Nicosia (Cipro) – I campi di concentramento dei nazisti, i famigerati gulag di epoca staliniana sono equiparabili ai lager in Libia. L'equazione è sgorgata spontanea dal cuore di Papa Francesco davanti a decine e decine di migranti nella chiesa parrocchiale della Santa Croce a Nicosia. Prima ha ascoltato diverse testimonianze - tutte terribili - dalla voce dei protagonisti, alcuni dei quali salvi per miracolo dopo viaggi pericolosi in mare, poi Francesco ha terminato un lungo discorso in cui immaginava di realizzare i sogni di questi giovani ha iniziato a parlare a braccio. L'atmosfera dentro la chiesa era gravida di emozioni e si capiva che era coinvolto personalmente dall'ascolto di queste vite tanto ferite.
«Guardando voi penso a tanti che sono dovuti tornare indietro perché sono stati respinti.
Francesco ripete come un mantra che il Mediterraneo non può essere un cimitero, che la dignità non si vende e non si affitta, che ogni uomo è degno figlio di Dio. Ha infine manifestato dispiacere davanti alla progressiva insensibilità della gente alla notizia dell'ennesimo naufragio.
«La immigrazione forzata non è una abitudine quasi turistica, per favore. Il peccato che abbiamo dentro ci spinge a pensarla così. Osserviamo e diciamo: 'povera gente' e con quella frase cancelliamo quello che sta accadendo, una guerra. La guerra di questo momento, la sofferenza dei fratelli e sorelle che non possiamo tacere. Hanno dato tutto quello che avevano per salire su un barcone di notte senza sapere se sarebbero arrivati. Alcuni finiscono in posti di confinamento e tortura. E questa è la storia di questa civiltà sviluppata che noi chiamiamo Occidente».