Tutte le parrocchie devono aprire le porte ai migranti che sono ammassati ai confini dell'Europa. Siccome il primo appello non dappertutto aveva suscitato entusiasmi presso i parroci o i vescovi, Papa Francesco torna a farsi sentire, insistendo sulla coerenza tra i principi del Vangelo e le opere che ne dovrebbero scaturire.
Specie in momenti di necessità come questi. La Parola di Dio richiede accoglienza e misericordia, «eppure non cessano di moltiplicarsi anche i dibattiti sulle condizioni e sui limiti da porre
all’accoglienza, non solo nelle politiche degli Stati, ma anche
in alcune comunità parrocchiali che vedono minacciata la
tranquillità tradizionale». Il 6 settembre scorso, il Papa aveva chiesto a tutte le
parrocchie europee di prendersi in carico almeno una famiglia
di migranti per ciascuna. Non sempre l'invito aveva sortito un effetto sperato. Così nel Messaggio per la prossima Giornata Mondiale del
migrante e del rifugiato, che ricorre il 17 gennaio prossimo,
Bergoglio torna alla carica. Naturalmente, riconosce il Papa, ci sono state «molte istituzioni, associazioni,
movimenti, gruppi impegnati, organismi diocesani, nazionali e
internazionali che sperimentano lo stupore e la gioia della festa
dell’incontro, dello scambio e della solidarietà. Essi hanno
riconosciuto la voce di Gesu’ Cristo: ’Ecco, sto alla porta e
busso'». In Italia, secondo i dati della Fondazione Migrantes,
risultano accolti in strutture ecclesiastiche 22 mila persone,
cioe’ un migrante su 4. E' tanto, ma ancora si può fare.
Nel documento, il Papa non mette però sul banco degli
accusati solo le parrocchie inadempienti. Se la prende infatti
con Governi e Parlamenti per «la carenza di normative chiare e
praticabili, che regolino l’accoglienza e prevedano itinerari
di integrazione a breve e a lungo termine, con attenzione ai
diritti e ai doveri di tutti». Testi normativi zoppicanti che dovrebbero descrivere i migranti «non
soltanto in base alla loro condizione di regolarità o di
irregolarità, ma soprattutto come persone che, tutelate nella
loro dignità, possono contribuire al benessere e al progresso
di tutti». Le critiche non si fermano qui. Francesco ne ha anche per i media generalmente poco attenti alla complessità del
fenomeno. In pratica offrono un’immagine che contribuisce
all’attuale «clima di paura e sospetto». «L’indifferenza e il
silenzio aprono la strada alla complicità quando assistiamo
come spettatori alle morti per soffocamento, stenti, violenze e
naufragi», scrive Francesco che ricorda come la tratta, cioe’
il traffico delle persone, sia una delle piaghe del mondo di
oggi.
Il Papa fa presente che accanto al diritto a emigrare,
al quale corrisponde il dovere di accogliere, c’è pure «il
diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del Paese
d’origine». E dunque, la risposta all’attuale ondata migratoria
«dovrebbe includere, nel suo primo livello, la necessità di
aiutare i Paesi da cui partono migranti e profughi»,
contribuendo a «scongiurare, possibilmente già sul nascere, le
fughe dei profughi e gli esodi dettati dalla povertà, dalla
violenza e dalle persecuzioni».
Migranti, Papa Francesco: «Parrocchie aprano le porte, no a silenzi complici»
di Franca Giansoldati
Giovedì 1 Ottobre 2015, 14:56
- Ultimo agg.
2 Ottobre, 13:44
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