Quebec (Canada) – Preti pedofili mai più. E' davanti ai sacerdoti e ai vescovi canadesi che Papa Francesco parla apertamente degli abusi sessuali commessi dai religiosi che lavoravano nelle scuole cattoliche in cui venivano portati i bambini dei nativi, strappandoli ai loro genitori. In questi tre giorni di viaggio, i sopravvissuti Inuit, Metis e First Nations si erano lamentati pubblicamente, veicolando anche proteste, per l'assenza di questa ammissione aperta e palese nei mea culpa pronunciati dal Papa a Edmonton davanti a diversi leader autoctoni. Nella cattedrale di Quebec city è arrivato finalmente quello che le vittime si aspettavano.
«La Chiesa in Canada ha iniziato un percorso nuovo, dopo essere stata ferita e sconvolta dal male perpetrato da alcuni suoi figli.
Un lungo applauso ha salutato la fine dell'intensa omelia nella cattedrale di Notre-Dame di Quebec. L'incontro è stata occasione per fare il punto sulla tenuta della Chiesa in una società sempre più secolarizzata.
Non è «la fede a essere in crisi, ma certe forme e modi attraverso cui la annunciamo». A suo parere ci sono tre sfide da portare avanti. La prima: far conoscere Gesù. «Nei deserti spirituali del nostro tempo, generati dal secolarismo e dall'indifferenza, è necessario ritornare al primo annuncio. La seconda sfida: la testimonianza. Il Vangelo si annuncia in modo efficace quando è la vita a parlare, a rivelare quella libertà che fa liberi gli altri, quella compassione che non chiede nulla in cambio, quella misericordia che senza parole parla di Cristo. La terza sfida: la fraternità. La Chiesa sarà credibile testimone del Vangelo quanto più i suoi membri vivranno la comunione, creando occasioni e spazi perché chiunque si avvicini alla fede trovi una comunità ospitale, che sa ascoltare ed entrare in dialogo, che promuove una qualità buona delle relazioni».
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