Coronavirus, l'Avvenire denuncia: troppa burocrazia e lentezze sugli aiuti promessi a lavoratori e imprenditori

Coronavirus, l'Avvenire denuncia: troppa burocrazia e lentezze sugli aiuti promessi a lavoratori e imprenditori
Coronavirus, l'Avvenire denuncia: troppa burocrazia e lentezze sugli aiuti promessi a lavoratori e imprenditori
Sabato 18 Aprile 2020, 12:39 - Ultimo agg. 16:16
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Burocrazia, lentezze, promesse non mantenute. L'Avvenire - il giornale dei vescovi - traccia una fotografia agli aiuti e alla cassa integrazione promessi dal governo a quanti sono stati colpiti dal coronavirus sul fronte profesionale. Un cammino stressante che va avanti a singhiozzo, troppo lentamente rispetto alle esigenze di chi da oltre un mese ha la sua attività ferma e si prospettano altri mesi di incertezza. 

Il giornale cattolico dedica un ampia disamina a quanto sta accadendo, a cominciare dai 600 euro per i lavoratori autonomi. Il pagamento del bonus è iniziato tuttavia «l’impegno del ministro dell’Economia, Gualtieri, a pagare tutti entro venerdì non è stato rispettato». Basta scorrere i commenti sui canali social dell’Inps dove in molti hanno confermato di averli ricevuti, ma altrettanti lamentano che non è arrivato nulla, nemmeno se ha fatto domanda il 1° aprile, primo giorno utile, mentre altri che l’hanno fatta il 2 e il 3 hanno avuto il bonifico. «I pagamenti stanno continuando anche in queste ore», rassicura comunque l’istituto che sembra essere già in tilt.

Per i lavoratori, invece, afferma l'Avvenire, la Cassa è ancora vuota. E la rotta è incerta. «A partire dall’altro cardine dei sussidi: la Cassa integrazione in deroga per oltre 3 milioni d’italiani. Il 31 marzo tutti avevamo annunciato, dopo l’intesa fra Abi (l’assobancaria) e le parti sociali, che le banche l’avrebbero anticipata rispetto ai tempi dell’Inps, fino a 700 euro al mese, a partire dal 15 aprile. La realtà, però, continua a essere diversa, nonostante gli sforzi delle parti in causa».

A frenare tutto è la burocrazia che che ha moltplicato i controlli. Un imprenditore, per esempio, con l'azienda ferma da marzo, ha richiesto la cig in deroga (anticipando la somma, per non lasciare i suoi lavoratori senza stipendio) e ha ricevuto al momento solo una mail da un’agenzia di Roma centro di Intesa: «La pratica ha già un numero Inps eppure non basta. Hanno inviato altre 3 pagine di moduli da compilare e rimandare via Pec. «Ma l’aspetto paradossale – prosegue il giornale cattolico – è che chiedono anche copia del modulo SR41, che abitualmente è collegato alla liquidazione della prestazione. Ma se l’assegno non viene liquidato, come è possibile per l'imprenditore entrarne in possesso?».

La situazione è così in tutta Italia. I prestiti alle imprese non sono 400 miliardi come era stato annunciato ma solo 25. E persino la documentazione complessa richiesta alle aziende non è affatto stata semplificata dal governo con il decreto d'urgenza. «La comunicazione del governo è stata finora approssimativa, genera false aspettative presso imprese e famiglie, siamo al limite delle fake news» ha affermato Unimpresa Lombardia.

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