Vaticano, Cassazione annulla misura cautelare per Cecilia Marogna: «Non c’era ragione per arrestarla»

Vaticano, Cassazione annulla misura cautelare per Cecilia Marogna: «Non c’era ragione per arrestarla»
Giovedì 17 Dicembre 2020, 20:01 - Ultimo agg. 20:07
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Fu illegittimo l'arresto di Cecilia Marogna, la manager cagliaritana indagata nell'inchiesta vaticana sull'ex numero due della Segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu. Lo ha deciso la Cassazione che ha stabilito l'annullamento senza rinvio con perdita di efficacia della misura cautelare, che era stata disposta per la 39enne portata in carcere a San Vittore il 13 ottobre e poi tornata libera piu' di due settimane dopo, ma con obbligo di firma.

«L'amarissima constatazione e' che la signora Marogna ha sofferto 17 giorni di carcere senza che ve ne fosse alcun presupposto, che e' esattamente quanto, unitamente all'avvocato Maria Cristina Zanni, che con noi la difende, andiamo sostenendo fin dall'inizio di questa vicenda», hanno spiegato gli avvocati Massimo Dinoia e Fabio Federico.

Una decisione che potrebbe avere effetti anche sull'obbligo di firma con divieto di espatrio (Marogna ha dovuto consegnare il passaporto) imposto dalla Corte d'appello milanese a fine ottobre, dopo la scarcerazione.

Obblighi che potrebbero decadere con l'annullamento della misura cautelare. E una sentenza (per ora c'e' solo il dispositivo, non le motivazioni) che, tra l'altro, potrebbe pesare pure nel procedimento sull'estradizione, quando sempre i giudici milanesi dovranno decidere, caso senza precedenti, se consegnare o meno la donna alle autorita' d'Oltretevere.

Marogna si e' sempre definita un'esperta in relazioni diplomatiche, era stata arrestata a Milano su mandato vaticano con l'accusa di aver usato, «cospirando con altri individui», parte del mezzo milione di euro ricevuti per operazioni segrete umanitarie in Asia e Africa anche per l'acquisto di borsette e altri beni di lusso. L'arresto era stato convalidato subito con conseguente misura cautelare e la Procura generale, dopo un'istanza della difesa alla Corte milanese, aveva insistito per la permanenza in carcere per il pericolo di fuga.

I giudici della quinta d'appello (Matacchioni-Arnaldi-Siccardi), pero', il 31 ottobre l'hanno scarcerata, spiegando anche che la sua consegna dall'Italia al Vaticano non e' per nulla scontata, anche perche' i legali hanno sollevato una questione centrale. I difensori hanno sostenuto che Marogna, accusata di peculato e appropriazione indebita aggravata, non poteva essere arrestata dato che l'accordo tra Italia e Vaticano, basato sui Patti Lateranensi, consente l'estradizione dal Vaticano all'Italia, ma non viceversa.

I promotori di giustizia del Vaticano, in un atto del 19 ottobre, hanno chiarito che, sebbene «non sussistano accordi bilaterali specifici» tra Italia e Santa Sede, entrambi gli stati «hanno aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione». Nel frattempo, oggi e' arrivata la decisione della Cassazione sul ricorso della difesa contro la misura cautelare che aveva tenuto la donna in carcere per 17 giorni. «Dall'inizio non c'era ragione per arrestarla», hanno ribadito i difensori.

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