Ucraina, a Firenze vescovi e sindaci evocano La Pira: il sindaco santo che parlò a Krushev nel 1959

Giorgio La Pira (1904 - 1977)
Giorgio La Pira (1904 - 1977)
di Franca Giansoldati
Domenica 27 Febbraio 2022, 15:03 - Ultimo agg. 18:02
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Città del Vaticano – Abbattere muri, costruire ponti. Nel momento più cruciale della guerra in Ucraina, mentre Putin mette in allerta le strategie di deterrenza nucleare, a Firenze si chiude il summit dei vescovi e dei sindaci di tutto il Mediterraneo e - alla presenza del presidente Sergio Mattarella- viene inevitabilmente evocata la figura esemplare di Giorgio La Pira, il sindaco santo e visionario, famoso nel mondo per aver portato a buon fine missioni di pace impossibili in Russia durante la Guerra Fredda. Altri tempi sebbene i rischi fossero gli stessi: il mondo si trovava sull'orlo di una guerra nucleare, proprio come ora. 

Cattolicissimo, terziario francescano, padre costituente, sostenuto dalla Dc ma senza tessera del partito in tasca (la mia tessera è il battesimo, diceva), obbediente al Papa ma con una visione libera e non dogmatica.

Per alcuni politici democristiani dell'epoca La Pira era una specie di estremista da tenere sott'occhio, per la gente (che lo amava) era solo un uomo che applicava il Vangelo alla politica e non aveva paura di andare controcorrente, rifiutando gabbie.

Con questo spirito nel 1959 intraprese il primo viaggio a Mosca, fino al Cremlino, per parlare al Soviet Supremo. Era il primo uomo occidentale che metteva piede là dentro dai tempi della Rivoluzione d'Ottobre. Cosa inimmaginabile; quel viaggio era nato dopo un convegno di sindaci delle capitali europee (tenutosi a Firenze nel 1955) e destinato ad avere una eco enorme.

Il sindaco fiorentino arrivò a Mosca da Fatima, con una valigia piena di santini della Madonna. Volle prima rendere omaggio a San Sergio e ad altre figure care all'ortodossia bizantina. Seppe conquistarsi uno spazio per il dialogo e con Krushov ebbe inizio un carteggio. «Mi ha sospinto a scrivere l'amore per la pace, la speranza in una epoca nuova per le nazioni, e la dolce profezia della Madonna che vide a Fatima spuntare sull'orizzonte della Russia e del mondo una alba di pace vera e di vera libertà e fraternità tra tutti i popoli» si legge in una delle lettere.

Al convegno di Firenze che si è chiuso stamattina con un appello alla pace, doveva partecipare anche Papa Francesco: lo ha improvvisamente disdetto all'ultimo minuto per via del dolore al ginocchio. Il cardinale Gualtieri Basetti, presidente della Cei, nel discorso di chiusura, ha ricordato che mai come oggi «quando la società sembra sgretolarsi fino a farsi liquida, è tempo di costruire l’unità. Questa è un valore che ha un significato profondo. Essere uniti non significa essere unanimi, ma vuol dire essere complementari e collaboratori. Uniti in unico corpo, composto però da tante parti diverse. Da qui nasce la grande funzione storica delle città secondo la visione di La Pira: esse devono collaborare alla unità del mondo, alla unità delle nazioni» costruendo «un sistema di ponti che si estenda in tutto il mondo» e che realizzi «le città unite», ovvero l’altro volto delle «nazioni unite». 

L'unico problema - ben presente a tutti - è che di figure come Giorgio La Pira ( in attesa di essere beatificato dal Vaticano) non se ne vedono in giro.

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