I soldi usciti dalle casse della Segreteria di Stato e finiti sui conti di società riconducibili alla manager cagliaritana Cecilia Marogna sarebbero molti di più di quelli emersi finora. Non solo bonifici per 500mila euro, destinati a presunti fini umanitari e in parte utilizzati per sedute di shopping nelle boutique di lusso. Dagli accertamenti della Gendarmeria sarebbe emerso che una somma altrettanto consistente sarebbe uscita dalle casse vaticane e sarebbe stata bonificata a favore della donna.
O meglio: sui conti di società a lei riconducibili e considerate sospette. Circa un milione di euro, quindi. È questa la cifra sulla quale stanno indagando gli inquirenti, che stanno cercando il denaro nelle casse di almeno tre società che sarebbero vicine alla Marogna: una in Slovenia, una in Inghilterra e un’altra, probabilmente, in Germania, visto che una parte del denaro sarebbe stata accreditata su un conto tedesco. Ma sul punto gli accertamenti sono ancora in corso.
LEGGI ANCHE Becciu, arrestata la dama del cardinale
La Marogna è stata fermata due giorni fa a Milano dalla Finanza, su richiesta del Vaticano che aveva spiccato un mandato d’arresto internazionale coinvolgendo anche l’Interpol. Il promotore di giustizia Gian Piero Milano e l’aggiunto Alessandro Diddi la accusano di peculato per distrazione di beni e appropriazione indebita aggravata. La Marogna non si sarebbe mossa da sola: nel capo di imputazione c’è scritto che avrebbe agito in concorso con persone allo stato ignote. La donna si era accreditata in Vaticano come esperta di questioni geopolitiche e mediazioni internazionali.
Negli ultimi anni avrebbe acquisito la fiducia dell’ex sostituto della Segreteria di Stato, Angelo Becciu, che ora sostiene di essere stato raggirato. Proprio grazie all’appoggio del cardinale - che in settembre, su richiesta di Papa Bergoglio, si è dimesso da prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e ha rinunciato ai diritti del cardinalato - avrebbe ricevuto dalla Santa Sede il denaro.
I bonifici sarebbero stati firmati quando a Becciu era già succeduto come Sostituto agli Affari generali monsignor Edgar Pena Parra, ma sarebbe stato proprio l’ex prefetto per la Congregazione delle Cause dei Santi a chiedere a monsignor Alberto Perlasca, all’epoca a capo dell’ufficio amministrativo della SdS, di onorare gli accordi con la Logsic, la società della Marogna con sede a Lubiana. La causale dei bonifici era sempre la stessa: «Operazioni umanitarie». Presunte missioni segrete in Asia e Africa, comprese trattative per la liberazione di missionari rapiti. Invece, parte dei soldi sarebbe stata utilizzata per comprare borsette, cosmetici e altri beni di lusso.