Vaticano, un secondo infetto in Segreteria di Stato. Il Papa: «Io non trasloco da Santa Marta»

Vaticano, un secondo infetto in Segreteria di Stato. Il Papa: «Io non trasloco da Santa Marta»
di Franca Giansoldati
Venerdì 27 Marzo 2020, 06:36 - Ultimo agg. 14:12
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Il contagio in Vaticano si sposta sottotraccia, invisibile, senza farsi annunciare. E all'interno delle Mura Leonine ha trovato un ambiente favorevole seminando, di conseguenza, tanta paura tra i 400 residenti, per la maggior parte vescovi di età piuttosto avanzata.

I cardinali che potevano se ne sono andati fuori Roma, altri vivono barricati nei loro appartamenti anche se qualche raro prelato ostenta una invidiabile sicurezza sostenendo che tutto questo caos passerà presto, come il prefetto dei Vescovi, il canadese Marc Ouellet che anche ieri ha fatto una riunione di carattere ordinario, come se niente fosse. Anzi, fu proprio lui a insistere, affinché il Papa ricevesse quel gruppo di vescovi francesi risultati poi contagiati.

Difficile dire da dove sia partito il virus. Se dai Musei Vaticani o dal via vai di gente continuo che entra ed esce dal piccolo Stato, oppure dagli ospiti o dai tanti religiosi che vengono ricevuti. Il fatto è che ora il contagio ormai è evidente.

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Dopo il primo funzionario della Segreteria di Stato trovato positivo al tampone e ora ricoverato al Gemelli, è emerso un secondo caso. Stavolta il frate in questione si chiama padre Angelo Tognoni, è un altro funzionario della Segreteria di Stato anche se non risiede a Santa Marta ma in un monastero sulla Aurelia, l'Istituto Servi Del Cuore Immacolato di Maria. Anche in questa comunità ora potrebbero esserci in corso focolai di contagio ma i frati interpellati rifiutano di fare ogni commento, ritenendo l'informazione superflua.

In ogni caso un ulteriore segnale che indica quanto la diffusione dell'infezione all'interno del mondo religioso sia andata avanti in queste settimane. A questo punto in Vaticano è stato fatto a tappeto un test per valutare se tra i dipendenti della Segreteria di Stato e di Casa Santa Marta ci sono casi asintomatici. Anche il Papa si è sottoposto al tampone per la seconda volta, e fortunatamente ha dato ancora esito negativo.
 


Tuttavia in queste ore si fa largo il grande quesito sulla sua incolumità. Un tema enorme che resta aperto nonostante lui sia il primo a sdrammatizzare e a scartare sistematicamente l'idea di trasferirsi per qualche mese nell'appartamento pontificio dove un tempo avevano abitato i suoi predecessori. Una dimora che a Bergoglio non è mai piaciuta, troppo ampia e spaziosa ma soprattutto troppo isolata. Si racconta che a un suo amico abbia confidato che non se la sente di cambiare le sue abitudini e che in quell'appartamento sarebbero troppi i disagi per il suo carattere aperto, abituato ad avere sempre persone accanto a lui.

Eppure da quando il coronavirus ha varcato la soglia di Santa Marta la vita anche per lui è cambiata. Tanto per cominciare è costretto a consumare i pasti da solo in camera e a limitare la distanza tra sé e gli ospiti anche se continua a dare loro la mano (precedentemente disinfettata) al termine delle udienze mattutine. Ieri mattina ha incontrato nel palazzo apostolico (non a Santa Marta dove era in corso una sanificazione) Marco Impagliazzo della Comunità di Sant'Egidio: «Mi è parso molto sereno.
Non abbiamo parlato di coronavirus. Mi ha però fatto tante domande sulla vita degli anziani, come reagiscono, come vengono aiutati a Roma, che bisogni hanno in questo periodo». Oggi pomeriggio il Papa pregherà per la fine dell'epidemia con una preghiera, una benedizione straordinaria urbi et orbi e la possibilità di avere l'indulgenza plenaria a chi parteciperà spiritualmente. La piazza sarà completamente vuota. Nemmeno la creatività sorprendente dei film di Sorrentino avrebbe mai potuto immaginare uno scenario simile. Accanto al Papa ci saranno alcuni canonici e il crocifisso miracoloso che nel 1500 ha fermato la peste.

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