Papa Francesco: «Lager di migranti in Libia come i Gulag di Stalin e i campi di concentramento nazisti»

Papa Francesco paragona i lager dei migranti in Libia ai Gulag di Stalin e ai campi di concentramento dei nazisti
Papa Francesco paragona i lager dei migranti in Libia ai Gulag di Stalin e ai campi di concentramento dei nazisti
di Franca Giansoldati
Venerdì 3 Dicembre 2021, 16:18 - Ultimo agg. 16:44
3 Minuti di Lettura

Nicosia (Cipro) – I campi di concentramento dei nazisti, i famigerati gulag di epoca staliniana sono equiparabili ai lager in Libia. L'equazione è sgorgata spontanea dal cuore di Papa Francesco davanti a decine e decine di migranti nella chiesa parrocchiale della Santa Croce a Nicosia. Prima ha ascoltato diverse testimonianze - tutte terribili - dalla voce dei protagonisti, alcuni dei quali salvi per miracolo dopo viaggi pericolosi in mare, poi Francesco ha terminato un lungo discorso in cui immaginava di realizzare i sogni di questi giovani ha iniziato a parlare a braccio. L'atmosfera dentro la chiesa era gravida di emozioni e si capiva che era coinvolto personalmente dall'ascolto di queste vite tanto ferite. 

«Guardando voi penso a tanti che sono dovuti tornare indietro perché sono stati respinti.

Ed è così che tante persone sono finite nei lager. Dei veri lager. Le donne vengono vendute, gli uomini torturati. Noi ci lamentiamo quando leggiamo le storie dei lager dei secolo scorso, dei campi di concentramento dei nazisti, oppure ai lager di Stalin, ma è quello che sta accadendo anche oggi sulle coste qui vicine. Io ho visto alcune testimonianze filmate di questi posti di tortura, dove viene venduta la gente. E questo lo dico perché è mia responsabilità aiutare ad aprire gli occhi». 

Francesco ripete come un mantra che il Mediterraneo non può essere un cimitero, che la dignità non si vende e non si affitta, che ogni uomo è degno figlio di Dio. Ha infine manifestato dispiacere davanti alla progressiva insensibilità della gente alla notizia dell'ennesimo naufragio. 

«La immigrazione forzata non è una abitudine quasi turistica, per favore. Il peccato che abbiamo dentro ci spinge a pensarla così. Osserviamo e diciamo: 'povera gente' e con quella frase cancelliamo quello che sta accadendo, una guerra. La guerra di questo momento, la sofferenza dei fratelli e sorelle che non possiamo tacere. Hanno dato tutto quello che avevano per salire su un barcone di notte senza sapere se sarebbero arrivati. Alcuni finiscono in posti di confinamento e tortura. E questa è la storia di questa civiltà sviluppata che noi chiamiamo Occidente».

© RIPRODUZIONE RISERVATA