Papa Francesco vuole ricucire l'Islam e in Bahrain si appella al re (sunnita): conceda l'amnistia agli sciiti (perseguitati)

Papa Francesco vuole ricucire l'Islam e in Bahrain si appella al re (sunnita): conceda l'amnistia agli sciiti (perseguitati)
di Franca Giasoldati
Venerdì 4 Novembre 2022, 05:24 - Ultimo agg. 13:31
5 Minuti di Lettura

Manama (Bahrein) «Tacciano le armi; tacciano le armi; tacciano le armi». Ha ritmato la frase con forza, ripetendola in modo ossessivo per marcare i contorni drammatici di quello che accade in Ucraina, così come nello Yemen dove, dal 2015, infuria un devastante conflitto caduto nell'oblio internazionale nonostante i 250 mila morti sul terreno. Papa Francesco tocca il suolo del Bahrein su invito di re Khalifa per partecipare ad un summit sul dialogo inter-religioso, e davanti alle autorità, nel palazzo reale, tutto marmi, cristalli luccicanti e opulenti stucchi dorati, solleva subito la questione del conflitto yemenita ben consapevole che il Bahrein è uno degli alleati dell'Arabia Saudita nella sanguinosa campagna militare yemenita. «Meglio sarebbe investire i denari per le armi in cure sanitarie e istruzione».

Amnesty scrive a Papa Francesco: «In Barhein aiuti i prigionieri di coscienza, non sia strumento della propaganda del regime»

Il conflitto a cui fa riferimento ha confini religiosi e vede su posizioni contrapposte sciiti e sunniti; l'Arabia capofila di una coalizione sunnita e l'Iran che sostiene militarmente gli yemeniti.

La stessa contrapposizione che in Bahrein vede perseguitati gli sciiti nonostante siano la maggioranza della popolazione. Prima del viaggio diverse famiglie sciite hanno scritto a Papa Francesco chiedendo di intercedere per i 26 prigionieri politici nel braccio della morte dal 2011, quando scoppiò la Rivoluzione delle Perle. Il Vaticano ritiene “possibile e auspicabile” che re Khalifa conceda l'amnistia. «Il re solitamente è protagonista di gesti magnanimi quando riceve leader stranieri, e crediamo sia possibile anche stavolta per alcuni prigionieri in cella dopo le rivolte del 2011» ha detto al Messaggero il cardinale Miguel Ayuso sul volo da Roma ad Awali. C'è un filo diplomatico sotterraneo che collega l'iniziativa umanitaria del Papa in Bahrein al viaggio in Iraq, dove due anni fa ebbe luogo l'incontro storico con l'Ayatollah Al Sistani. Il sogno di Papa Francesco è di riuscire ad aprire spiragli tra sciiti e sunniti. Quasi un miracolo. Così la richiesta che Francesco fa arrivare al Bahrein è molto chiara. Chiede innanzitutto il rispetto dei diritti umani e della vita, condannando la pena capitale che vige nel sistema giudiziario. Naturalmente quando il Papa chiede che venga rispettata la libertà religiosa non lo fa solo per i cristiani (che comunque godono di una discreta protezione, tanto da poter andare a messa ed esercitare il culto normalmente) ma anche per gli sciiti, visto che tante loro moschee sono state rase al suolo. «Chiedo che la libertà religiosa diventi piena e non si limiti alla libertà di culto; perché uguale dignità e pari opportunità siano concretamente riconosciute ad ogni gruppo e ad ogni persona».

Papa Francesco va in Barhein a rafforzare i legami con l'Islam moderato, oggi il programma del viaggio

Per Francesco si tratta di una visita breve, di quattro giorni appena, ma molto importante per rafforzare i legami con i leader musulmani moderati, costuire ponti tra Oriente e Occidente e lanciare messaggi di pace alla regione. Il cardinale Ayuso è convinto che la visita apostolica in Bahrein avrà come effetto positivo, quasi collaterale, persino quello di rafforzare i Patti di Abramo con i quali nel 2020, sotto l'amministrazione Trump, venne avviato un percorso sorprendente volto alla normalizzazione dei rapporti con Israele. In Bahrein – dove ha sede una importante base navale americana - Papa Francesco ha poi messo in guardia dai populismi e dagli imperialismi che dilagano ad ogni latitudine. «Assistiamo con preoccupazione alla crescita, su larga scala (...) di rivalità e contrapposizioni che si speravano superate, a populismi, estremismi e imperialismi che mettono a repentaglio la sicurezza di tutti". Infine non poteva mancare un cenno alla grande questione ambientale alla vigilia della Cop27 in Egitto. Il richiamo che viene fatto da Papa Francesco, prende spunto dalla sua enciclica green Laudato Sì: “Servono scelte concrete e lungimiranti prima che sia troppo tardi e si comprometta il futuro! Serve un passo in avanti in tal senso!».

L'Imam al Tayyeb, massima autorità teologica sunnita, nel suo discorso pubblico, si è detto disponibile a ospitare un incontro teologico con gli sciiti. Ha usato parole impegnative e importanti. «Serve concentrarsi sui punti in comune e sui punti di incontro, con una comprensione delle differenze. Scacciamo insieme ogni discorso di odio, provocazione e scomunica e mettiamo da parte il conflitto antico e moderno in tutte le sue forme e con tutte le sue propaggini negative. Rivolgo, con cuore amorevole per tutti, questo speciale appello ai nostri fratelli musulmani sciiti. Ribadisco che gli alti studiosi di Al Azhar e del Consiglio musulmano degli anziani e io siamo pronti a ospitare un incontro simile con cuore aperto e mani tese, in modo da poterci sedere insieme in un'unica tavola rotonda per mettere da parte le nostre differenze e rafforzare la nostra unità islamica su posizioni che sono notoriamente pragmatiche e servono gli obiettivi dell'Islam e della sua legge, che proibisce ai musulmani di cedere agli appelli alla divisione e alla frammentazione». Naturalmente il cammino per il dialogo è lungo e costellato da passaggi impervi, così come nelle retrovie le posizioni di Iran e Arabia Saudita sono all'opposto. Infine resta macroscopica la spaccatura secolare tra le due correnti musulmane. Tuttavia l'annuncio storico a cui ha assistito Francesco è pur sempre uno spiraglio in un mondo infiammato d'odio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA