Migranti, Papa Francesco: «Parrocchie aprano le porte, no a silenzi complici»

Migranti, Papa Francesco: «Parrocchie aprano le porte, no a silenzi complici»
di Franca Giansoldati
Giovedì 1 Ottobre 2015, 14:56 - Ultimo agg. 2 Ottobre, 13:44
2 Minuti di Lettura
Tutte le parrocchie devono aprire le porte ai migranti che sono ammassati ai confini dell'Europa. Siccome il primo appello non dappertutto aveva suscitato entusiasmi presso i parroci o i vescovi, Papa Francesco torna a farsi sentire, insistendo sulla coerenza tra i principi del Vangelo e le opere che ne dovrebbero scaturire.



Specie in momenti di necessità come questi. La Parola di Dio richiede accoglienza e misericordia, «eppure non cessano di moltiplicarsi anche i dibattiti sulle condizioni e sui limiti da porre 
all’accoglienza, non solo nelle politiche degli Stati, ma anche 
in alcune comunità parrocchiali che vedono minacciata la 
tranquillità tradizionale». Il 6 settembre scorso, il Papa aveva chiesto a tutte le 
parrocchie europee di prendersi in carico almeno una famiglia 
di migranti per ciascuna. Non sempre l'invito aveva sortito un effetto sperato. Così nel Messaggio per la prossima Giornata Mondiale del 
migrante e del rifugiato, che ricorre il 17 gennaio prossimo, 
Bergoglio torna alla carica. Naturalmente, riconosce il Papa, ci sono state «molte istituzioni, associazioni, 
movimenti, gruppi impegnati, organismi diocesani, nazionali e 
internazionali che sperimentano lo stupore e la gioia della festa 
dell’incontro, dello scambio e della solidarietà. Essi hanno 
riconosciuto la voce di Gesu’ Cristo: ’Ecco, sto alla porta e 
busso'». In Italia, secondo i dati della Fondazione Migrantes, 
risultano accolti in strutture ecclesiastiche 22 mila persone, 
cioe’ un migrante su 4. E' tanto, ma ancora si può fare.




Nel documento, il Papa non mette però sul banco degli 
accusati solo le parrocchie inadempienti. Se la prende infatti 
con Governi e Parlamenti per «la carenza di normative chiare e 
praticabili, che regolino l’accoglienza e prevedano itinerari 
di integrazione a breve e a lungo termine, con attenzione ai 
diritti e ai doveri di tutti». Testi normativi zoppicanti che dovrebbero descrivere i migranti «non 
soltanto in base alla loro condizione di regolarità o di 
irregolarità, ma soprattutto come persone che, tutelate nella 
loro dignità, possono contribuire al benessere e al progresso 
di tutti». Le critiche non si fermano qui. Francesco ne ha anche per i media generalmente poco attenti alla complessità del 
fenomeno. In pratica offrono un’immagine che contribuisce 
all’attuale «clima di paura e sospetto». «L’indifferenza e il 
silenzio aprono la strada alla complicità quando assistiamo 
come spettatori alle morti per soffocamento, stenti, violenze e 
naufragi», scrive Francesco che ricorda come la tratta, cioe’ 
il traffico delle persone, sia una delle piaghe del mondo di 
oggi. 
Il Papa fa presente che accanto al diritto a emigrare, 
al quale corrisponde il dovere di accogliere, c’è pure «il 
diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del Paese 
d’origine». E dunque, la risposta all’attuale ondata migratoria 
«dovrebbe includere, nel suo primo livello, la necessità di 
aiutare i Paesi da cui partono migranti e profughi», 
contribuendo a «scongiurare, possibilmente già sul nascere, le 
fughe dei profughi e gli esodi dettati dalla povertà, dalla 
violenza e dalle persecuzioni».
© RIPRODUZIONE RISERVATA