Gentiloni si impegna: «Stabilità, dopo il voto farò il mio dovere»

Gentiloni si impegna: «Stabilità, dopo il voto farò il mio dovere»
di Marco Conti
Sabato 17 Febbraio 2018, 07:47 - Ultimo agg. 13:19
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ROMA «Non c'è alcun rischio che l'Italia abbia un governo su posizioni populiste e antieuropee». A Berlino Paolo Gentiloni è andato ieri mattina con in tasca gli ultimi sondaggi. La Merkel ha tirato un sospiro di sollievo quando ha capito che le forze di sistema ed europeiste hanno comunque percentuali ben più alte di quelle antisistema, populiste e variamente xenofobe. L'Italia c'è e ci sarà in Europa anche dopo il 4 marzo, è il messaggio rassicurante che il presidente del Consiglio ha voluto lasciare dopo un lungo incontro con la Cancelliera che è ancora alle prese con la formazione del suo governo.

LE SCELTE
Più di un'ora di colloquio tra i due al termine del quale la Cancelliera sottolinea gli «eccellenti rapporti con l'Italia» e il lavoro «importantissimo» svolto sui migranti. Il colloquio, come le domande dei giornalisti in conferenza stampa, è però ruotato molto sul dopo elezioni. Gentiloni rassicura la Merkel, si dice molto interessato al progetto di riforma dell'Unione che Parigi e Berlino intendono avviare e smentisce ipotesi di tensioni con Bruxelles. Dopo il voto - sostiene Gentiloni - non ci saranno scossoni, ma «un governo stabile» ed «europeista». Senza nascondere le difficoltà che ci saranno dopo il voto nel formare una coalizione di governo, Gentiloni mette le mani avanti sostenendo che «le soluzioni di governo per il nostro Paese non le danno i sondaggi ma gli elettori il 4 marzo e che tutti dobbiamo rispettare la scelta degli elettori».

Un concetto che il presidente del Consiglio ripete nel tardo pomeriggio quando si ritrova al centro congressi Angelicum con Carlo Calenda e Francesco Rutelli per la sua personale campagna elettorale nella quale non mancano i riferimenti a Roma, città che «deve avere un ruolo globale, un'ambizione, il che - continua il presidente del Consiglio - richiede una classe dirigente all'altezza, altrimenti non è Roma. Roma non può essere solo amministrata giorno per giorno, merita un'ambizione».
I riferimenti alla partita che si gioca il 4 marzo restano ovviamente predominanti nelle riflessioni di Gentiloni che invita tutti, anche esponenti del suo partito, ad smetterla «di utilizzare questo periodo come se fossimo già a metà marzo a discutere di che alleanze faremo come se il voto fosse una pratica burocratica da sbrigare per poi ricominciare a discutere. Non è così».

E che non sia così lo sottolinea anche Matteo Renzi quando avverte gli elettori di votare con la testa perchè il risultato del 4 marzo «ce lo teniamo per cinque anni». Nel Pd si punta molto sugli indecisi e su quella parte di elettorato moderato e silenzioso che non ha ancora deciso se e come votare. «L'unico pilastro possibile per una coalizione stabile e pro europea di governo» è «la coalizione di centrosinistra guidata dal Pd», ripete il premier che poco prima ha incassato i complimenti del ministro Calenda («Gentiloni il premier lo sa fare meglio di tutti») e dell'ex sindaco di Roma Francesco Rutelli che torna a far campagna elettorale «per il mio amico Paolo», «onesto e competente» e che «sa fare gioco di squadra».

Con Roma per Gentiloni, la manifestazione all'Angelicum che la giornalista Claudia Terracina modera davanti ad una platea di elettori del primo collegio. «Il mio mestiere non è in Parlamento», sostiene Calenda che non è candidato ma che non si sottrae agli obblighi della campagna elettorale. Un altro paio di settimane per spingere il Pd oltre la soglia del 25% perché tutti i sondaggi danno ancora 5-6 milioni di persone pronte a votare, ma che non hanno ancora deciso. Gentiloni non si sottrae al dopo, quando dice che sarà pronto sempre a «fare il mio dovere», ma ora spinge molto sulla squadra del Pd e omaggia il suo predecessore sostenendo che «i nostri tre governi hanno fatto tantissime cose e in particolare come spinta riformista il governo guidato da Matteo ha fatto tantissimo».

I DECISIONISTI
Persino a Calenda attribuisce uno spirito «decisionista, un po' renziano».

L'interessato - che nel suo intervento non ha risparmiato bordata alla sindaca Raggi - sorride e uscendo sostiene di essere «molto orgoglioso» della battuta del premier, «perché penso che Renzi sia stato uno dei Presidente del Consiglio migliori che l'Italia abbia mai avuto». Dal canto suo Renzi continua la sua campagna elettorale pancia a terra. Ieri a Matera - dove ha appreso che anche Matteo Salvini si è sottratto al faccia a faccia tv - ha nuovamente richimato al voto utile sostenendo che «un voto al partito di D'Alema (LeU ndr) non aiuta le classe più umili ma aiuta Salvini ad andare al Governo».

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