Ratzinger, la lettera sul caso abusi: «Chiedo perdono alle vittime. Affronto grandissima colpa, ma non sono un bugiardo»

Il Papa emerito Benedetto XVI ha scritto in risposta alle contestazioni a lui rivolte nel rapporto sugli abusi sui minori a Monaco

Abusi, la lettera di Ratzinger: «Chiedo perdono alle vittime, affronto grandissima colpa»
Abusi, la lettera di Ratzinger: «Chiedo perdono alle vittime, affronto grandissima colpa»
Martedì 8 Febbraio 2022, 13:26 - Ultimo agg. 9 Febbraio, 10:07
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«Vergogna», «dolore», «perdono». Ratinzger, il Papa emerito, risponde al dossier sulla pedofilia nell'arcidiocesi di Monaco e si fa carico di quel grande male che da anni dissesta la Chiesa cattolica e parla di «grandissima colpa» come in un atto penitenziale. Negli incontri con le vittime «ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l'affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade». 

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Ratzinger: «Non sono un bugiardo»

«Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica» e «ogni giorno mi domando se anche oggi io non debba parlare di grandissima colpa».

Un nuovo "mea culpa", a nome di tutta la Chiesa e per i tanti ruoli che Benedetto ha avuto in essa. Lui che comunque per primo ha alzato il tappeto sotto il quale si nascondeva la polvere e che ha consegnato il testimone a Francesco che ha abbracciato la linea della "tolleranza zero". Ma sui fatti che gli vengono imputati dal dossier pubblicato a Monaco, il Papa emerito si dice colpito dall'essere stato presentato come «un bugiardo». Poi parla anche lucidamente dell'avvicinarsi della morte: «Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita», dice in riferimento ai 95 anni che compirà ad aprile. Un giudice «giusto», «amico» e «fratello», che «mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte». 

LA LETTERA

Una Lettera di risposta a chi lo accusa, dunque, ma anche un messaggio a tutta la Chiesa che suona già come un testamento spirituale. E se Papa Francesco gli è stato «personalmente» vicino in questi giorni e soprattutto ha fatto della lotta agli abusi un cardine del pontificato, ci sono discepoli di Cristo che «dormono», non vedono il male e di fatto non si sentono coinvolti. Ad entrare invece nel dettaglio del voluminoso rapporto di Monaco, quasi ottomila pagine, sono i quattro collaboratori esperti di diritto - Stefan Myckl, Helmuth Pree, Stefan Korta e Carsten Brennecke - che hanno aiutato Ratzinger a redigere la memoria di 82 pagine. Il Papa emerito è accusato di negligenza, ovvero di copertura di preti abusatori, in quattro casi. A suscitare le polemiche, in particolare, è stata la circostanza per la quale nella memoria difensiva si sosteneva che Ratzinger, quando era arcivescovo di Monaco, non aveva presenziato ad una riunione nella quale c'era un prete abusatore; versione che è stata poi corretta su richiesta dello stesso Benedetto XVI.

Nell'analisi legale oggi si ribadisce che è stato «un errore di trascrizione» commesso «inavvertitamente» da uno dei collaboratori e «non si può imputare a Benedetto XVI quest'errore di trascrizione come falsa deposizione consapevole o bugia». Oltre a questo caso, nel dossier di Monaco si sostiene che Ratzinger, quando era arcivescovo della diocesi, aveva avuto un comportamento erroneo in altri tre casi. «Ciò non risponde al vero - replicano i legali -, secondo le nostre verifiche infatti in nessuno dei casi analizzati dalla perizia Joseph Ratzinger era a conoscenza di abusi sessuali commessi o del sospetto di abusi sessuali commessi dai sacerdoti». Infine sul caso di un «parroco X esibizionista»: «Non minimizzava l'esibizionismo, bensì lo condannava chiaramente ed esplicitamente». «Il quadro indiziale è così inconsistente che non potrebbe mai derivarne una condanna», afferma uno degli avvocati del Papa emerito, Brennecke, per il quale le accuse contenute nel rapporto elaborato dallo studio Westpfahl Spilker Wastl sarebbero «infondate». «Il servizio della verità - commenta padre Federico Lombardi che è stato portavoce di Benedetto XVI - è stato sempre al primo posto. Egli non ha mai cercato di nascondere quello che poteva essere doloroso riconoscere per la Chiesa; non ha mai cercato di dare una bella immagine falsa della realtà della Chiesa o di quello che avviene. Quindi io ritengo assolutamente che non si possa dubitare in nessun modo della sua veridicità».

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