Papa Francesco portiere perché troppo scarso, il deputato del Pd: «La porta ti insegna a vivere»

Papa Francesco portiere perché troppo scarso, il deputato del Pd: «La porta ti insegna a vivere»
Papa Francesco portiere perché troppo scarso, il deputato del Pd: «La porta ti insegna a vivere»
Sabato 2 Gennaio 2021, 17:41 - Ultimo agg. 17:53
3 Minuti di Lettura

Papa Francesco, da bambino, amava il calcio come tutti i suoi coetanei ma era considerato troppo 'scarso' e per questo veniva messo in porta. Lo ha rivelato lo stesso Pontefice, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport. Jorge Bergoglio, da sempre grande tifoso del San Lorenzo de Almagro, con le sue ultime dichiarazioni ha conquistato tutti, a cominciare da Carmelo Miceli.

Il deputato siciliano del Pd, infatti, si è rivisto nelle parole del Papa: lui, da adolescente, era piuttosto in carne e i suoi amici lo costringevano a giocare in porta. Tra i pali, Carmelo Miceli ha imparato tante cose, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista umano. «Se volevo giocare a calcetto, dovevo mettermi in porta. Non perché fossi bravo, ma per il principio “più e grosso, minore è lo spazio che ha la palla per entrare in rete”. Era l’unico spazio che potevo occupare, che mi era concesso di occupare» - racconta su Instagram il deputato dem - «Piano piano, però, ci ho preso gusto. Dall’inerzia sono passato ai passetti. Dai passetti alle rotolate. Dalle rotolate alle belle parate (alternate a qualche enorme papera ribattezzata anche “micelata”) e i miei amici hanno cominciato a chiamarmi “gatto”.

Ero cicciotto ma agile. Come un “gatto”. E quella agilità, sapete, non è stata la scoperta più grande. Piano piano le belle parate sono aumentate, il cicciotto si è dimagrito, sono cominciati i primi voli plastici e quella porta da costrizione, da prigione, è diventata un punto di forza. La porta, all’improvviso, era diventata la mia palestra di vita».

Carmelo Miceli, dopo aver letto l'intervista di Papa Francesco, ha quindi spiegato: «Quello che dice è vero: la porta ti insegna che i pericoli possono arrivare da ogni parte e che devi essere sempre pronto a rispondere. Che, se hai fatto un errore, piangersi addosso non serve a nulla. Che, quando sei in partita, devi “buttarti”. Scegliere il tempo, il lato, e andare. Che se sai stare da solo è perché hai carattere. Che i ruoli, quelli che ti vengono assegnati, quelli che assegni a te stesso, non sono tutto, e che dare sicurezza agli altri è un’impresa meravigliosa. La porta mi ha insegnato che nulla nella vita capita a caso, e che se oggi ho avuto qualche soddisfazione, se sono uomo, padre, è grazie anche a quei chili in più e alla forza di volontà che si nascondeva dentro di loro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA