Papa Francesco all'Angelus: «Liberare il sacro dai legami con il denaro»

Papa Francesco all'Angelus: «Liberare il sacro dai legami con il denaro»
di Franca Giansoldati
Domenica 7 Novembre 2021, 12:42 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 04:18
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Città del Vaticano – Liberare il sacro dai legami con il denaro. In questo concetto Papa Francesco inserisce un vasto panorama di situazioni che nella Chiesa hanno spesso causato scandali, problemi, deformazioni. Il rapporto tra la fede e quello che Bergoglio ha in passato chiamato lo sterco del demonio è un tema che ricorre di frequente nella sua predicazione, mettendo in secondo piano il fatto che il denaro anche alla Chiesa è necessario per sostenere tantissime realtà povere nel mondo. All'Angelus di oggi il Papa è tornato a riflettere su questo terreno complesso prendendo a commento alcuni passi del Vangelo.

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L'Angelus di papa Francesco

«Gesu' loda il fatto che la vedova getta nel tesoro tutto cio' che ha.

Non le rimane niente, ma trova in Dio il suo tutto. Non teme di perdere il poco che ha, perche' ha fiducia nel tanto di Dio», che «moltiplica la gioia di chi dona», ha spiegato Francesco, aggiugendo: «Ecco allora che Gesu' la propone come maestra di fede: lei non frequenta il Tempio per mettersi la coscienza a posto, non prega per farsi vedere, non ostenta la fede, ma dona con il cuore, con generosita' e gratuita'. Le sue monetine hanno un suono piu' bello delle grandi offerte dei ricchi, perche' esprimono una vita dedita a Dio con sincerita', una fede che non vive di apparenze ma di fiducia incondizionata. Impariamo da lei: una fede senza orpelli esteriori, ma interiormente sincera; una fede fatta di amore umile per Dio e per i fratelli». 

Il vangelo

Il Vangelo di oggi, ha rimarcato il pontefice, «ci mette davanti questo stridente contrasto: i ricchi, che danno il superfluo per farsi vedere, e una povera donna che, senza apparire, offre tutto il poco che ha. Due simboli di atteggiamenti umani. Gesù guarda le due scene. Ed è proprio questo verbo - 'guardare' - che riassume il suo insegnamento: da chi vive la fede con doppiezza, come quegli scribi, 'dobbiamo guardarci' per non diventare come loro; mentre la vedova dobbiamo 'guardarla' per prenderla come modello». 

«Soffermiamoci su questo - sottolinea il Pontefice -: guardarsi dagli ipocriti e guardare alla povera vedova. Anzitutto, guardarsi dagli ipocriti, cioè stare attenti a non basare la vita sul culto dell'apparenza, dell'esteriorità, sulla cura esagerata della propria immagine. E, soprattutto, stare attenti a non piegare la fede ai nostri interessi. Quegli scribi coprivano, con il nome di Dio, la propria vanagloria e, ancora peggio, usavano la religione per curare i loro affari, abusando della loro autorità e sfruttando i poveri». Infine non è mancato un richiamo a quei cristiani che peccano di «clericalismo pensando di essere sopra gli umili e sfruttarli, bastonarli e sentirsi perfetti».

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