paese, perché, vi sono Regioni come Sicilia, Sardegna, Liguria e Calabria ampiamente sotto il 70 per cento. Sul fronte degli studenti, i numeri sono ancora bassi: tra i 12 e i 19 anni (non esistono vaccini autorizzati sotto gli 11 anni) meno del 32 per cento ha ricevuto almeno una dose. La recente autorizzazione anche di Moderna per la fascia di età 12-18 anni, che si aggiunge a Pfizer, può aiutare ad accelerare. Questo lo scenario, ma al di là delle rassicurazioni e dei buoni propositi del documento del ministero guidato da Patrizio Bianchi, il ritorno dalle vacanze dei giovanissimi e la successiva riapertura delle scuole può causare numerosi rallentamenti dell'attività scolastica ogni qual volta ci sarà un caso positivo in classe.
Il piano spiega che c'è «la priorità di assicurare la completa ripresa della didattica in presenza», «per garantire il ritorno alla pienezza della vita scolastica, dunque, è essenziale che il personale docente e non docente, su tutto il territorio nazionale, assicuri piena partecipazione alla campagna di vaccinazioni», «il Cts ritiene necessario promuovere la vaccinazione dei più giovani, considerando che anche per gli studenti di età uguale o superiore ai 12 anni, benché per questi ultimi è noto che gli sviluppi di una sintomatologia grave sia evento infrequente e che i casi letali sono estremamente rari, nondimeno si rivela essenziale avanzare celermente nella campagna vaccinale».
Come si tornerà a scuola? Il documento recepisce il parere del Cts: «Laddove non sia possibile mantenere il distanziamento fisico per la riapertura delle scuole, resta fondamentale mantenere le altre misure non farmacologiche di prevenzione, ivi incluso l'obbligo di indossare in locali chiusi mascherine di tipo chirurgico». Sono esclusi i bambini sotto i sei anni. Non c'è, per ora, il ricorso ai tamponi periodici. Confermata la necessità di una aerazione costante dei locali, mentre sul grande punto debole dei trasporti, permane il ruolo di registi dei prefetti. E dove sarà necessario si ricorrerà ai privati, non escludendo, per le scuole secondarie, neppure convenzioni con Ncc (noleggio con conducente) e taxi.