Emanuela Orlandi, il cardinale Dziwisz attacca il fratello Pietro e difende la memoria di Wojtyla: «Affermazioni criminali»

Il cardinale polacco Stanislao Dziwisz replica in modo durissimo alle «avventatissime affermazioni» di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi che durante una trasmissione televisiva ha insinuato che Wojtyla la sera uscisse in incognito dal Vaticano con altri preti «e non andasse di certo per benedire delle case»

Emanuela Orlandi, il cardinale Dziwisz attacca il fratello Pietro e difende la memoria di Wojtyla: «Affermazioni criminali»
Emanuela Orlandi, il cardinale Dziwisz attacca il fratello Pietro e difende la memoria di Wojtyla: «Affermazioni criminali»
Franca Giansoldatidi Franca Giansoldati
Giovedì 13 Aprile 2023, 20:23 - Ultimo agg. 15 Aprile, 11:09
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Città del Vaticano - «Ignobili affermazioni criminali». Il cardinale polacco Stanislao Dziwisz replica in modo durissimo alle «avventatissime affermazioni» di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi che durante una trasmisione televisiva ha insinuato che Wojtyla la sera uscisse in incognito dal Vaticano con altri preti «e non andasse di certo per benedire delle case». 

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Le accuse

«Si tratta di accuse farneticanti sul conto del Pontefice San Giovanni Paolo II, in connessione all’amara e penosa vicenda della sorella Emanuela. È appena il caso di dire - ha affermato Dziwisz in una nota diffusa in serata - che suddette insinuazioni che si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana,  a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità,sono in realtà accuse false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali». 

Il cardinale polacco che è stato segretario personale di Giovanni Paolo II ritiene che sia stato commesso un «crimine gigantesco a che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia, ma criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale». 

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La storia

Il porporato rammenta il «dolore incomprimibile di una famiglia che da 40 anni non ha notizie su una propria figlia (cosa che merita tutto il rispetto, tutta la premura, tutta la vicinanza).

Così come non ci si può, in coscienza, non augurare che la verità su questa angosciante vicenda finalmente emerga dal gorgo dei depistaggi, delle mitomanie e degli sciacallaggi».

«Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II - ha continuato - posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela. A questi atteggiamenti io continuo ad attenermi, auspicando correttezza da parte di tutti gli attori e sperando che l’Italia, culla universale del diritto, saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di chi oggi non c’è più, ma che dall’alto veglia e intercede».

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